“Tari-Tutto da rifare”: la Cna dell’Area Vasta Metropolitana Firenze, Prato e Pistoia chiede uniformità sulla Tari.

L’analisi del quadro generale, le condizioni in cui le imprese si trovano a operare e le relative proposte, sono state presentate mercoledì 16 settembre in conferenza stampa a Firenze, nella sede provinciale di via Alamanni, dal presidente Cna Firenze Andrea Calistri, dal presidente Cna Prato Claudio Bettazzi e dalla presidente di Cna Pistoia Elena Calabria.

 

TARI 6 (3)

 

A seguito il documento elaborato dalla Cna dell’Area Vasta Metropolitana Firenze, Prato e Pistoia e indirizzato all’Assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni, ai Sindaci dei Comuni dell’Area Firenze, Prato e Pistoia, al Presidente e Direttore dell’ATO Toscana Centro.

“Tari-Tutto da rifare”

Parlare di tassazione alle imprese significa parlare di un tema complesso che chiama in causa interessi generali della collettività, primo fra tutti la competitività del nostro Paese.Una componente importante del Total Tax è la Tari, che dal 2014 è il tributo comunale destinato a finanziare i costi del servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti. Negli anni sono cambiati gli acronimi ma rimaste inalterate incongruenze normative ed applicative, con un’imposizione che non è mai stata modulata sull’effettivo utilizzo di un servizio e sulla produzione reale di rifiuti urbani od assimilati. Ma la straordinarietà dell’attuale Tari rispetto agli altri tributi è una norma nazionale (L. 147/2013) che finalmente aveva chiarito la base imponibile, cioè le superfici assoggettabili: purtroppo completamente disattesa dai Comuni nel recepimento regolamentare. Nel mezzo di questa caotica situazione le piccole imprese, impotenti nella difesa a meno di innescare un oneroso percorso di contenzioso in sicuri tre livelli di giudizio senza sospensiva del pagamento.
Le aziende attuano e promuovono da sempre comportamenti virtuosi per la salvaguardia dell’ambiente e l’uso corretto delle risorse naturali. Le imprese che si trovano a dover gestire gli adempimenti relativi ai rifiuti spesso si devono scontrare, come dicevamo, con una normativa di difficile applicazione, ricca di contraddizioni, con conseguenti inutili aggravi burocratici e con una progressiva lievitazione dei costi. Pensiamo allo scandalo di Stato del Sistri ed alle nuove norme di classificazione dei rifiuti.
A questo si aggiunge che, a causa di regolamenti comunali errati, molte aziende, da anni, si trovano a dover pagare due volte per la gestione dei propri rifiuti: obbligate, da una parte, al pagamento della tariffa comunale e, dall’altra, a dover gestire i propri rifiuti con smaltitori professionali.

Nonostante le reiterate proteste di Cna e delle sue imprese, le istituzioni nazionali e locali sono rimaste per anni sorde ad ogni rimostranza.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la Risoluzione del 9 dicembre 2014, è stato costretto a ribadire il principio sancito nella Legge di stabilità 2014 secondo cui, nella determinazione della superficie assoggettabile alla Tari, non si deve tener conto di quella parte di essa ove si formano rifiuti speciali, in via continuativa e prevalente. Considerando, quindi, intassabili le aree sulle quali si svolgono lavorazioni artigianali/industriali, che in genere producono in via prevalente rifiuti speciali, a condizione che si dimostri l’avvenuto trattamento in conformità alla normativa vigente. In particolare viene ribadito il concetto di prevalenza considerando marginale, come è logico, la produzione di rifiuti urbani derivanti dalla presenza umana. Il Ministero inoltre chiarisce che “conseguentemente, non può ritenersi corretta l’applicazione del prelievo sui rifiuti alle superfici specificamente destinate alle attività produttive, con la sola esclusione di quella parte di esse occupate dai macchinari”, interpretazione che, peraltro, determinerebbe una “ingiustificata duplicazione dei costi”.

La risoluzione del Ministero provvede a fare chiarezza anche rispetto all’assoggettabilità o meno delle superfici adibite a magazzini e delle aree scoperte, precisando che tali superfici “devono essere considerate intassabili”, “anche a prescindere dell’intervento regolamentare del Comune” qualora siano produttive di rifiuti speciali.
Di segno assai diverso quanto accade nella nostra realtà territoriale, per la quale ci limitiamo ad un paio di esempi. Domande di riduzione annuali con richiesta da Comuni ed Enti Gestori di planimetrie con posizione di macchinari, uniche superfici esentate dalla Tari o, in alternativa, irrisorie e sconcertanti percentuali di riduzioni forfettarie. Enti Gestori, cioè imprese affidatarie di un servizio pubblico, chiamati a dare lezioni ed interpretare regolamenti ovvero deliberazioni di consiglio comunale, a far cadere dall’alto, in una sorta di benevolenza filantropica fuori luogo, dopo colloqui e pile di documenti consegnati, decurtazioni di superfici stabilite dalla legge.

Le imprese hanno bisogno invece di equità nell’applicazione della tassa, uniformità di trattamento sul territorio di tutta l’Area Vasta, di regolamenti chiari.

