Illegalità, corruzione, contraffazione, abusivismo, infiltrazioni criminali: sono anche questi i problemi che il nostro sistema economico si trova a dover affrontare.
Illegalità, corruzione, contraffazione, abusivismo, infiltrazioni criminali creano danno alle imprese sane e rispettose delle regole e a tutto il paese. L’economia sommersa in generale causa una pressione fiscale maggiore su un minor numero di contribuenti, e riduce sensibilmente anche la capacità dello Stato di fornire beni e servizi.
Il settore costruzioni e il trasporto merci sono esposti in particolare all’attenzione della criminalità organizzata; negli appalti pubblici la corruzione è ormai un fenomeno dilagante. Il Made in Italy è vittima della contraffazione. L’abusivismo è un elemento sempre più diffuso in particolare nei settori benessere, fotografi professionisti e sta crescendo per moltissime altre categorie.

foto Tamburini 7“Fino a poco tempo fa eravamo convinti che la Toscana fosse un’isola felice – commenta il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini – Oggi sappiamo che non è così e dobbiamo tutti insieme, istituzioni, associazioni e ogni espressione della società civile, lavorare per combattere questi fenomeni”.

La Toscana purtroppo non risulta esente da fenomeni, non solo di corruzione, ma anche di infiltrazione malavitosa; tra il 2014 e l’inizio dell’anno 2015 sono stati registrati 4 casi negli appalti pubblici nei territori delle province di Grosseto, Pisa e Massa Carrara.

Il ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, la realizzazione a livello centrale e locale della P.A. di piani e azioni specifiche, il ruolo della magistratura di contrasto al fenomeno, l’impegno delle forze dell’ordine, la discussione del disegno di legge anticorruzione, in Toscana il protocollo per la legalità e qualificazione della pelletteria, firmato da Regione e parti sociali, e il recente protocollo tra la Regione e la DIA e l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla legalità, sono un quadro significativo, ma non esauriente per affrontare questo tema.

È questo il senso della tavola rotonda “La Pubblica Amministrazione, le Imprese e la cultura della legalità” che CNA Toscana ha organizzato lunedì 20 aprile con il patrocinio della Fondazione Caponnetto e con ANCI Toscana e con la partecipazione di: On. Rosy Bindi Presidente Commissione Parlamentare Antimafia, Cosimo Maria Ferri Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Giuseppe Creazzo Procuratore della Repubblica di Firenze, Renato Scalia Consigliere Fondazione Caponnetto, Presidente CNA Toscana Valter Tamburini; a moderare la tavola rotonda Federico Monechi, giornalista di RAI3 Toscana. Ha portato un saluto la Presidente ANCI Toscana, Sara Biagiotti.

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Il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri ha introdotto il confronto presentando le proposte della CNA Toscana per affrontare il problema della legalità nel rapporto tra imprese e pubblica amministrazione, proposte sulle quali hanno espresso condivisione sia l’On. Bindi che il sottosegretario Ferri che il Procuratore Creazzo.

foto Paolieri 15“Illegalità, corruzione, contraffazione, abusivismo, infiltrazioni criminali non si combattono solo con le leggi – ha dichiarato il Direttore CNA Toscana – Le politiche di contrasto al fenomeno dell’illegalità e della corruzione non si possono limitare a scoraggiare le fattispecie più ‘gravi’ attraverso l’inasprimento delle sanzioni, ma devono creare un humus favorevole, agendo anche su quelle aree grigie che, se pur non illegali, si configurano come moralmente inaccettabili. Le norme sono importanti, ma se sono eccessive, come accade in Italia, non risolvono il problema e anzi ingessano il paese e il suo sistema economico”.

E ha aggiubnto:”CNA Toscana vuole fare la propria parte e ha sviluppato una serie di proposte che cercherà di concretizzare con il sostegno delle istituzioni e della Fondazione Caponnetto (e anche di altre associazioni e enti che condividano le nostre idee e il nostro percorso). Con la Fondazione Caponnetto nei prossimi giorni firmeremo con questi obiettivi un protocollo d’intesa per costruire una stretta forma di collaborazione al fine di promuovere, in base alle rispettive competenze, forme di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata nel tessuto economico della Toscana. Fondazione Caponnetto e CNA Fita Toscana poi stanno studiando un decalogo che affronterà con strumenti innovativi soluzioni che consentano anche alla nostra associazione di intervenire su possibili infiltrazioni criminali nel trasporto merci”.

Le PROPOSTE della CNA Toscana

Per il SETTORE COSTRUZIONI

In attesa del recepimento delle direttive comunitarie in ambito di appalti pubblici, settori speciali e concessioni, CNA Toscana auspica che questo rappresenti l’occasione per porre in essere alcune azioni a tutela della legalità e della trasparenza.

