Perplessa di fronte ad una seria, concreta e mai così vicina possibilità di sviluppo che ha tutte le caratteristiche per rilanciare un territorio che nel frattempo continua la sua emorragia economica, occupazionale e sociale.

Perplessa di fronte al coro di no che hanno contributo a “paralizzare” il territorio nell’ultimo decennio, Cna Massa Carrara interviene sul futuro Porto di Marina di Carrara dopo l’approvazione del nuovo regolatore portuale e del progetto di rilancio che prevede, oltre al Water Front, il porto turistico alla foce del Carrione e quella del Lavello e l’ampliamento dello scalo commerciale con il raddoppio del piazzale Città di Massa (info su www.cna-ms.it).

“Noi siamo a favore. Nettamente a favore. Non da oggi, da molti anni”. In epoca di reindustrializzazione il settore nautico ha rioccupato il 60% delle aree disponibili spiega Paolo Bedini, Presidente Provinciale Cna Massa Carrara: “La nostra associazione è stata la prima ad aver creduto nella diportistica e nell’indotto della nautica. Il porto turistico, così come il progetto del Water Front che cambierà il volto alla nostra costa, è un progetto di cui questo territorio ha un estremo bisogno. Abbiamo il dovere di dare una chance a questa comunità, ad evitare che nuove imprese nascano per morire poco dopo, a dare risposte a chi oggi è in cerca di un lavoro. Il tasso di disoccupazione è al 16,4%, un valore senza precedenti, così come il deficit del tasso di crescita delle imprese che è ancora negativo. Tutti gli indicatori ci stanno dicendo, da diverso tempo, che se non reagiremo per la nostra provincia non c’è più speranza. Questa è l’occasione per reagire: non per dire no”.

La patria dei no (l’Italia, e quindi anche Carrara), ha arrestato la crescita prima e rallentato il processo di uscita dalla crisi poi. E’ tutta una sequenza di no: no all’industria chimica, no alle cave, no alla zona industriale, no al porto, no al Nuovo Pignone & General Electric, no agli stabilimenti balneari, no al porticciolo turistico, no alle crociere, no alle segherie di marmo, no al waterfront, no al turismo di massa sulle montagne, no agli autotrasportatori, no ai campeggi, no alla nautica, no alle centrali a biomasse, no alle pale eoliche, no ai centri direzionali, no alla strada dei marmi, no alle ville e villette, no alle auto, no ai parcheggi in centro, no marble weeks, no l’acquisto del mediterraneo alla fondazione, no agli artigiani, no alle zone pedonali, no alle biciclette elettriche, no alle piccole imprese, no ai fuochi d’artificio, no all’Arpat, no alla bandiera blu, no alle freccie tricolori, no ai cittadini che puliscono la città, no ai cittadini che gratuitamente fanno conoscere la storia e la città, no ai sindacati, no alle associazioni artigiane, no ad Assindustria, no all’ospedale unico, no alle discariche per Rsu, no inceneritori, no al Cermec, no alla raccolta differenziata, no alle privatizzazioni, no agli accorpamenti di scuole, no alle campane delle chiese, no alla biennale di scultura, no ai ripetitori per i telefonini, no ai tralicci Enel, no agli spettacoli in piazza, no alla movida, no alla strada dei marmi, no al camioncino del pesce fritto.

“I treni sono passati senza esserne riusciti a prendere alcuno spesso per la paura di sentirsi dire di no. – prosegue Bedini – Può esserci sviluppo nel rispetto dell’ambiente e del territorio. Un territorio insicuro è un territorio pericoloso anche per chi fa impresa. L’alluvione, così come altri eventi, hanno colpito cittadini ed imprese, case e capannoni, senza nessuna distinzione. Cna tiene al territorio, è per il territorio, è per lo sviluppo è per la vocazione marinara, è per il fare. Chi non fa non sbaglia mai, chi fa ha coraggio”.