La nuova delibera delle Regione Toscana di indirizzo sul trasporto pubblico? “Un taglio pesante per le piccole imprese del trasporto persone, ma soprattutto la premessa per tagliare i servizi nella aree periferiche e quelli a domanda debole”.

L’accordo che l’ex Assessore ai Trasporti Luca Ceccobao ha siglato con i sindacati dei lavoratori e la successiva delibera di indirizzo della Regione Toscana del 27 febbraio taglia fuori le piccole e medie imprese dal processo di riorganizzazione del Trasporto Pubblico Locale Regionale.

Forte è la preoccupazione di CNA FITA TOSCANA che vede mettere a rischio la sopravvivenza delle piccole imprese del trasporto persone e dei loro dipendenti.

“I posti di lavoro da tutelare, per evitare che si creino disuguaglianze – dichiara Riccardo Bolelli Responsabile Regionale del Trasporto Persone di CNA Fita  – sono anche quelli dei dipendenti delle piccole e medie imprese; è necessario valutare le condizioni, caso mai, per un ulteriore coinvolgimento di queste imprese come soggetti in grado di assicurare qualità ed economicità nel servizio. Il percorso iniziato a suo tempo con la Regione aveva previsto la gestione separata dei cosiddetti servizi a domanda debole che avrebbero comportato lo studio e l’attivazione  di progetti innovativi in grado di garantire il trasporto con sistemi più efficienti ed efficaci. Da qui la necessità di attribuire risorse e far decidere direttamente gli enti locali per il trasporto pubblico in aree a domanda debole tramite l’integrazione con servizi affidati a imprese che esercitano l’attività di trasporto pubblico non di linea, come ncc (noleggio con conducente) e taxi. Servizi a chiamata, servizi di adduzione, navette in giorni particolari, taxi collettivi: e gli esempi possono continuare, ma sempre nel segno del risparmio per le casse pubbliche e con migliori risposte per il diritto alla mobilità pubblica per i cittadini, come vera alternativa a quella privata”.

E si tratta di servizi che permettono di ottenere forti risparmi di risorse pubbliche rispetto alle attuali modalità di trasporto, sostituendo cioè mezzi grandi e rigidità dell’offerta (percorsi e orari fissi ma rari nelle zone deboli), con mezzi piccoli, integrazione con altri servizi e offerta flessibile.

La delibera in questione, invece, dà un indirizzo preciso nel comprendere tutta la mobilità pubblica regionale all’interno del lotto unico di gara.

“Questo meccanismo – sostiene Riccardo Bolelli – oltre ad escludere le piccole imprese artigiane, affida al soggetto aggiudicatario della gara il compito di riprogettare il piano della mobilità consentendogli anche di decidere con ampia discrezionalità di tagliare quei servizi che non hanno redditività per il gestore stesso. Così  i cittadini che vivono  nelle zone più disagiate saranno di fatto lasciati a piedi”.

Bolelli conclude affermando che “questa delibera da un lato toglie il lavoro attualmente affidato alle piccole aziende, e dall’altro finirà per togliere i servizi, in particolare quelli a domanda debole, penalizzando i cittadini due volte: dal lato economico, perché i soldi pubblici previsti per le zone più disagiate della regione non saranno comunque risparmiati, dal lato sociale perché emargineranno ancora di più aree intere della nostra Regione come le periferie e le zone di montagna.