Tre numeri riassumono l’andamento del primo semestre 2014: ricavi (+4,4%); spesa per consumi (-4,8%) e retribuzioni (-12,9%).

A prima vista l’economia artigiana sembra evidenziare un risultato positivo anche se per il momento si tratta solo di un rimbalzo congiunturale confinato al fatturato che avviene dopo la profonda contrazione imposta dalla crisi degli ultimi sette anni.

Questi i risultati di Trend, l’analisi congiunturale semestrale effettuata da CNA Toscana sui dati della contabilità di centinaia di imprese artigiane della regione campionate da Istat. L’indagine è stata presentata lunedì 29 dicembre in conferenza stampa dal presidente CNA Toscana Valter Tamburini e dal direttore Saverio Paolieri.

I dati contabili analizzati si riferiscono ai consuntivi del primo semestre 2014 e rappresentano così una vera e propria “semestrale” del bilancio aggregato dell’economia artigiana regionale. I bilanci contabili sono però da considerare al momento solo provvisori per una serie di motivi, tra cui una revisione metodologica tuttora in corso e l’assenza dei dati provinciali relativi a Prato e Siena.

LA SINTESI DI TREND, RAPPORTO CONGIUNTURALE SULL’ARTIGIANATO TOSCANO

quadro generale – In generale, per quanto riguarda lo scenario economico internazionale, dopo i lievi segnali di rafforzamento della seconda parte dello scorso anno, il 2014 si chiude con un bilancio piuttosto deludente. Lo scenario economico degli ultimi mesi presenta un quadro dove molti elementi si sovrappongono nel creare un puzzle congiunturale assai composito e dove le principali economie si muovono a ritmi molto diversi (dinamici Stati Uniti e Regno Unito, rallentamento per le cosiddette Emerging Economies e stagnazione nell’Eurozona). Per l’economia italiana il 2014 è stato un anno complicato e dalle attese tradite, soprattutto a causa della dinamica ciclica della primavera-estate. Il 2014 si chiuderà (probabilmente) con una nuova flessione del Pil attorno al -0,5%. In effetti, l’atteso recupero è stato nuovamente rinviato e dopo il double-dip si parla di triple-dip. Il 2015 è previsto in miglioramento, ma attorno allo “zero virgola”. Dal punto di vista strettamente congiunturale, l’attuale fase recessiva continua a caratterizzarsi per un persistente vuoto di domanda interna dove lo stallo dei consumi si sovrappone alla regressione degli investimenti (ben 15 trimestri di continuo calo congiunturale) e all’anemia del mercato immobiliare. Unica componente dinamica della domanda aggregata è ancora rappresentata dall’export.

I consuntivi TREND evidenziano una variazione positiva dei ricavi dopo la flessione del 2013. Nel complesso, sembrerebbe prendere corpo la tesi di un’economia artigiana che, dopo le ingenti perdite accusate negli anni passati, ha generato un lieve rimbalzo senza però dare i segni di una vera e propria ripresa. Il condizionale è d’obbligo da un lato per una questione puramente “congiunturale”, vale a dire per l’elevata instabilità che la fase recessiva impone all’economia italiana nel suo complesso, dall’altro, per una questione strettamente statistica legata alla provvisorietà dei dati contabili in nostro possesso.

Tale performance è ascrivibile in via principale alla filiera dell’edilizia, comparto che ha appunto accusato le perdite maggiori nel post-crisi. Anche il sistema manifatturiero ha contribuito alla “positività” del 2014, soprattutto grazie alla performance dell’export regionale, che (anche indirettamente) fa da traino alle singole specializzazioni artigiane. Nel corso del 2014, infatti, l’export toscano è aumentato del +4,8%, confermando il trend dell’anno precedente.

Tale scenario congiunturale non deve però distogliere l’attenzione dalla profonda crisi di medio periodo che ha riguardato l’artigianato toscano dall’inizio degli anni 2000. Profondi processi selettivi, imposti prima dall’effetto della globalizzazione dei mercati e poi dall’imperversare della crisi dopo il 2008, continuano a interessare l’economia regionale soprattutto all’interno dell’universo artigiano. Infatti, se il giro d’affari dell’economia artigiana si è grossomodo contratto di 1/3 dal 2008, anche la base produttiva ha subito un netto ridimensionamento: è infatti pari a circa -9.000 la differenza tra le imprese artigiane nate e quelle morte dal 2007 a oggi (dati Infocamere).

