Nuove imposte, pochi tagli, costi della politica quasi invariati, nessun intervento per lo sviluppo: questi i contenuti della manovra finanziaria 2011 che, dopo una serie di riscritture, ripensamenti e cambiamenti radicali, ha completato il suo iter parlamentare. La manovra rischia di deprimere ulteriormente la già compromessa economia nazionale con due effetti particolarmente negativi:  a) il sistema produttivo incontrerà difficoltà crescenti; b) la stagnazione ridurrà ulteriormente il PIL ed i consumi e, quindi, le entrate fiscali, con la conseguenza che il Governo potrebbe essere obbligato a varare un’ulteriore manovra, per rispettare il pareggio di bilancio programmato per il 2013!

CNA Toscana  esprime un giudizio negativo sulla manovra finanziaria 2011, sia per gli effetti depressivi delle misure in essa contenuti, sia per l’assoluta assenza di misure per favorire lo sviluppo.

CNA Toscana è convinta che la manovra avrebbe dovuto avere un contenuto profondamente diverso e   presenta le proposte per rilanciare lo sviluppo del paese e incidere sul debito pubblico:

LE PROPOSTE DELLA CNA TOSCANA

PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA

  1. Riduzione drastica dell’IRAP: se le imprese continuano a pagare un’imposta che prescinde dal reddito d’impresa e viene calcolata su dipendenti e investimenti, non investiranno e non assumeranno;
  2. Riduzione della tassazione sul lavoro: se vogliamo che i consumi riprendano, le persone devono avere buste paga più pesanti;
  3. Piano per le infrastrutture: per rilanciare la competitività del Paese deve essere promosso un piano nazionale per il potenziamento delle infrastrutture;
  4. Sblocco dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche nei confronti dei fornitori di servizi e lavori;
  5. Imposta patrimoniale: una patrimoniale sui grandi patrimoni finanziari e immobiliari garantirebbe allo Stato un ingente gettito, senza penalizzare i consumi, e la copertura necessaria al pareggio di bilancio;  aprirebbe inoltre la possibilità di ridurre le imposte sui redditi più bassi e consentirebbe di ridurre l’IRAP per le PMI, restituendo smalto e competitività al settore trainante dell’economia nazionale;
  6. Imposta a titolo di solidarietà sui redditi superiori ai 100.000 euro;
  7. Maggiore impegno nella lotta all’evasione fiscale;
  8. Politica attiva verso le privatizzazioni delle principali aziende di Stato e delle public utiliy: questa scelta garantirebbe un gettito significativo allo Stato e ridurrebbe drasticamente l’intervento della politica (e delle sue logiche spartitorie) nella produzione di beni e servizi;
  9. Promozione di un piano di liberalizzazione del commercio, dei servizi e delle libere professioni;
  10. Privatizzazione di quote importanti di patrimonio immobiliare e mobiliare pubblico;
  11. Riduzione drastica dei costi della politica: adeguamento delle indennità e del numero degli eletti alla media europea, abolizione delle province e accorpamento dei piccoli comuni, dimezzamento dei consiglieri regionali, comunali e circoscrizionali, diminuzione del numero dei consiglieri nei CdA delle aziende pubbliche, riduzione degli incarichi esterni da parte delle amministrazioni pubbliche. Queste scelte, oltre a ridurre i costi della P.A., restituirebbero credibilità alle Istituzioni e renderebbero più accettabili i sacrifici richiesti a tutti gli altri cittadini.