Il Presidente Luca Santi: “Tempi di pagamento sempre più lunghi e difficoltà di riscossione per le imprese artigiane”.
La crisi continua implacabilmente a mordere e la sensazione è che anche dopo la pausa estiva la situazione non tenda a migliorare per le imprese artigiane della piana pistoiese. Il tracollo dei principali settori manifatturieri, mobile e maglieria in primis, che rappresentavano la colonna portante di un sistema locale che non ha saputo arginare i fenomeni della concorrenza sleale e della delocalizzazione produttiva, ha innescato una reazione a catena che colpisce trasversalmente tutti i settori. Si assiste infatti ad un progressivo impoverimento di fasce sempre più ampie della popolazione i cui effetti si fanno sentire anche nei servizi e nelle costruzioni, con una crescente difficoltà sul versante delle riscossioni, sia come tempistica che in termini assoluti.

“Registriamo una crescente difficoltà nel riscuotere il lavoro svolto – afferma Luca Santi, Presidente CNA dell’Area della Piana pistoiese – Se nel tessile conto terzi i tempi di pagamento sono rimasti più o meno invariati (da 90 a 120 giorni) ed il rischio di perdere il credito maturato si configura solo in caso di chiusura della ditta committente, ben diversa è la situazione nel settore dei sevizi, sia per chi lavora con le imprese sia per chi opera con privati. Ormai le famiglie limitano notevolmente gli interventi di manutenzione e imbianchini, idraulici ed elettricisti, secondo le testimonianze di molti nostri associati, vengono chiamati solo a seguito di guasti che richiedano interventi non rinviabili. E quando entrano in molte case notano subito i segni della crisi. Le coppie giovani rappresentano il cliente più a rischio di insolvenza a causa delle grandi difficoltà economiche delle famiglie ed alle spese eccessive che debbono sostenere. Spesso chiedono di pagare a rate andando anche oltre i 2 mesi. Gli artigiani cercano di venir incontro su questo e di stare molto attenti a non sforare i preventivi per non causare discussioni e disagi. A volte sono costretti ad accettare lavori anche in casi dove il rischio di insolvenza e elevato, perché non si possono comunque permettere di stare fermi”.

Secondo Francesco Monteforte, titolare di un’officina a Montale ed ex Presidente della CNA di zona “nel settore dell’autoriparazione ci sono grosse difficoltà di riscossione specialmente per chi lavora con le aziende, con pagamenti vanno da 100 a 180 giorni e casi in cui si arriva addirittura ad 1 anno e mezzo. Il problema è che girano pochi soldi a causa della crisi e le aziende hanno difficoltà a riscuotere i propri crediti. Si innesca quindi un cortocircuito del tipo “non incasso – non pago”. Il cliente privato offre maggiori sicurezze, ma sono sempre meno le persone che pagano immediatamente l’intero importo e cresce il numero di chi chiede una rateizzazione. E comunque si è ridotta notevolmente la capacità di spesa”.

Anche il Vice Presidente Guido Mantellassi, che opera nel settore dei servizi alla persona, rileva una crescente attenzione alla spesa da parte della clientela e fa notare come anche nell’acconciatura, in caso di lavori importanti, ci si trovi a lavorare su preventivo. “ Inoltre c’è una continua ricerca di promozioni e di ribasso del prezzo, il che spiega l’ingresso anche nella nostra regione di parrucchieri orientali e non, che lavorano a cifre talmente basse che fanno sorgere forti dubbi circa il rispetto di tutte le normative e gli adempimenti di legge. Per non parlare del fenomeno degli abusivi, sul quale stiamo chiedendo da anni interventi duri da parte degli enti di controllo e su cui ci stiamo muovendo con la campagna denominata #imprenditori onesti”.

Carmelo D’Angelo, membro della Presidenza dell’Area della Piana e titolare con il fratello di un’azienda che opera nel settore della falegnameria conto terzi a Quarrata ritiene che i tempi di riscossione si siano allungati ultimamente, ma la situazione appare variegata. “Dipende molto dalla situazione in cui versa la ditta committente che nei casi peggiori può portare anche a pagamenti a 90-120 giorni. Si può dire comunque che quando oltrepassano i 60 giorni l’impresa artigiana va in difficoltà, venendosi a trovare in crisi di liquidità”.

“Il quadro che emerge è drammatico e rende evidente come il sistema politico non abbia saputo trovare risposte di sistema alla crisi dei distretti industriali – riprende Santi Alla cessazione di migliaia di aziende non ha fatto seguito un progetto di riconversione verso altri settori, le richieste delle Associazioni sono rimaste inascoltate e non sono seguiti interventi infrastrutturali, materiali e immateriali, in grado di favorire la transizione verso altre vocazioni. Le imprese sono state lasciate da sole ad affrontare un cambiamento epocale dell’economia, anzi le poche che sono rimaste lo hanno fatto nonostante un atteggiamento a dir poco ostile dello Stato che le ha ostacolate in ogni modo con una pressione fiscale intollerabile, con una normativa opprimente e con la totale assenza di una politica industriale degna di tale nome. Noi riteniamo invece, conclude Santi, che le imprese artigiane debbano essere considerate una ricchezza per il nostro territorio e che quelle che ancora ci credono e continuano a lavorare ed investire per crescere, vengano premiate, anziché penalizzate come avviene oggi, attraverso agevolazioni, sgravi e sburocratizzazione”.