Dal punto di vista del ciclo l’economia artigiana appare quindi ancora molto fragile, come peraltro dimostra la tendenza relativa agli indicatori proxy dei livelli produttivi, che accusano un nuovo calo tendenziale nel corso del primo semestre dell’anno (-4,8% per i consumi; -12,9% le retribuzioni). In effetti, in ottica di breve-periodo la dinamica tendenziale del giro d’affari appare ancora molto debole. La sensazione è quella di aver fisiologicamente “rimbalzato” dopo aver toccato un ampio “minimo” ciclico nel 2013. D’altra parte, nonostante la fase di miglioramento, i valori contabili raggiunti nel 2014-I semestre sono comunque inferiori al 2012, anno di profonda recessione per l’Italia e la Toscana.

dinamiche settoriali – Entrando nel dettaglio dei singoli settori economici è evidente come il 2014 sia per il momento influenzato soprattutto dal rimbalzo delle costruzioni (+9,6%; var% 2014-I semestre vs. 2013-I semestre) e (in parte) dalla buona tenuta del manifatturiero (+3,2%), settore dove le performance sono assai differenziate. Il buon risultato della prima parte del 2014, che segue però un consuntivo 2013 negativo, è frutto della dinamica positiva del settore della metalmeccanica (+16,5% vs. 2013-I semestre) e della filiera pelle-calzaturiero (+7,8%), mentre è negativa la tendenza per i settori del tessile-abbigliamento, dell’oreficeria (-1,7%) e del legno-mobili (-3,4%). Tuttavia, che la situazione complessiva sia ancora instabile è testimoniato anche dal fatto che il costo del lavoro e la spesa per consumi presentano una tendenza negativa (2014-I semestre).
Il settore delle costruzioni dopo un lunga e profonda crisi sembrerebbe aver toccato il punto di minimo e presenta un rimbalzo che contribuisce in larga parte al risultato positivo dell’artigianato toscano. In effetti, pur all’interno di un contesto molto difficile, anche altre fonti extra-Trend darebbero conto del materializzarsi di alcuni segnali di distensione e stabilizzazione congiunturale: lieve recupero delle consegne di cemento e delle vendite sul mercato immobiliare (segmento residenziale). Tuttavia, tale dinamica s’inserisce in un contesto dove il mercato immobiliare si è pressoché dimezzato in termini di compravendite di abitazioni rispetto ai dati pre-crisi e i livelli di attività risultano ancora in tensione facendo registrare ulteriori cali dal lato della spesa per retribuzioni (-21,7%; var% tendenziale vs. 2013-I semestre) e dei costi per consumi (-3,3%).

I servizi continuano a essere in profonda sofferenza, con i ricavi di settore che ancora non sembrano aver toccato il punto di minimo. Nel primo semestre il comparto accusa una nuova flessione del proprio giro d’affari (-1,1%) riflettendo così il deterioramento dei livelli medi di reddito di imprese e famiglie. Ad esclusione dei trasporti (+8,4%; var% tendenziale vs. 2013-I semestre), tutti i singoli comparti sono in calo: -3,9% i servizi alle famiglie, -7,5% le riparazioni e -8,2% i servizi alle imprese.

dinamiche territoriali – L’analisi condotta su base territoriale, tenuto conto dell’errore campionario e delle possibilità di rettifica di questi valori nella prossima uscita-TREND, evidenzia una situazione piuttosto variegata. Alle perdite consistenti di fatturato riscontrate ad Arezzo (-10,8%), Grosseto (-17,1%), Lucca (-18,6%) e soprattutto Pistoia (-31,8%) si accompagnano i rimbalzi di Pisa (+1,1%), Livorno (+8,5%) e (in particolare) Firenze (+10,5%). L’andamento dei ricavi della filiera dell’edilizia, con le sue fisiologiche differenze locali, tende così a incidere significativamente sulle singole province. Ciò è vero in particolare per le notevoli flessioni registrate a Grosseto, Lucca e Pistoia, mentre Arezzo è penalizzata soprattutto dalla contrazione dei ricavi del manifatturiero. Il fatturato delle costruzioni presenta un rimbalzo a Pisa, Livorno e a Firenze, provincia dove la positiva dinamica d’inizio anno è però soprattutto imputabile al recupero del sistema manifatturiero (+19,7%).

