“La Eaton non sarebbe rimasta a Massa nemmeno con i finanziamenti regionali. Questo è sicuro”. Parte da qui, dalle ceneri di uno degli ultimi grandi colossi dell’industria apuana, la riflessione di Dino Sodini, Presidente Provinciale di Cna Massa Carrara che non ha condiviso le dichiarazioni del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, durante la presentazione del rapporto di Uniocamere. Secondo il Governatore la Regione Toscana dovrebbe concentrare i pochi fondi a disposizione sull’industria e dei grandi gruppi che hanno propensione all’export. Il Presidente Rossi ha parlato anche dell’enorme forza dei distretti e delle imprese inadeguate per le loro dimensioni ad affrontare la sfida con il mondo. “Infatti – commenta Sodini – parte della crisi che ci sta tagliando le gambe è dovuta proprio alla dismissione delle grandi imprese come la Eaton che dalla mattina alla sera, con una corrispondenza epistolare, hanno fatto le valigie e si sono portati via una buona fetta della nostra industria. Queste aziende, multinazionali, non hanno nessun interesse per il futuro del territorio. Lo hanno dimostrato chiaramente. Rossi vuole investire ancora su questi cavalli? Non credo – sottolinea il concetto – che la Eaton sarebbe rimasta perché beneficiaria di finanziamenti sull’innovazione. Le imprese piccole? Oggi stanno salvando quei pochi posti di lavoro che restano. E sono davvero piccole…”. La rotta del Presidente Cna Massa Carrara è ben definita: “il territorio deve tornare centrale nelle scelte, anche della Regione Toscana e del nostro Governo che più volte ci ha fatto capire che le sorti di questo pezzo di toscana poco gli interessano – spiega – le piccole imprese vivono il territorio, lo popolano, e non delocalizzano. Bisogna creare le condizioni, le infrastrutture, le opportunità per catalizzare investimenti e per alimentare quei motori che già sono presente. Serve un nuovo patto tra le classi dirigenti del territorio per arrivare a qualche risultato vero e concreto. La politica? Se ascolta ed agisce bene, altrimenti non andiamo avanti”. E’ quell’andare avanti che lascia intravedere strade diverse e certo non convenzionali: “Ci aspetta un autunno caldo – anticipa Sodini – dove la disobbedienza, se qualche barlume di cambiamento non sarà intravisto, diventerà il soggetto di cronaca del giorno. Questi tempi impongono delle scelte decise, non esitazioni”.

Sodini è preoccupato per i venti di crisi che soffiano sulla Syntech, un altro pezzo di quell’industria spolpata dalla crisi: “Non possiamo, e mi pare evidente, permetterci le solite liturgie dei momenti di normalità. Qui siamo di fronte ad un momento della storia di assoluta straordinarietà che impone attenzioni ed azioni straordinarie”. Se da un parte Rossi sbaglia “nel pensare che piccolo sia inadeguato e ci sia da investire nelle aziende che esportano”, per Sodini anche la politica locale ha le sue colpe. Cita il caso del Sin, il Sito di Interesse Nazionale non a caso:“C’è stata poca attenzione – analizza ancora – il Governo, su questo fronte, non ci ha mai preso sul serio. Ci ha snobbato. Una volta, nel Far West, ci saremmo ripresi quelle aree con la forza per farle tornare produttive. Oggi non è possibile perché con probabilità di arresterebbero tutti”. O si cambia o si muore la sintesi. Infine una battuta sulla presenza della criminalità organizzata alle cave e sull’interessamento della commissione anti-mafia:“è un fenomeno su cui non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia. Questa provincia non ha una cultura mafiosa nel suo Dna, certo è che strumenti come il massimo ribasso nelle gare – conclude riferendosi agli appalti e al fenomeno del maxi ribasso – ingolosiscono soggetti e strutture poco chiare. L’attenzione deve restare massima”.