CNA Toscana ha predisposto il documento “ELEZIONI REGIONALI 2015: LA TOSCANA CHE VOGLIAMO” per
contribuire al dibattito in corso per il rinnovo del governo della Regione Toscana con idee, proposte e strategie finalizzate a dare slancio all’economia del nostro territorio.

Con questo spirito il Presidente CNA Toscana, Valter Tamburini, ha inviato ai candidati alla Presidenza della Regione Toscana tale documento, auspicando che le riflessioni e le proposte in esso contenute siano condivise per un comune impegno futuro nel contesto dell’Istituzione Regione.

Pubblichiamo a seguito il documento

“ELEZIONI REGIONALI 2015: LA TOSCANA CHE VOGLIAMO”

Il quadro: la crisi e la possibilità di agganciare la ripresa
Dopo sei anni di crisi durissima, sembra che la caduta si sia arrestata e, forse, sembra che si stiano delineando dei timidi segnali di ripresa.
Questi segnali non sono, tuttavia, strutturali e dovuti ad un riposizionamento competitivo del Paese, quanto piuttosto ad eventi esterni particolarmente favorevoli: il drastico calo dell’euro e il crollo del prezzo del petrolio, oltre ad un generalizzato trend positivo delle principali economie del pianeta.
Dobbiamo cogliere l’opportunità che ci viene offerta, per realizzare riforme tali per cui la ripresa possa essere agganciata in maniera stabile e si possano porre le basi per un periodo di buona crescita.
Dobbiamo essere più che mai consapevoli del fatto che la competitività delle imprese passa attraverso la competitività di un territorio; un Paese non competitivo vanifica quasi tutti gli sforzi di imprese e lavoratori, perché obbliga le proprie aziende a competere con un peso di esternalità negative (tasse, burocrazia, infrastrutture carenti, ecc.), che le rendono profondamente penalizzate e svantaggiate in partenza rispetto ai competitori internazionali.
Chiediamo un’amministrazione più sobria e più snella, che si occupi di amministrare e controllare, ma non di fare perché, come hanno dimostrato gli ultimi 30 anni di storia italiana, quando l’amministrazione si mette a svolgere attività diverse da quelle di governo, risulta drammaticamente costosa e inefficiente. A parte gli ambiti assistenziali, la sanità, la scuola, l’Università e l’ordine pubblico, è bene che la P.A. si limiti a governare e garantire il rispetto delle norme.
Molte delle riforme strutturali che richiediamo non sono di competenza delle Regioni, tuttavia le Regioni e gli enti locali svolgono un ruolo importante nella capacità competitiva di un territorio.
La lunga crisi che abbiamo vissuto è stata drammatica, ed ha evidenziato a tutti che il nostro Paese è inadeguato alle sfide contemporanee, ingessato in regole anacronistiche e complesse, enormemente pachidermico e costoso nella sua struttura e soprattutto incapace di compiere scelte idonee in tempi rapidi, come richiedono i cambiamenti imposti dalla modernità. In particolare rileviamo la drammatica lentezza nel deliberare, appaltare e realizzare le opere pubbliche, vero e proprio pilastro che sorregge un’economia sempre più internazionalizzata e dinamica.
Auspichiamo che la crisi e le evidenze che essa ha dimostrato, determinino un’azione vera e concreta di rinnovamento e di riposizionamento delle amministrazioni pubbliche; qualche segnale lo abbiamo intravisto, ma in gran parte si è trattato di annunci e degli annunci ci siamo profondamente stancati.
Le imprese in questi anni sono state costrette a cambiare pelle, ad eliminare ogni minima inefficienza, a compiere una importante mutazione tecnologica e organizzativa, occorre che l’amministrazione pubblica faccia lo stesso.