prospettive – Le prospettive continuano ad essere orientate alla “neutralità” (o alla crescita “zero”), ovvero all’assenza di una ripresa. Il segno sul bilancio-artigiano (TREND) è finalmente cambiato tornando ad essere “+”, ma i risultati non hanno l’intensità e la continuità per essere considerati qualcosa che vada al di là di una variazione positiva di breve periodo. In effetti, la congiuntura è rapidamente mutata a cavallo dell’estate e l’economia italiana è tornata in recessione, spostando di fatto (e ancora una volta…) le chance di una ripresa all’anno successivo (in questo caso il 2015). Inoltre, oltre alla variabilità statistica delle ultime stime contabili analizzate, c’è il fatto che il settore che ha contribuito al rimbalzo – le costruzioni – è quello che più ha sofferto in questi anni, determinando così un fisiologico recupero nel breve termine. Infine, i dati semestrali celano al loro interno già un netto rallentamento sul secondo trimestre 2014 (aprile-giugno) dove la variazione tendenziale presenta una significativa decelerazione (edilizia e manifatturiero). D’altro canto, gli indicatori proxy dell’attività produttiva (consumi e retribuzioni) sono in territorio negativo da ben quattro trimestri consecutivi.

Indagine sul sentiment degli imprenditori per il 2015

L’indagine del sentiment condotta di recente (dicembre 2014) da CNA Toscana su un campione d’imprese artigiane toscane conferma l’assenza di una ripresa nell’ultima parte del 2014 con aspettative abbastanza statiche anche per il 2015-I semestre.
I giudizi degli operatori relativamente all’andamento del secondo semestre 2014 sono tendenzialmente coerenti con un quadro congiunturale statico o in lieve peggioramento. E’ infatti leggermente negativo il saldo “aumenti-diminuzioni” (in termini di quota d’imprese sul totale) per quanto riguarda i livelli di produzione e degli ordinativi, mentre il 30,2% delle aziende ha segnalato un profilo di “stabilità” dei propri livelli produttivi. Segnali in chiaroscuro per quanto riguarda il fatturato che, nella seconda parte dell’anno, è giudicato “in contrazione” soprattutto da chi vende sul mercato interno, mentre le cose vanno meglio per la minoranza d’imprese che si affaccia sui mercati esteri. Nel complesso la situazione è ancora molto complicata e gli operatori non fanno che confermare un quadro congiunturale dove emergono numerose criticità: dalle spinte di tipo deflattivo (il 34% delle imprese dichiara che i propri prezzi di vendita sono in diminuzione), al difficile e costoso accesso al credito (il 54,7% delle imprese dichiara di avere difficoltà dal lato del credito), all’aumento dell’incidenza dei costi aziendali (soprattutto quelli per interessi). Tuttavia, nonostante le difficoltà, ben oltre il 50% delle imprese presenta un bilancio in utile nel 2014, anche se forse si tratta di bilanci poco più che in “pareggio”.

Estendendo lo sguardo al 2015 le previsioni sono in miglioramento un po’ su tutti gli indicatori e i livelli produttivi e di fatturato sono attesi in recupero, anche se il quadro generale presenta un profilo di sostanziale stazionarietà. A dimostrazione che questa fase non è l’inizio di una ripresa vi è lo scarso rilievo della spesa per investimenti: solo il 20,8% delle imprese prevede che effettuerà investimenti nel corso del primo semestre 2015, a fronte del 37,7% che aveva effettuato investimenti nella seconda parte del 2014.

Le politiche economiche urgenti per il rilancio dell’economia toscana

Afferma il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini: ”è necessaria una concreta “difesa” della base produttiva e del ruolo anche sociale dell’imprenditore artigiano. Sono urgenti policy coraggiose e pro-attive. La auspicata ripresa della domanda estera da sola comunque non sarebbe sufficiente a coprire i vuoti produttivi accumulati in tutti questi anni di crisi. Sarà determinante stimolare la spesa per investimenti (tecnici e know-how) per cercare di non mettere a rischio le basi stesse di una possibile ripartenza. Ma anche dare fiato alla domanda di consumo da parte delle famiglie e a quella intermedia espressa dal sistema produttivo che deve trovare motivazioni per riattivare le nostre filiere produttive locali. Molte sono le politiche regionali che potrebbero restituire forza e dignità alle piccole imprese toscane recuperando il loro ruolo storico fondamentale, ruolo che non è assolutamente in contrasto con una crescita sana della grande e media impresa e l’attrazione di gruppi e di investitori internazionali: dalla predisposizione di idonei meccanismi di correzione per l’accesso al credito della micro e piccola impresa alla riduzione dei costi e degli adempimenti che pongono la Toscana in svantaggio anche rispetto ad altre regioni del centro-nord, dalla maggiore apertura delle gare e degli appalti pubblici alle piccole imprese (che la normativa vigente già consentirebbe in modo significativo, se solo ci fosse la volontà ed il coraggio da parte delle stazioni appaltanti) a rendere il sistema della formazione più efficiente e mirato ai bisogni reali del nostro sistema produttivo”.

