Pubblichiamo a seguito una intervista alla presidente della CNA di Pistoia, Elena Calabria.

Lavoro, occupazione, crescita economica. Ad affrontare i vari temi che riguardano l’economia del nostro territorio è la presidente della CNA di Pistoia, Elena Calabria, che esprime il proprio punto di vista e quello dell’associazione attraverso un’intervista.

Il tema che più preoccupa i cittadini è quello del lavoro e quindi di una ripresa che non si vede. Cosa ne pensa la Cna?

Siamo nel bel mezzo di un cambiamento culturale che finalmente vede il lavoro e l’occupazione come il risultato del grado di competitività delle imprese. Se il governo proseguira con maggiore decisione e concretezza su questa strada, si farà un passo storico in avanti e toccherà alle imprese dimostrare di saper crescere nel loro business dando sviluppo al paese. Oggi non è possibile. Le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale del nostro paese, (97% da imprese con un numero di dipendenti inferiore a 10) operano nonostante le leggi e soprattutto in un ambiente ostile. Per questo motivo l’Italia è stata costretta a suo tempo a recepire una direttiva comunitaria con lo Statuto dell’imprese che enuncia: il diritto dell’impresa a operare in un contesto normativo certo e in un quadro di servizi pubblici tempestivi e di qualità; la progressiva riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese. Questi sono i principi essenziali per favorire le attività imprenditoriali e con queste, l’occupazione.

Perché prima dicevi che si dovrebbe risolvere prioritariamente un problema culturale?

Perché nemmeno le leggi sono utili se non cambia la prassi, cioè i comportamenti concreti della pubblica amministrazione come anche dell’opinione pubblica e di chi la rappresenta.

Anche a Pistoia?

Purtroppo nella nostra provincia, in assenza di una progettualità adeguata, che la sta confinando nell’angolo delle strategie regionali, prevalgono la salvaguardia di piccoli interessi e si alimentano “idee minori”. Pistoia avrebbe bisogno di maggior fermento, condivisione, discussione e scambio di idee. L’assoluta mancanza di confronto e di dibattito sul presente e sul futuro del nostro territorio è la prova di quanto una mentalità forse troppo chiusa abbia oramai contagiato anche le nostre classi dirigenti. Sono tantissimi gli esempi che dimostrano come si stiano ormai facendo passi indietro da tutti i punti di vista, certamente sta soffrendo il comparto industriale/manifatturiero, ma lo stesso si può dire del settore terziario avanzato.

Che fare dunque?

Cambiare! Innovare! Spingere il Governo a fare di più e non di meno, spingere gli enti locali a fare i conti con la realtà delle piccole imprese, agevolandone la crescita con servizi, ma soprattutto valorizzando il “fare impresa”, in tutti i modi. Il nostro territorio provinciale non può più rimare immobile di fronte al cambiamento. I comuni e i terrori devono aggregarsi, fondersi per assumere una dimensione necessaria ad assecondare lo sviluppo economico. E ben venga anche la fusione della Camere di Commercio se questo ci consente di uscire dall’angolo e di dotarsi di un concreto disegno strategico del territorio. Occorre fare presto alleggerendo burocrazia, ostacoli e una tassazione che proprio a livello locale ha raggiunto livelli insopportabili, favorendo opportunità di lavoro per le imprese locali. Bisogna occuparsi, in poche parole, dei problemi delle imprese.

E la Cna cosa fa per cambiare?

La CNA è impegnata in un percorso storico di fusione delle tre CNA di Pistoia, Prato e Firenze. L’obbiettivo è di mettere a frutto esperienze ed eccellenze di ognuna delle tre associazioni per dare maggiore qualità nei servizi alle imprese, alla loro rappresentanza, al loro sviluppo, in una dimensione che renda questo obbiettivo irrinunciabile, anche compatibile con le risorse disponibili. Avremo piedi saldi sul territorio senza essere una piccola associazione. Tutti sanno che noi guardiamo con grande favore a una dimensione metropolitana del nostro territorio provinciale anche per quanto riguarda le istituzioni. Questo è un compito della politica ma anche nostro che rappresentiamo le imprese che da molti anni sono internazionalizzate e sanno bene come la dimensione di oggi sia il mondo, e come in quella dimensione globale si debba poter contare su “più Europa” e sul sistema Italia, piuttosto che sul nostro tradizionale municipalismo.