“Le ragioni della protesta sono sacrosante, perché il settore del trasporto è in una crisi drammatica, ma il fermo selvaggio in questo momento è una strada sbagliata e inutile per due motivi: si presta a pericolose strumentalizzazioni – in alcuni territori anche malavitose – ed è del tutto immotivata visto che, proprio per far fronte all’enorme crisi del settore, Cna Fita e le altre organizzazioni hanno già ottenuto un accordo preliminare col Governo e stanziamenti per 400 milioni da destinare a sostegno dell’interno comparto nazionale. Il momento del paese è difficile e non possiamo essere quelli che lasciano vuoti supermercati e distributori”. Parla chiaro Giovanni Capecchi, presidente di CNA Fita Pisa che spiega il motivo dell’invito a non aderire alla protesta e della netta presa di distanza dalla “guerra dei tir”. “La nostra associazione, la maggiore della provincia di Pisa,-  spiega Capecchi – insieme alle altre categorie di autotrasporto che rappresentano il 90% delle imprese in Italia, lavora da due mesi ai tavoli di confronto col Governo che ha mostrato attenzione e preso impegni precisi, già confermati sia dal Parlamento che dal Ministero dello sviluppo e delle infrastrutture, Corrado Passera. Ecco perché abbiamo deciso di concedere  un po’ di tempo al Governo per ratificare i provvedimenti, ma ora il fermo selvaggio di questi giorni non solo si scontra con un dialogo già aperto, ma rischia di far danni piuttosto che aiutare un  settore in fortissima crisi a portare a casa risultati concreti”. Quali provvedimenti aspettano di essere concretizzati?

“Sulla questione dei rincari del gasolio, dei risultati ci sono già – incalza Maurizio Bandecchi coordinatore CNA FITA Pisa- Parlo dei decreti che consentiranno alle imprese di recuperare l’incremento delle accise fin dal prossimo mese: le accise del 2011 saranno recuperabili già da febbraio – stiamo solo attendendo che l’Agenzia delle dogane predisponga il software per presentare le domande – mentre per quelle del 2012, come già previsto dal decreto sulle liberalizzazioni, sarà possibile il recupero trimestrale e non più annuale, com’era fino ad oggi. A questo si aggiungono i 400 milioni di euro stanziati dal Governo sui quali vanno solo decise le modalità tecniche affinché le imprese possano usufruirne. Inoltre, nell’incontro con il Governo è stata confermata la garanzia del mantenimento dei costi della sicurezza, il nuovo decreto sui controlli per i committenti che non riconoscono i costi minimi; la messa in mora, con segnalazione all’antitrust, per i premi assicurativi praticati dalle compagnie di assicurazione. In una situazione generale di grande difficoltà che il nostro paese sta attraversando credo che di fronte a certe aperture debba prevalere il senso di responsabilità della nostra categoria”. In alcune regioni però il clima sembra fuori controllo e nel bilancio si conta purtroppo anche una vittima. Com’è la situazione a Pisa? “Sul territorio provinciale di Pisa – aggiunge Bandecchi -la situazione è sempre stata e resta tranquilla. Ci sono stati un paio di punti in cui soggetti non locali hanno provato a formare dei blocchi, ma la capillare azione informativa fatta da noi per spiegare le ragioni della mancata adesione al fermo, i sospetti ingenerati da presenze ‘anomale’ ai presidi e soprattutto i tempestivi interventi delle forze dell’ordine che hanno gestito al meglio tutti i possibili focolai hanno permesso di tenere fuori la nostra provincia dai disagi. Gli autotrasportatori associati stanno dimostrando senso di responsabilità e capacità di non farsi strumentalizzare da chi intende sfruttare questa protesta per scopi non sempre limpidi. Il nostro invito alla Prefettura e alle forze dell’ordine è di perseverare con il metodo seguito dei giorni scorsi: manifesti chi vuole, ma niente blocchi. Occorre infatti garantire la sicurezza di chi vuole lavorare evitando incidenti o scontri. Alla base del malcontento resta una crisi pesante che mette a rischio la chiusura di centinaia di imprese impossibilitate a recuperare gli aumenti di pedaggi e carburante. Ecco perché CNA Fita non esclude a priori la possibilità di ricorrere al fermo per protestare, ma questo deve essere la ratio estrema di un dialogo e di confronto interrotto o inesistente, non di un confronto che è oggi in atto con il Governo”.