La Regione Toscana invece – dichiara il Direttore CNA Toscana Saverio Paoliericontinua ad utilizzare le risorse dei fondi strutturali per finanziare la grande impresa, senza concrete garanzie di interagire con l’indotto locale: nel nuovo Por Creo Fesr 2014-2020 la Regione taglia nuovamente fuori le piccole imprese e riserva alle grandi ben due misure, a cui destina complessivamente più risorse di quelle riservate alla analoga misura dell’intero settore manifatturiero delle MPMI. La Regione, negli ultimi anni, ha poi investito molto sulla riorganizzazione del sistema di trasferimento tecnologico, ma sia i Poli che i Distretti Tecnologici non si sono rapportati adeguatamente alla micro e piccola impresa; ha più volte ribadito di voler mirare gli incentivi alle imprese ‘dinamiche’, ma ancora non sappiamo con quali criteri saranno individuate. CNA Toscana chiede alla Regione di dare a tutte le realtà economiche la possibilità di inserirsi nel processo di rilancio competitivo del proprio territorio. Se non ripartono le economie locali sarà difficile rilanciare lo sviluppo e l’occupazione. Inoltre chiediamo che la Regione intervenga sulla patrimonializzazione dei confidi, in particolare Artigiancredito Toscano, il consorzio di garanzia unitario dell’artigianato toscano, strumento insostituibile che facilita l’accesso al credito delle piccole imprese e che, in particolare in questi anni, ha svolto il ruolo fondamentale di ammortizzatore sociale per le piccole imprese in difficoltà. In assenza della garanzia, l’accesso al credito sarebbe precluso alla quasi totalità delle micro e piccole imprese, con conseguenze facilmente intuibili in termini di crisi aziendali e di chiusure. Chiediamo poi che la Regione favorisca il processo di aggregazione fra i diversi confidi operanti in Toscana”.

CNA Toscana inoltre, partendo dalle difficoltà quotidiane delle imprese che rappresenta, presenta tre punti che corrispondono a interventi e riforme a costo zero sulle quali la Regione Toscana e il sistema delle autonomie locali può e deve fare di più, in un momento difficile per la piccola impresa toscana:

Riforma nella legislazione ed abolizione degli adempimenti inutili e inefficaci e/o la cui applicazione è molto complessa e pregiudica l’attività delle PMI; la lista è lunga: il SISTRI (tracciabilità dei rifiuti speciali), la patente per i gas tossici, la vidimazione del registro infortuni, la normativa sulle aziende insalubri, la legislazione sulla sicurezza sproporzionata per oneri, ore obbligatorie di formazione e ‘produzione di carta’; anche alcune procedure utilizzate dagli Sportelli Unici quali la conferenza dei servizi che di fatto non funziona (in quanto porta una notevole dilazione ed incertezza sui tempi per il rilascio delle autorizzazioni), con il risultato di scoraggiare gli investimenti e le iniziative imprenditoriali. A seconda dei casi, la Regione può intervenire direttamente sulla propria normativa o portare avanti l’istanza della semplificazione a livello nazionale attraverso le sedi opportune.
Standardizzazione e armonizzazione delle norme e delle prassi. È necessario che la Regione supporti, attraverso la propria guida ed un’attività di integrazione e coordinamento, una standardizzazione e semplificazione delle prassi, incluse le fonti informative ed i formulari, al fine anche di aumentare l’efficacia degli Sportelli Unici; così anche la telematizzazione delle procedure porterebbe un risparmio sui tempi e sui costi alle imprese, che finora purtroppo hanno visto solo l’aspetto deteriore del passaggio dalla carta al digitale, almeno per quanto riguarda i rapporti con la PA. Per finalizzare efficacemente questo processo di semplificazione e di standardizzazione delle prassi la costituzione di un’Agenzia delle Imprese è una possibile soluzione.
Apertura effettiva delle gare d’appalto alle piccole imprese. Una barriera amministrativa spesso invalicabile impedisce alle piccole imprese di essere fornitori della PA; l’apertura dei bandi e delle gare di appalto alle PMI di fatto non c’è: prevale l’avversione nello ‘spacchettare’ appalti di una certa dimensione e l’orientamento verso un appesantimento non richiesto dalla stessa normativa (es. ‘gara europea’) per appalti di piccola dimensione.