In merito a questi provvedimenti, ma anche in un’ottica di carattere più generale, CNA Toscana avanza alcuni elementi di riflessione e proposta:

  • Semplificare è la parola d’ordine che deve accompagnare la nuova legislazione, ponendo soprattutto un fermo a correttivi come quelli segnalati nella premessa
  • Rafforzare il sistema dei controlli procedurali delle opere pubbliche con particolare attenzione alle fasi del subappalto
  • Valorizzare nei criteri di aggiudicazione la qualità dell’opera, così come previsto nelle direttive, ragionando anche su particolari elementi premiali, quali ad esempio: l’innovazione tecnologica, l’utilizzo di prodotti non impattanti dal punto di vista ambientale, la sicurezza , la promozione dei materiali lavorati ed escavati in Toscana nella logica di alcuni ultimi provvedimenti legislativi della Regione.
  • Rafforzamento gli Osservatori Regionali dei Lavori Pubblici nell’ottica di renderli strumenti di formazione e supporto effettivi delle stazioni appaltanti, dando loro poteri di verifica puntuale sull’andamento e le modalità di aggiudicazione degli appalti con poteri di censura e intervento in caso di elementi di criticità
  • Centralizzazione delle stazioni appaltanti, non in una logica esclusivamente di risparmio, ma come opportunità di qualificazione e specializzazione del personale che vi lavora attraverso investimento nella formazione e prevedendo principi di rotazione dello stesso
  • Disinnescare, attraverso una legislazione semplice ed efficace, il contezioso giudiziario tra stazioni appaltanti e sistema imprenditoriale; previsione di forme obbligatorie di conciliazione come la mediazione
  • Le commissioni aggiudicatrici dovrebbero prevedere la presenza di alti profili professionali esterni all’amministrazione aggiudicatrice, attraverso ad esempio il ricorso ad un albo nazionale gestito all’interno delle funzioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
  • Superamento dell’attuale sistema di qualificazione delle imprese attraverso la predisposizione di un fascicolo elettronico dell’impresa che attesti per la tipologia di gara alla quale si vuole partecipare l’esistenza di un elenco dei lavori eseguiti negli ultimi cinque anni; tale elenco dovrà essere corredato di certificati di corretta esecuzione e buon esito dei lavori più importanti; le amministrazioni aggiudicatrici obbligatoriamente verificheranno tali requisiti senza che le imprese siano obbligate a produrre attestazioni; il fascicolo potrebbe essere implementato anche per la parte sicurezza per le verifiche formali on line da parte degli enti preposti. Tale meccanismo produrrebbe una forte riduzione di oneri amministrativi a carico delle imprese e allo stesso tempo darebbe certezza di trasparenza.

 

Per il MADE IN ITALY

Il Made in Italy – per rappresentare nel mondo non solo l’eccellenza della creatività e dello stile italiano, ma anche la qualità dei prodotti e del buon lavoro che serve a produrli – deve divenire il simbolo di un sistema di valori che hanno a che fare con la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Deve divenire un modello di produzione sostenibile riconosciuto nel mondo.

A questo fine è necessario riportare: la LEGALITÀ al centro dell’agenda politica; le IMPRESE al centro della politica economica; la dignità del LAVORO al centro dei VALORI.

CNA ritiene che, per costruire questo nuovo primato, sia necessaria un’azione complessa e di sistema, che non riguardi solamente interventi legislativi diretti sul settore, ma che abbracci più ambiti, dall’educazione al consumo consapevole, fino al passaggio generazionale nelle imprese simbolo della manifattura italiana.

Portare il Made in Italy in tutte le SCUOLE ITALIANE
Non esistono leggi anticontraffazione che possano sortire effetti se non si lavora prima sull’educazione del consumatore. E per farlo è necessario partire dalla SCUOLA. Educazione all’acquisto di prodotti e manufatti Made in Italy (etici e non contraffatti), ma non solo. CNA Federmoda vuole portare il Made in Italy in tutte le scuole italiane, con un progetto educativo che racconti il buon lavoro, la produzione artigianale e educhi a saper scegliere un prodotto di qualità, riconoscendone il valore, tangibile e intangibile, che racchiude.

Un sistema di certificazione efficace e di filiera
Normative UE su Made in Italy che non garantiscono una reale produzione italiana, proposte e disegni di legge parlamentari talvolta ridondanti, sistemi di certificazione e tracciabilità di prodotto complessi e poco applicati, certificazioni etiche, di qualità, ambientali. Un proliferare di norme e strumenti che di fatto hanno forti limiti: 1) non riescono a garantire la certificazione di tutta la filiera produttiva; 2) non sono ancora divenuti uno strumento per la “competitività” delle imprese (sono ancora un costo e non un investimento); 3) non sono ancora sufficientemente noti e promossi per riuscire ad orientare la scelta del consumatore.
Chiediamo al legislatore di semplificare al massimo questo set di strumenti, ricondurli ad unità e renderli efficaci, in grado di rispondere ai 3 punti suddetti.