Rendere competitivo il nostro territorio
Spesso sentiamo ripetere la banale frase che il nostro patrimonio storico rappresenta il nostro petrolio e di quello potremmo vivere. Niente di più falso e distruttivo: un territorio è attrattivo se è in grado di produrre beni e servizi, qualità e cultura, altrimenti rischia di diventare uno dei tanti parchi divertimenti, bisognosi di camerieri e personale a bassa intensità di competenze.
Per diventare un territorio competitivo e attrattivo dobbiamo intervenire su tre ambiti: infrastrutture, snellezza ed efficienza dell’amministrazione pubblica e riduzione del carico fiscale.
Le infrastrutture rappresentano il ponte che ci lega allo sviluppo ed alla contemporaneità; abbiamo perso anni preziosi ed infinite opportunità, adesso non possiamo permetterci il lusso di rimandare, occorre coprire il drammatico gap infrastrutturale (materiale ed immateriale) che ci separa dalle regioni più competitive d’Europa. Siamo stanchi di annunci e promesse, vogliamo vedere i cantieri aperti e, soprattutto, le opere pubbliche agibili per il rilancio della nostra regione.
Del resto ci preme ricordare che, fino a quando il nostro Paese è stato capace di avere un sistema di infrastrutture analogo a quello degli altri Paesi sviluppati, ha mantenuto livelli di crescita sostenuti; quando ci siamo impantanati nei veti incrociati, paralizzati dalla sindrome nimby e dalla incapacità della politica di agire, intrappolata da una selva di regole, il nostro Paese ha imboccato la via del declino.
Lo snellimento e la semplificazione amministrativa potrebbero rappresentare un punto di PIL, secondo molti osservatori; noi crediamo che potrebbero rappresentare un eccellente volano per liberare la capacità di ripresa delle nostre imprese. Molte delle semplificazioni passano dalle competenze del legislatore nazionale, ma molte dipendono anche dalla nostra Regione, che si distingue, a livello nazionale, per mantenere un livello di regolazione amministrativa particolarmente complessa e burocratica. In particolare pensiamo al settore igiene e sicurezza, bandi e incentivazioni, ecc….. Occorre cambiare da subito ed in maniera radicale, ma non tramite gli annunci, tramite atti di immediata applicazione.
Il carico fiscale dipende in gran parte dalle politiche nazionali, tuttavia anche gli enti locali potrebbero fare molto, riducendo il carico fiscale per imprese e famiglie, attraverso una radicale riorganizzazione della P.A., che deve essere più snella, competitiva e sobria. Milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese hanno compiuto questo sforzo, adesso dovranno farlo anche le amministrazioni pubbliche, perché non possiamo permetterci un’amministrazione così elefantiaca e costosa. I costi esorbitanti della macchina pubblica rappresentano una delle principali cause del declino economico e competitivo di questo Paese; dobbiamo invertire in maniera ben più efficace questo trend, riportando l’amministrazione a parametri di costo compatibili con quelli del nostro PIL, sapendo che l’amministrazione non deve fare, ma governare ed aiutare a fare. Se vogliamo che il sistema economico riprenda un andamento virtuoso occorre liberare risorse per gli investimenti delle imprese e per i consumi delle famiglie. In proposito vogliamo ricordare che l’80% del PIL è fatto di consumi interni, se questi non ripartono anche il PIL rimarrà dov’è!

Una nuova politica economica
In merito alla politica economica della Regione Toscana non abbiamo mai fatto mistero delle nostre perplessità, considerando che l’idea portante è stata quella secondo cui è sufficiente investire su poche grandi imprese e queste, come per incanto, avrebbero portato crescita e sviluppo a tutto il sistema economico regionale.
Appare infatti dettata dal buon senso, prima che dalle leggi che sovraintendono all’economia politica, l’idea di sostenere le piccole imprese che hanno concrete possibilità di sviluppo, ma mancano, almeno in parte, delle risorse per realizzarlo, anziché sostenere grandi gruppi, che potrebbero realizzare i loro progetti di sviluppo a prescindere dalle modeste risorse della Regione Toscana, nella misura in cui hanno la progettualità ed i numeri per promuoverli.
Del resto aziende di dimensioni medie e grandi non hanno problemi a raccogliere ingenti risorse sul mercato dei capitali, ove abbiano buoni fondamentali e buoni progetti!
Diverso è il discorso per le piccole imprese che, invece, avrebbero bisogno degli incentivi pubblici per compiere salti qualitativi e competitivi anche importanti.
Confidiamo che coloro che andranno a governare la Regione per i prossimi cinque anni, sapranno comprendere dagli errori del passato ed inaugurare una politica economica orientata a valorizzare il vero patrimonio produttivo della regione: le piccole imprese.
La nostra Regione corre il rischio di farsi ammaliare dalla letteratura anglo sassone sul mito delle multinazionali; noi vorremmo riportarla alla nostra realtà, che è diversa e si basa su un modello di impresa diffusa. Questa moda che ha inseguito la nostra Regione somiglia tanto a quella di qualche anno addietro che faceva credere ai nostri amministratori che gli unici mercati interessanti fossero quelli dei BRICS (sebbene determinassero una domanda assai modesta), salvo poi accorgersi che rappresentano poco o niente e rendersi conto che rimangono strategici i mercati tradizionali come il nord America. Invitiamo chi amministrerà questa Regione a leggere i numeri e non solo i titoli dei giornali e delle riviste di tendenza!

