Cna Siena, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti fortemente critici sulla nuova imposta locale.

“Ci sentiamo come soldati feriti e disarmati su cui sparano dall’alto a oltranza, senza alcuna pietà. Gente che a stento resta aperta, che sta chiudendo o che magari ha già chiuso. E che come salvavita riceve in questi giorni una bolletta Tares che ha tutto il sapore dell’accanimento”. Così Rete Imprese Italia, il raggruppamento delle sigle rappresentative del commercio e dell’artigianato in provincia di Siena (Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) esprime la rabbia che in questi giorni sta accomunando migliaia di piccoli imprenditori in tutta la provincia di Siena e in particolare nei comuni in cui viene intimato con lettera a domicilio il saldo della quota Tares per il 2013.
Un tributo che nei mesi scorsi è stato al centro di un irritante balletto da parte del Governo, tra ipotesi di soppressione e di riforma, e che puntualmente si materializza nel peggiore dei modi sul finire dell’anno, quando gran parte di queste imprese lotta tra la vita e la morte d’esercizio. “Nei mesi scorsi avevamo messo in guardia le Amministrazioni comunali dagli spaventosi effetti che un’applicazione imperterrita di questo tributo avrebbe potuto comportare sull’economia locale, e quindi su migliaia di famiglie che ne traggono sostentamento – lamentano le quattro associazioni – Sindaci, Ato e gestore all’atto pratico sono rimasti sordi a questi appelli, ma temiamo che sarà molto difficile restare al riparo dalle grida di rabbia e dolore che in questi giorni salgono a centinaia da negozi, botteghe artigiane, pubblici esercizi. È bene che sia chiaro da cosa e da chi deriva questo stato di cose”.
Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti di Siena stigmatizzano in particolare la vistosa contraddizione tra “una provincia che si fa vanto del titolo di carbon free e delle percentuali di raccolta differenziata, ma chiude gli occhi sull’’aria’ altamente nociva che queste migliaia di famiglie stanno respirando in casa propria, in virtù dello stato d’animo che la scadenza della Tares sta provocando in loro. Questa tendenza va invertita, siamo pronti a supportare le nostre aziende tutti i livelli di interlocuzione, valutando se necessario eventuali altre forme di mobilitazione”