“Vogliamo ribadire pubblicamente, dopo averlo già fatto nelle sedi istituzionali, la contrarietà della nostra Associazione rispetto ad ogni ulteriore aumento della tariffa per la gestione dei rifiuti”. Non lascia spazio a fraintendimenti la posizione di Leonardo Fabbri, Presidente della CNA della Piana pistoiese, che aggiunge: “Non è accettabile che a intervalli regolari ci sentiamo dire dai nostri amministratori che sono “costretti” ad aumentare la Tia. In passato il motivo era che si voleva fare una sperimentazione sulla pesatura diretta finalizzata a costruire una “tariffa più equa”, prima ancora era stata perduta l’opportunità dei cosiddetti “certificati verdi”, oggi si aumenta a causa del “porta a porta” che fa lievitare i costi da parte dell’ente gestore. In pratica ogni volta si fa un aumento che nelle intenzioni dovrebbe portare a futuri miglioramenti (e riduzioni) che però non arrivano mai. Siamo a dir poco perplessi – prosegue Fabbri  – anche perché questi aumenti arrivano in un momento di crisi drammatica per il nostro territorio, dove il tessuto imprenditoriale ha subito contrazioni enormi, ditte storiche sono scomparse o sono state costrette a ridurre pesantemente il personale. Un territorio dove si è affacciata per la prima volta l’ombra della povertà, anche per persone e famiglie che hanno sempre mostrato impegno e dignità. Il Comune, che meglio di tutti conosce queste realtà visto che si trova materialmente a gestirle tramite i servizi sociali, non può assumere atteggiamenti schizofrenici e con una mano dare e con l’altra prendere. Vogliamo peraltro far notare che le aziende artigiane non pagano la Tia una sola volta ma 2, come aziende e come cittadini. Anzi, spesso la pagano addirittura 3 volte, nel momento in cui le nostre amministrazioni pretendono il pagamento della Tia anche su quelle superfici che, in base ad una legge vigente ma non applicata, non producono rifiuti urbani ma speciali per i quali le aziende utilizzano, e pagano, lo smaltimento privato.

“Ma noi imprenditori – continua Fabbri – non vogliamo limitarci a denunciare la situazione: vogliamo invece proporre delle soluzioni. Secondo noi occorre mettere le mani nella gestione del Cis, che deve essere amministrato in maniera imprenditoriale e che non può pretendere di rispondere agli aumenti di costi, spesso difficilmente comprensibili, semplicemente aumentando la Tia su cittadini ed imprese. E’ necessario lavorare invece sulla riduzione dei costi. Sia detto in maniera chiara: abbiamo sempre sostenuto che il Cis deve essere una risorsa per il territorio e che deve assicurare alla cittadinanza il beneficio di avere tariffe basse, anche per il disagio di aver accettato la presenza del termovalorizzatore sul territorio. Purtroppo però gli aumenti che ci sono stati in questi anni e quelli che ci vengono prospettati per il futuro, ci stanno togliendo ogni vantaggio senza eliminare gli svantaggi”.

“In merito alla vicenda del raddoppio dell’impianto noi pensiamo che la questione debba essere analizzata anche da un punto di vista imprenditoriale, facendo le opportune valutazioni di merito. Crediamo però – conclude Fabbri – che la soluzione non passi tramite la chiusura dell’impianto di Montale, che portasse comunque all’apertura di una struttura ancora più grande a pochi chilometri di distanza. Dal momento che il rispetto della salute deve rappresentare il presupposto prioritario, ci sentiamo più tutelati, perché più coinvolti, se la gestione rimane di competenza delle nostre amministrazioni comunali”.