Le organizzazioni di rappresentanza degli interessi e la politica
Nel corso degli ultimi anni si è diffusa l’idea che le organizzazioni di categoria rappresentino un mondo superato e che la politica debba superare ogni tipo di mediazione, ricercando il rapporto diretto con cittadini ed imprese.
Questa impostazione, oltre che sbagliata, ci sembra pericolosa perché se le istituzioni decidono di rapportarsi direttamente con le aziende, difficilmente potranno avere un rapporto con milioni di imprenditori, mentre nei fatti intratterranno relazioni con qualche decina di aziende, le più grandi e strutturate, ovviamente. Questa impostazione, oltre a sottendere un forte deficit democratico, sortisce un effetto particolarmente negativo: si rappresentano solo gli interessi di pochi e, realisticamente, vengono seguite solo le indicazioni che da questi provengono. La gran parte degli imprenditori rimane del tutto inascoltata e le loro istanze sono completamente disattese. Questa impostazione, oltre che profondamente ingiusta, appare profondamente sbagliata, perché rimangono inattese le richieste della quasi totalità delle imprese, di quasi il 75% di chi da lavoro e di quasi il 70% del PIL.
Confidiamo che “la moda” del superamento delle organizzazioni di rappresentanza abbia fatto il suo tempo e che le istituzioni tornino a confrontarsi con le migliaia di piccole imprese che hanno garantito la ricchezza di questa regione, hanno superato la crisi ed hanno continuato a dare molta e buona occupazione ai toscani.
Tutto ciò non significa che le associazioni non debbano confrontarsi con un’esigenza di rinnovamento, anche radicale, attività che stiamo perseguendo e confidiamo di realizzare nel miglior modo possibile, magari anche attraverso una maggior collaborazione con la nostra Regione.

Politica economica regionale e finanza pubblica
La politica economica della Regione Toscana è, a nostro avviso, fondata su un pregiudizio ideologico e su ricette economiche superate e non coerenti con la storia economica e le caratteristiche della nostra regione, così come abbiano già avuto modo di esplicitare precedentemente. Vorremmo un cambio di rotta, rapido e radicale, la consapevolezza che dopo questa crisi occorre adoperarsi per una vera e propria rivoluzione copernicana della società, della politica e dell’economia.
Dobbiamo sfruttare l’occasione che ci ha dato la crisi per imporre un cambiamento “drammatico” al nostro modo di concepire la società. Occorre partire da un ruolo molto diverso dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, che devono essere molto più snelle, semplici, lineari e meno costose, per liberare risorse per gli investimenti pubblici e per i cittadini; perché l’economia ripartirà davvero solo quando riprenderanno i consumi interni che, ricordiamo, riguardano l’80% del PIL. Dobbiamo passare dal concetto fallimentare di un’amministrazione che detta le regole, ma si fa anche parte attiva del mercato, ad uno dove l’amministrazione detta le regole (poche e semplici), le fa rispettare con rigore e interviene per aiutare cittadini ed imprese a realizzare i loro obiettivi, non sostituendosi a questi.
Bandi, incentivi e internazionalizzazione
La Regione Toscana ha, di recente, impostato la nuova programmazione dei bandi POR/FESR; tali risorse saranno le uniche destinate al sostegno allo sviluppo economico dei prossimi anni, considerate le difficoltà della finanza pubblica. Segnaliamo che tali risorse sono destinate a soggetti diversi rispetto al sistema delle piccole imprese e sono sempre più caratterizzate da un iter burocratico più simile alla burocrazia borbonica che ai modelli efficienti del mondo anglo sassone.
Notiamo che le risorse sono massicciamente destinate al sistema delle grandi e medie imprese ed a start up e/o iniziative legate all’imprenditoria giovanile. Sembra proprio che si voglia sostenere tutto tranne quello che c’è per davvero, cioè il sistema delle micro e piccole imprese che, sebbene duramente colpite dalla crisi, rappresentano l’unico presidio del sistema produttivo regionale. Appare singolare come scelta, ma anche le ultime indicazioni provenienti dal Governo regionale vanno in questa direzione che, non solo a noi, appare profondamente sbagliata, non tanto per le imprese, quanto per il futuro di questa regione.
In merito alle azioni per l’internazionalizzazione del tessuto produttivo regionale, si sostiene la necessità di intervenire in maniera radicale sul funzionamento della promozione regionale, in particolare sull’Agenzia regionale promozionale Toscana Promozione.
In particolare si ritiene che la Regione debba abbandonare il proprio atteggiamento dirigista e concentrarsi sugli aspetti legati alla promozione del “sistema Toscana”, per lasciare agli attori privati l’organizzazione e la gestione delle iniziative specifiche e di settore. Questa soluzione riuscirebbe a coniugare l’esigenza di avere una promozione di sistema con la necessità di ottimizzare le risorse da destinare alle missioni operative.