La tassa sui rifiuti è dovuta per la gestione dei rifiuti urbani: un’ovvietà, si direbbe. Purtroppo però da sempre gli Enti Locali, preoccupati di garantirsi prima di tutto il gettito necessario alla copertura dei costi, hanno legittimato l’imposizione alle imprese artigiane, sfruttando il vuoto normativo relativo all’assimilazione. Particolare attenzione va destinata quindi anche ai regolamenti di igiene urbana che rappresentano uno strumento essenziale per conoscere le modalità operative di gestione. In quasi tutti i Comuni si tratta di atti vecchi, non aggiornati con le vigenti normative.

E’ quindi necessario cogliere fino in fondo l’occasione dell’affidamento in corso al Gestore Unico di Area Vasta per portare alla razionalizzazione di costi, ad una maggiore efficienza del servizio con una gestione manageriale dello stesso e ad una uniformità di regolamenti, tariffe e modalità operative.

E’ lampante che per raggiungere gli obiettivi che l’ATO, i Comuni e le imprese si auspicano, si devono rafforzare le relazioni, riappropriandoci ognuno del proprio ruolo, il confronto e la partecipazione di tutti i soggetti del territorio, ancora insufficienti a garantire un rapporto davvero trasparente con la rappresentanza della società locale, nelle politiche ambientali che interessano le categorie economiche.
Così termina la predetta risoluzione del MEF: “i Comuni devono avviare una serie di consultazioni con i rappresentanti delle categorie, per modificare i regolamenti, consentire una migliore ed efficace applicazione della norma e quindi evitare l’insorgere di un inutile e faticoso contenzioso”.

La Cna non ha intenzione di avanzare una semplice piattaforma rivendicativa, ma ha invece la convinzione di poter mettere a disposizione degli enti locali la propria conoscenza, proporre soluzioni efficaci nell’interesse delle imprese che rappresenta e dell’intero territorio a tutto tondo.

Analizzato, dunque, il quadro generale e le condizioni reali in cui le imprese si trovano, le Cna di Pistoia, Prato e Firenze propongono alla Regione Toscana, ai Comuni delle tre Province, all’Autorità per la gestione del servizio integrato dei rifiuti urbani , i seguenti obiettivi indicati secondo principi ineludibili per tutti:

1. Equità
– Obbligare tutti gli attori a pagare un tributo commisurato alla quantità di rifiuti realmente conferita, entrando nel merito della ripartizione e della composizione dei costi, anche con valutazione della fattibilità della sostituzione a Tariffa Corrispettiva nei Comuni che hanno realizzato il sistema di raccolta porta a porta;
– Arrivare ad un sistema che premi i comportamenti virtuosi e punisca quelli scorretti, premiando le imprese che gestiscono correttamente i rifiuti prodotti;
– Ripartizione realistica del peso e dei relativi costi fra utenze domestiche e non domestiche. Basandosi sui dati, l’esperienza e la competenza dei gestori, si può giungere con buona approssimazione alla percentuale di rifiuti raccolti dalle utenze domestiche e alla percentuale di rifiuti raccolti dalle utenze non domestiche in ogni singolo Comune;

2. Uniformità
– Dotarsi di un Regolamento unico di gestione dei rifiuti urbani e assimilati e del decoro e igiene ambientale per tutti i Comuni dell’Ambito;

3. Economicità
– Ridurre i costi e, di conseguenza, le tariffe agli utenti: moratoria per cinque anni sugli aumenti tariffari. Una vera e propria moratoria anche per obbligare tutti a ricercare le soluzioni gestionali che la rendano realmente possibile, in termini di qualità e salvaguardia dell’ambiente, oltre che di garantire la tenuta di un contesto sociale colpito oltre modo dalla crisi economica.

Al fine di raggiungere gli obiettivi definiti la Cna chiede ai Comuni e pertanto all’ATO la convocazione dell’Assemblea dei Sindaci entro il 30/09/2015 con questi unici argomenti all’Ordine del giorno:

– istituzione immediata di una Consulta tecnica per il Regolamento unico di gestione dei rifiuti urbani e di igiene ambientale;

– sottoscrizione del Patto Imprese/Comuni/ATO sugli obiettivi di Equità, Uniformità e Economicità precedentemente indicati.

In assenza di suddetta convocazione dell’Assemblea dell’Ato, la Cna proporrà l’autoriduzione degli avvisi di pagamento Tari relativi al saldo 2015.

La Risoluzione 02/DF del 9 dicembre 2014 del Ministero dell’Economia e delle Finanze impone ai Comuni di doversi adeguare e di riscrivere le regole che svincolino chi produce rifiuti speciali dal pagamento di un tributo non più dovuto. Senza le nuove regole, compresi i nuovi criteri di assimilazione, la CNA proporrà ai propri associati di autoridursi le cartelle Tari 2015, tutelandoli fino in fondo anche nell’eventuale contenzioso tributario.Da subito anche i Comuni devono comunque procedere con lo stesso lavoro se possibile prima della determinazione delle tariffe Tari 2015.

Chiediamo infine alla Regione Toscana per le competenze di cui all’art. 196 del D.Lgs. 152/2006, in qualità di garante dei diritti di cittadini ed imprese ed al fine di incentivare il recupero dei rifiuti, l’emanazione di specifici strumenti di indirizzo per Comuni ed Ato in merito al recepimento della normativa nazionale nella gestione dei rifiuti urbani e sui criteri di assimilazione.

Andrea Calistri, presidente Cna Firenze
Claudio Bettazzi, presidente Cna Prato
Elena Calabria, presidente Cna Pistoia

 

Un esempio delle differenze di costo per la TARI a Firenze, Prato e Pistoia

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