A Pisa -136 imprese una su cinque, dal 2010

Per invertire la rotta “istituzioni a fianco delle imprese di trasporto”

CNA Fita di Pisa  con il suo presidente Roberto Calvani, così come sta avvenendo in altri territori, lancia l’allarme “il Governo, la politica blocchino il tentativo di apertura indiscriminata dei vettori esteri ed anche vettori italiani che si sono mascherati dietro fittizie sedi estere eludendo le norme italiane  e che operano nel territorio nazionale, praticando forme di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani”. I dati allarmanti forniti da CNA Fita parlano chiaro, negli ultimi anni l’autotrasporto Italiano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere. A farne le spese  sono state soprattutto le Piccole e Medie Imprese Artigiane dell’autotrasporto che dal 2008 sono diminuite di  25.587 unità (fonte movimprese – elaborazione dati CNA Fita).

In Provincia di Pisa nel 2010 nel trasporto merci erano 707 imprese attive, mentre nel 2017 (dati CCIAA rilevati a fine anno, e pubblicati a febbraio 2018) erano diminuiti fino a 571, 136 imprese in meno, un crollo di quasi il 20%, una impresa su cinque che ha chiuso ed erano quasi 800 negli anni pre-crisi.

Le imprese di autotrasporto italiane che fino al 2008 avevano un ruolo in Europa in quasi dieci anni hanno visto perdere competitività e capacità di aggredire il mercato del trasporto internazionale, assistendo anno dopo anno ad una vera e propria invasione di operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale attraverso forme di cabotaggio non sempre regolare e spesso effettuato dalle cosiddette imprese “estero vestite”, imprese italiane che hanno de-localizzato la propria attività nei nuovi paesi dell’est emergenti.

In questi giorni, a Bruxelles, con il dibattito sulle norme contenute nel pacchetto mobilità, si stanno determinando le sorti ed il futuro delle imprese di autotrasporto: per la sopravvivenza delle imprese di un comparto strategico come quello del trasporto e della logistica, è necessario che  si adottino urgentemente misure in grado di arginare fenomeni distorsivi della concorrenza. Non intervenire vuol dire mettere l’autotrasporto Italiano nelle mani di altri, non possiamo competere con chi, in nome della libera circolazione delle merci esegue trasporti con un costo del lavoro di 8 € all’ora, con costi di gestione generalmente più bassi e una tassazione favorevole.

Il tema del distacco transnazionale e del dumping sociale praticato dalle imprese estere di autotrasporto, è uno degli argomenti ricorrenti delle rivendicazioni avanzate al MIT dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e dai sindacati dei lavoratori. La richiesta è quella di introdurre normative che contengano l’uso, spesso illegale e distorto, del distacco transnazionale.

 COSA CHIEDIAMO

  • NO alla liberalizzazione del cabotaggio stradale
  • NO all’uso illegale e distorto del distacco transnazionale
  • Maggiori controlli per la verifica della regolarità delle operazioni di trasporto internazionale e di cabotaggio.
  • NO all’estensione della possibilità di noleggiare veicoli di massa > 6 ton, alle imprese di trasporto in conto proprio;
  • NO alla disapplicazione delle norme sui tempi di guida e di riposo ai trasporti non commerciali, senza limiti di massa;
  • Una nuova articolazione dei riposi settimanali degli autisti.

 “I nostri Europarlamentari, le istituzioni siano a fianco delle PMI dell’autotrasporto per contrastare la concorrenza sleale” è l’appello finale dei vertici FITA.