Il Credito
Come noto il credito ha costituito il punto dolente di questi anni di crisi e, sovente, ha rappresentato un vulnus micidiale per le nostre imprese. Oggi i mercati del credito sono inondati dalla liquidità della BCE, tuttavia permangono notevoli difficoltà di accesso al mercato dei finanziamenti per le imprese micro e piccole, ragione per cui si rende ancor più necessario avere uno strumento che fornisca garanzie agli imprenditori e ne favorisca l’accesso al mercato del credito. Il nostro sistema detiene il principale strumento di garanzia regionale, Artigiancredito Toscano, uno dei maggiori e più solidi a livello nazionale, ma tuttavia crediamo che non sia più sufficiente e per questo sosteniamo con forza la necessità di un percorso di aggregazione con Fidi Toscana, per creare il principale strumento di garanzia di tutto il territorio nazionale. Siamo certi che una struttura di questo tipo possa rappresentare un soggetto ancora più solido ed autorevole e, come tale, idoneo a favorire ancora di più l’accesso al credito da parte delle micro e piccole imprese.

Politiche per il lavoro e formazione professionale
Nonostante i timidi segnali di ripresa, l’analisi della realtà produttiva toscana ci dimostra come le condizioni economiche che hanno determinato la crisi del nostro sistema produttivo, non siano venute del tutto a cessare, ma continuino a provocare riflessi anche sul versante occupazionale.
In considerazione di ciò e nel solco di un’esperienza positiva instaurata in questi ultimi anni in Toscana, abbiamo condiviso con la Regione la volontà di dare continuità anche per il 2015 agli interventi di cassa integrazione in deroga, nonché di confermare – in una logica di complementarietà con gli incentivi nazionali – le misure dello scorso anno in materia di incentivi all’occupazione, prevedendo per la prima volta anche misure particolari per le cosiddette “aree di crisi”.
Le misure emergenziali che vengono adottate per far fronte alla crisi, se da una parte offrono un importante aiuto in termini di sostegno al reddito come di incentivi all’occupazione, dall’altra devono essere necessariamente accompagnate da interventi di politica attiva, anche alla luce delle importanti novità introdotte recentemente dal legislatore nazionale. Per questo condividiamo con la Regione la necessità di aprire un tavolo regionale di confronto sulle misure di politica attiva, indispensabile tassello per promuovere e sostenere l’occupazione e l’inserimento lavorativo.
Un ruolo fondamentale in quest’ambito lo giocherà la recente riforma adottata in Toscana in materia di formazione professionale. CNA Toscana ha da sempre riconosciuto e sostenuto il ruolo centrale della formazione professionale e dello sviluppo delle risorse umane quale elemento cardine per la crescita e la sostenibilità delle imprese sul nostro territorio. Nell’attuale contesto di difficoltà economica, tale convinzione si rende ancora più rilevante e strategica: è indispensabile qualificare l’offerta formativa al fine di favorire l’inserimento di persone qualificate nel sistema produttivo regionale, in un’ottica di sempre maggiore integrazione tra formazione e lavoro.
Questa convinzione ci ha portato a condividere con l’attuale giunta regionale una riforma del sistema regionale della formazione professionale, varata con la L. R. 59/2014, per realizzare un sistema che sia più saldamente ancorato alle specializzazioni economiche produttive locali e che risponda effettivamente alle reali esigenze del mercato del lavoro, esigenza imprescindibile tanto nei confronti dei lavoratori quanto nei confronti dei datori di lavoro.
Abbiamo già evidenziato le nostre criticità sulla scelta politica effettuata in questo ambito dall’attuale Giunta regionale, che ci porterà nei prossimi mesi ad avviare, seppur in via sperimentale, il nuovo sistema regionale della formazione professionale su un’offerta cosiddetta “strategica”, il cui perimetro è stato definito, secondo una logica top-down, unicamente dalla Regione.
Se la volontà politica è realmente quella di costruire un’offerta formativa legata alle reali esigenze del tessuto economico e produttivo regionale, ribadiamo nuovamente che questo percorso non può prescindere dal coinvolgere le Parti Sociali, che quelle istanze le intercettano e le rappresentano.
Riteniamo altresì indispensabile, come già evidenziato in altre sedi, valorizzare nell’ambito della nuova programmazione POR FSE gli interventi in materia di formazione rivolta specificatamente a titolari, soci e collaboratori d’impresa, che vogliano investire in formazione per l’aggiornamento tecnico e professionale, l’introduzione di nuove tecnologie e la riqualificazione delle stesse.
Come Parte Sociale componente Fondartigianato – sulla base della pregressa esperienza positiva di gestione integrata di finanziamenti per la formazione continua, sperimentata con successo nel 2008 in Toscana – ci dichiariamo disponibili a mettere in sinergia le risorse pubbliche con quelle dei fondi interprofessionali, per realizzare interventi formativi rivolti a titolari, soci e collaboratori d’impresa.

