In forte aumento nella Provincia di Massa Carrara i casi di lavanderie a gettone che operano come lavanderie tradizionali. All’interno dei locali è presente personale che esegue e propone i servizi della lavanderia tradizionale senza averne i titoli. La lettera dell’Anci dopo le sollecitazioni di Cna che invoca controlli e sanzioni. Giacomo Cucurnia, Responsabile Provinciale Cna Massa Carrara:“Ruolo di controllori spetta ai comuni o inizieremo a segnalare caso per caso”.

Lavanderie a gettone nel mirino di Cna. Troppi self-service non rispettano le regole e danneggiano le lavanderie tradizionali che intanto hanno perso il 30% di fatturato annuo. A rischio numerosi posti di lavoro a causa del calo vertiginoso del volume di lavoro già diluito dagli effetti della crisi e del crollo dei consumi, ed ora peggiorato dall’esplosione dei self-service “irregolari”. L’associazione degli artigiani (info su www.cna-ms.it) chiede ai comuni della Provincia di Massa Carrara un giro di vite dopo la lettera con cui l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha invitato le amministrazioni a procedere ai controlli ed eventualmente al sanzionamento dei comportamenti illeciti ai fini della legge 84/06. Il nocciolo della questione è semplice: all’interno delle lavanderie a gettone che nel frattempo sono fiorite in tutto il territorio, è presente personale che offre i servizi tipici delle lavanderie tradizionali a costi inferiori. “E questo non si può fare – commenta Giacomo Cucurnia, Responsabile Provinciale Cna Massa Carrara – la stessa natura del servizio è evidente nelle parole della tipologia di servizio. Se all’interno delle lavanderie è presente personale che offre assistenza o propone servizi aggiuntivi come la consegna dei capi a domicilio, stireria, smacchiatura, siamo di fronte ad un evidente caso di concorrenza sleale. Le segnalazioni di self-service che operano in questo modo si sono moltiplicate – ammette Cucurnia – conseguenza anche delle numerose aperture di lavanderie a gettone degli ultimi due anni. Gli esercizi che non operano correttamente devono essere sanzionati. Il ruolo di controllore spetta ai comuni. Ma i controlli dove sono?”.

La lettera dell’Anci punta a “smascherare” i fenomeni di concorrenza sleale che stanno danneggiando le imprese di lavanderia tradizionale che al contrario dei self-service devono affrontare costi, regole e normative molto severe. L’attività di tinto lavanderia è, infatti, disciplinata dalla Legge 84/2006 che, all’art.4 stabilisce le modalità di esercizio delle attività prevedendo la figura del Responsabile Tecnico. La norma però non si applica alle lavanderie “self-service”, le quali, per poter operare, sono tenute all’obbligo di iscrizione al Registro delle Imprese e all’ottenimento dell’autorizzazione del Comune dove viene esercitata l’attività. Oltre al puntuale rispetto delle norme in materia sanitaria, al quale tutte le tinto lavanderie sono chiamate, per le lavanderie self-service vale infatti anche l’obbligo di non fornire al cliente servizi diversi dalla mera possibilità di provvedere autonomamente al lavaggio e di non prevedere la presenza di personale chiamato ad offrire prestazioni vietate per la tipologia d’impresa. “Chi usufruisce delle lavanderie a gettone – chiarisce Cucurnia – deve fare tutto da solo e non potrebbe essere aiutato, addirittura sostituito nel lavaggio. Ci sono casi in cui un cliente porta il bucato, lo affida a personale interno, e ritorna a prenderlo dopo qualche ora ma in questo modo non vengono rispettate le norme che devono ottemperare le lavanderie tradizionali. Ci sono anche motivi di copertura assicurativa”. Cna non punta il dito contro la natura del servizio per altro “una valida ed utile alternativa – sottolinea Cucurnia – alle lavanderie tradizionali che permettono di risparmiare qualche euro. E’ evidente che siamo di fronte a due profili completamente diversi di impresa. Come vengono effettati i controlli nelle lavanderie tradizionali è giusto che vengano effettuati anche in quelle a gettone. La nostra associazione si riserva – conclude – di attivare delle iniziative mirate a segnalare i casi di irregolarità ai fini dell’interdizione e del sanzionamento”.