Formazione ed una maggiore attenzione all’innovazione sono queste le parole chiave per disegnare i prossimi scenari del settore della falegnameria. È stata presentata questa mattina l’indagine “Il Futuro del legno” realizzata da CNA Toscana, in collaborazione con Fondazione CNA Opera, per comprendere situazione attuale e prospettive del settore della falegnameria.
Lo studio è stato realizzato operativamente dal Professor Gaetano Aiello Ordinario di Economia e gestione delle Imprese all’Università di Firenze e si è focalizzato in particolare su legno, arredo e serramenti.
La ricerca ha preso il via grazie ad un questionario proposto nei mesi scorsi a tutte le imprese del settore legno associate a CNA fotografando la situazione attuale con un occhio attento premessa per progettare le strategie del futuro.
Alla giornata di presentazione oltre al Professor Aiello, hanno partecipato il Presidente di CNA Toscana Luca Tonini, Il Segretario della Fondazione CNA Opera Alessandro Farisei, il Presidente regionale di CNA serramenti-infissi Mauro Sellari, il Presidente Regionale CNA legno e arredo Massimo Goti.
Due sono stati i settori presi in esame: la filiera artigiana delle lavorazioni del legno infissi- serramenti e quella legno-mobili, le prime in Toscana sono circa 1600 le seconde poco meno di 1300. Sono state 144 le aziende che hanno risposto al questionario proposto da CNA suddivise equamente su tutto il territorio regionale.
Dall’indagine innanzitutto emerge che la struttura aziendale delle imprese comprende il 49% che non supera i 3 addetti, mentre il 30% si colloca tra 4 e 9 addetti ed il 21% supera i 9 addetti. Così come accade in altri settori della produzione, la tendenza ad una crescita delle imprese più strutturate, da micro a piccole, appare consolidata. Il 74% di queste ha almeno un socio con meno di 55 anni e mostra, complessivamente, un tasso di anzianità imprenditoriale non particolarmente alto. Alla presenza di un buon numero di imprenditori relativamente giovani, si accompagna però il dato che riguarda gli addetti: la quota di quelli che hanno un’età entro il 29 anni non supera il 12%. Da non sottovalutare anche il fatto che 11% delle imprese interpellate sia stata avviata da non più di 5 anni.
Analizzando la questione del passaggio generazionale emerge che il 48% delle imprese che hanno al loro interno almeno un socio sotto i 55 anni dicono che non ci stanno pensando perché titolare e soci hanno ancora diversi anni di lavoro di fronte a loro. Significativo è che anche le aziende che sono composte da titolare e soci oltre i 55 anni affermano la stessa cosa, cioè di avere ancora di fronte molti anni di lavoro.
Particolarmente indicativi sono i dati relativi ai problemi percepiti dalle aziende: il principale risulta essere quello degli alti costi delle materie prime e dell’energia per il 79%, ma il 44% segnala anche la difficoltà di recruiting, cioè di reperimento di risorse umane. Associata a queste c’è la convinzione di dover investire nella formazione degli addetti sia vecchi che nuovi assunti.
Se esiste la consapevolezza di aver bisogno di nuove risorse umane e di dover intervenire sulla formazione, manca la percezione della necessità di investire in tecnologia, c’è un netto ritardo nella ‘digitalizzazione’ delle aziende, solo il 20% del campione prevede di fare investimenti in questo comparto.
“Tutto ciò che riguarda le risorse umane in termini di ingresso di nuovi imprenditori e di reclutamento e formazione degli addetti rimane centrale. Tuttavia, l’investimento sulle nuove tecnologie sarebbe particolarmente importante – spiega il professor Gaetano Aiello – in primo luogo per partecipare attivamente alla trasformazione del comparto nel senso della sostenibilità ed in quello dell’economia circolare e poi anche perché tra poco sarà indispensabile adeguarsi, basti pensare alle pubbliche amministrazioni. Se si vuole lavorare con loro partecipando anche a piccole gare o affidamenti è necessario iscriversi nei portali online adibiti a questa funzione. Quindi anche solo dotarsi di un computer connesso in rete, di una PEC, diventa indispensabile per affrontare questo mercato”.

“Questa ricerca è un primo passo per studiare strategie per invitare i giovani a scoprire questo mestiere – spiega Massimo Goti presidente regionale del mestiere legno-arredo -. Dobbiamo lavorare per far comprendere alle nuove generazioni la bellezza del nostro mestiere dobbiamo andare incontro ai ragazzi, non dobbiamo usare i canali tradizionali. Dobbiamo andare ad incontrarli dove loro si trovano ogni giorno: sui social e su tutti quegli strumenti utilizzati dai giovani”.
“Questa ricerca conferma che come CNA dobbiamo lavorare con interventi e progetti dedicati alla scuola – afferma Mauro Sellari Presidente regionale del mestiere serramenti-infissi -. Dobbiamo portare la nostra attenzione anche sugli ITS per far comprendere l’importanza ed il valore del nostro mestiere e delle nostre produzioni”.

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