Un nuovo primato per il Made in Italy: il modello di produzione sostenibile nel mondo
Il buon lavoro, un lavoro sostenibile e di qualità deve divenire il requisito distintivo della produzione Made in Italy nel mondo. Il prodotto Made in Italy, oggi identificato di altissima qualità e raffinatezza stilistica, domani deve essere riconosciuto ed acquistato perché il prodotto di un lavoro “umano”, sostenibile e giusto. Questo significa ridisegnare i rapporti di filiera tra grandi aziende e brand e piccole aziende artigianali di subfornitura. Significa redistribuire la ricchezza nella filiera e nei territori di produzione. Significa “ristrutturare” forma, dimensioni e relazioni dei distretti produttivi, significa saper affrontare la sfida del ritorno delle produzioni dall’estero e ancora parlare di standard di qualità, di costo del lavoro, del saper fare, rimettendo il lavoro e i lavoratori (dipendenti e autonomi) al centro della filiera del valore. Tra le proposte in campo quella di lavorare alla costruzione di un “rating di valore” per le PMI che operano rispettando determinati parametri di sostenibilità economica, sociale, etica ed ambientale.

Un sistema organico di regole, incentivi e strumenti per il passaggio generazionale delle imprese Made in Italy
Trasmissione del saper fare (tirocini, maestri artigiani e botteghe scuola, apprendistato) e trasmissione di competenze manageriali e imprenditoriali. Come fare per non disperdere un patrimonio di competenze e un sistema produttivo diffuso di piccole imprese al traguardo generazionale? E’ necessario intervenire dal punto di vista della legislazione regionale e nazionale, favorendo l’inserimento in azienda di giovani leve, consentendone la presenza in modo lecito (al momento non esistono istituti che lo consentano) e facilitando il passaggio di impresa da un punto di vista di strumenti, forme (spin off aziendali etc.) ed incentivi economici e fiscali.
Non esiste una normativa specifica che consenta di strutturare un approccio sistemico a questa sfida, che il Paese deve cominciare a porsi per 2 motivi: creare opportunità di lavoro e impresa per i giovani; non disperdere il patrimonio di competenza dell’impresa manifatturiera diffusa.

Politiche economiche (e di misurazione) per incentivare un modello di sviluppo sostenibile
Un sistema di PRODUZIONE SOSTENIBILE può essere sostenuto solo da un ecosistema di strumenti, attori e politiche favorevoli ad uno sviluppo economico sostenibile. La stessa misurazione del PIL come indice di ricchezza non ci consente di fatto di considerare ed investire sugli “assets” della sostenibilità (produzione etica, ambiente, benessere lavorativo, benessere sociale, istruzione, buongoverno etc.).
L’avvio del processo di superamento del PIL come indice di benessere sociale, nasce nel Bhutan e sostituisce il PIL con il GNH (Gross National Happiness, Felicità Nazionale Lorda). A partire dalle Nazioni Unite fino all’Unione Europea, diversi gruppi di ricerca hanno lavorato per definire e perfezionare degli indicatori di benessere, anche il progetto italiano BES (Benessere Equo e Sostenibile) nato da un’iniziativa congiunta del CNEL e dell’ISTAT per la misurazione del benessere.
Sebbene questa strada sia stata già intrapresa anche dal nostro Paese, questo sistema di indicatori rappresenta una innovazione radicale nella comunità degli economisti. Come tutti i grandi cambiamenti di paradigma, non è ancora divenuta mainstream, ma bisognerebbe cominciare a promuoverla come orientamento, sviluppando progetti e percorsi di sperimentazione in questo senso, anche in riferimento al “rating di valore” di cui ai punti precedenti.

Per l’ABUSIVISMO

L’abusivismo interessa in particolare i settori moda, benessere, fotografi professionisti, ma è un fenomeno che sta crescendo per moltissime categorie: nel trasporto merci con società con sede nell’est europeo, ma che operano solo nel nostro paese; nel trasporto persone in cui le ditte regolari di bus, noleggio con conducente e taxi soffrono per un numero crescente di abusivi; nei servizi di trasporto scolastico, dove è già accaduto che soggetti aggiudicatari non pagassero contributi e assicurazioni; nelle attività di ristorazione, nei pubblici esercizi o nelle attività stagionali come rimessaggi e balneatori che soffrono la concorrenza di associazioni e circoli. E l’elenco sarebbe ancora lungo, in pratica ovunque ci sia la possibilità di agganciare un ‘mercato’.
Per combattere abusivismo e concorrenza sleale di chi lavora in modo non regolare occorrono maggiore legalità, trasparenza, efficienza e collaborazione. CNA propone:

  • tavoli provinciali con tutte le componenti istituzionali, associative e gli organi di vigilanza, coordinati da Camera di commercio e/o Prefettura, con il compito di monitorare il fenomeno e predisporre azioni coordinate;
  • maggiori controlli da parte degli organi di vigilanza. A Polizia municipale, Asl, Nas, Guardia di Finanza ecc., CNA chiede un impegno straordinario per colpire in maniera forte l’abusivismo, ma anche per attuare sinergie comuni per combattere l’illegalità e creare nuove opportunità di occupazione.
  • I tavoli sulla legalità, oltre ai controlli, dovranno preparare programmi e campagne per informare il cittadino sui rischi che corre ogni qualvolta ricorre all’utilizzo di servizi e prodotti non regolari.