La politica non metta in liquidazione le imprese. E’ questo lo slogan lanciato da Rete Imprese (a cui aderiscono: CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Casartigiani della Toscana) per la giornata di mobilitazione nazionale organizzata il 28 gennaio prossimo. Lo scopo è mettere in evidenza la situazione di assoluta difficoltà che stanno attraversando le nostre aziende e l’impoverimento del tessuto socioeconomico a cui assistiamo a causa di una crisi che non può essere imputata al fato, ma ha alle radici fattori di politica economica che continuano ad impedire lo sviluppo.

Una situazione di sofferenza che coinvolge l’Italia intera, dove nel 2012 ha chiuso una azienda ogni minuto, a cui la Toscana non fa certo eccezione. A parlare sono i numeri, che attestano come le difficoltà che attraversa il sistema impresa siano direttamente collegate al crollo dei consumi e della capacità d’acquisto delle famiglie. Basti pensare ad esempio che in Toscana il tasso di disoccupazione è passato dal 4,3% del 2007 al 6,5% del 2011, mentre il prodotto interno lordo nel 2012 è diminuito del 2,4% e i consumi sono addirittura precipitati del 4,3%.

Una contrazione della spesa pubblica a cui si è assommato un aumento costante e consistente della tassazione, fattori che hanno determinato l’incapacità di una gran parte delle imprese a far fronte alla situazione e a rimanere sul mercato. Diverse hanno dovuto chiudere i battenti e molte altre sono vicine ad arrendersi. I numeri parlano ancora chiaro, così come il saldo della nati-mortalità delle imprese, che indipendentemente dai settori di attività vede davanti il segno meno.

Più precisamente tra gennaio e settembre del 2012 il commercio in Toscana ha perduto 1751 imprese su un totale di 101.429, cui si assommano le altre 432 dei servizi di alloggio e ristorazione su 30.518. Ciò significa che nel complesso il settore commercio e turismo in 9 mesi ha visto chiudere quasi 2.200 imprese. Commercio che per altro gioca sempre un ruolo fondamentale nell’economia regionale, totalizzando il 24,3% del numero di attività, cui si aggiunge il 7,3% di alloggio e ristorazione. Ciò significa che una azienda toscana su tre appartiene al mondo del commercio e del turismo.

Altrettanto complessa la situazione per quanto riguarda l’artigianato, che soffre di una riduzione prolungata dei consumi che sta mettendo in forte difficoltà molte imprese. Nel 2012, l’indice regionale della natimortalità registra una raffica di chiusure, facendo segnare un – 934 imprese nel manifatturiero e -1.568 nelle costruzioni. Inoltre dal 2007 al 30/09/2012 si è registrato un calo di 3.600 imprese artigiane in Toscana. Il fatturato dell’artigianato toscano risulta inoltre diminuito nel complesso del -11,4%. Una flessione che ha interessato tutti i principali segmenti di attività, risultando più sostenuta nel tessile-maglieria-abbigliamento (-16,4%) ed invece meno accentuata nella concia-pelletteria-calzature (-6,5%). È tuttavia soprattutto all’interno dell’edilizia che si sono registrate le maggiori difficoltà. Complice un mercato per molti aspetti “bloccato” tanto sul fronte della domanda pubblica che su quello della domanda privata (famiglie ed imprese), il volume d’affari delle imprese artigiane operanti nel settore (principalmente legate ad attività di installazione impianti e a lavori di completamento e finitura di edifici) è infatti crollato del 19,3%.

Il prossimo 28 gennaio, giorno in cui è fissata la mobilitazione nazionale che vedrà attuate manifestazioni in ogni provincia d’Italia, i presidenti regionali di CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti  e Casartigiani consegneranno agli assessori regionali al Lavoro e Attività produttive Gianfranco Simoncini e al Commercio e Turismo Cristina Scaletti un documento ufficiale con i dati sintetici sulla situazione dell’economia regionale e una specifica richiesta di intervento a sostegno delle imprese, quelle che stanno resistendo, dimostrando che hanno voglia di sfidare la crisi e quelle che potrebbero nascere con politiche attive sul sistema delle imprese.