Sulle riparazioni navali ha torto. La politica decida e se ne assuma le responsabilità.

 “Decidere: di questo verbo a Livorno sembra che le istituzioni conoscano solo il tempo infinito. Dovrebbe essere invece il tempo presente a dominare, perché le imprese non hanno più tempo da perdere, soprattutto quelle delle riparazioni navali”: così il direttore della CNA di Livorno Marco Valtriani interviene all’indomani dell’iniziativa della Cgil in cui ancora una volta il sindacato, con il placet di Confindustria, invoca a vantaggio di Azimut la fine di un settore che è invece a Livorno in salute e potrebbe crescere ancora enormemente.

“Le aziende hanno bisogno di decisioni rapide e ferme: si vuole porre fine alle riparazioni navali a Livorno? Chi ha il potere di compiere questa decisione lo faccia a viso aperto. Sia ben chiaro che poi dovrà assumersene tutte le conseguenze, soprattutto quelle occupazionali. Lo scaricabarile del caso Bellabarba dovrebbe essere su questo illuminante. Che tutti sappiano che la CNA è fortemente contraria a questa soluzione perché estremamente miope. Anche noi siamo stati fra quelli che hanno applaudito la venuta della Azimut Benetti a Livorno e continuiamo a ritenere che la stessa rappresenti un punto irrinunciabile nel già desertico panorama manifatturiero livornese. Questo non ci impone però nessuna sudditanza. Sul futuro dei bacini di carenaggio e di conseguenza del settore delle riparazioni, Azimut per noi ha torto marcio, ed è bene puntualizzare alcune cose: 1) Azimut attualmente ha la disponibilità del bacino piccolo in muratura e del bacino galleggiante, mentre il bacino grande in muratura è in completo stato di abbandono, in spregio a qualsiasi velleità di concorrere alla grande opportunità di avere la “Costa Concordia” a Livorno; 2) negli ultimi sei mesi il bacino galleggiante è stato usato per 105 giorni dalla Gestione Bacini spa e per soli 5 giorni dalla Azimut, a dimostrazione che questo bene demaniale rappresenta per Benetti solo e soltanto una straordinaria rendita economica e non uno strumento indispensabile alla propria produzione; non dimentichiamo infatti che ha a disposizione per il service agli yacht anche i beni demaniali bacino piccolo e ship-lift; 3) in questi tre anni la Gestione Bacini spa ha lavorato circa 40 navi nel bacino galleggiante, e potevano essere molte di più: ci può dire qualcuno quali incompatibilità ci sono state con il lavoro svolto in questi tre anni dalla Azimut? 4) attualmente a Livorno ci sono nelle imprese professionalità utili anche ad Azimut: vogliono disperderle? 5)  il bacino galleggiante, proprio per le sue caratteristiche può essere spostato; non lo vogliono a Livorno? Ce lo dicano e ce lo facciano portare a Piombino dove potrebbe essere possibile creare un polo delle riparazioni; se Azimut ne avrà bisogno cinque o sei volte l’anno come ora, basta che si sposti di poche miglia; 6) a Castellammare di Stabia è stato presentato un progetto per l’Autorità Portuale di Napoli per la realizzazione di un superbacino come il nostro, con un investimento previsto di 340 milioni di euro! E’ giusto che quello di Livorno continui a marcire per farne alla fine un altro molo per parcheggiare i megayacht o forse è meglio farlo fruttare industrialmente? La tecnica delle riparazioni è cambiata moltissimo ed è sicuramente possibile trovare la compatibilità di una serie di lavorazioni da eseguire in vasca, per poi completarne altre a banchina. Insomma, questo territorio non può perdere nessuna occasione di lavoro, diversificando il più possibile. Per l’ipotizzata venuta degli Indonesiani è stato detto, e condividiamo, che non devono danneggiare l’esistente: noi aggiungiamo però che se il progetto e valido deve essere verificata ogni possibilità di collocazione in porto o deve esser fatto anche l’impossibile per dare una alternativa agli investitori, perfino se si trattasse di rendere economicamente appetibili altre aree limitrofe. I problemi non vanno fuggiti o rimandati: vanno affrontati e risolti, valutandone ed accettandone le conseguenze e le responsabilità; è questo il ruolo che gli imprenditori esigono dalla politica”.