Trasporti
Strade a pagamento
L’ipotesi di introdurre un sistema di pedaggio su strade di grande comunicazione scaricando l’onere solo sui mezzi pesanti, rappresenterebbe l’ennesimo colpo, che difficilmente le imprese di autotrasporto riuscirebbero a recuperare dal mercato.
Se l’ammodernamento e la messa in sicurezza di certe infrastrutture rappresenterebbero indubbiamente un potenziamento e un miglioramento della rete infrastrutturale regionale, è pur vero che l’autotrasporto non è il solo ad usufruire di quelle infrastrutture.
Oltretutto la viabilità alternativa agli assi infrastrutturali primari è fortemente compromessa se non addirittura inesistente in virtù dei continui e insopportabili divieti ai mezzi pesanti messi in atto dai diversi enti locali della zona, i cui effetti negativi si ripercuotono inevitabilmente in termini di maggiori costi, in un momento di grande difficoltà economica che, più di altri, il settore dell’ autotrasporto sta attraversando.
Trasporto Pubblico Locale
L’attenzione che la Regione Toscana sta riservando alla riorganizzazione del Trasporto Pubblico Locale ipotizzando di coinvolgere anche piccole e medie imprese che effettuano servizi di autonoleggio o taxi nelle cosiddette aree a domanda debole, trova senz’altro ampia condivisione da parte nostra.
Al contempo preoccupano i continui richiami al possibile affidamento di tali servizi a soggetti inseriti nel cosiddetto “terzo settore” (cooperative sociali, onlus, associazioni di volontariato ecc..) rischiando di allontanare ulteriormente il sistema delle piccole e medie imprese dal mercato del Trasporto Pubblico Locale.
Riteniamo pertanto doveroso sottolineare la nostra forte preoccupazione a tale ipotesi che contribuirebbe inevitabilmente a dequalificare il servizio anche in termini di sicurezza, oltreché a determinare una distorta tensione concorrenziale nel mercato di riferimento e una discriminazione socio-economica sul piano del diritto di esercizio dell’attività di impresa.
Servizi pubblici non di linea (taxi, ncc)
Il Ruolo della Regione Toscana nella realizzazione di una visione integrata del trasporto pubblico non di linea deve concretizzarsi attraverso una programmazione numerica regionale, individuando nel bacino Regionale il nuovo ambito territoriale all’interno del quale saranno stabiliti criteri oggettivi per una gestione uniforme e coordinata dei servizi pubblici non di linea.
In questa cornice, per garantire i maggiori e crescenti bisogni di mobilità, è necessaria una nuova politica dei trasporti regionali che, attraverso l’introduzione di norme, sia in grado di considerare adeguatamente le necessità delle PMI del trasporto persone, affinché le stesse siano nelle condizioni di operare mantenendo e sviluppando le loro capacità di fare impresa.
Quanto sopra dovrà concretizzarsi attraverso una completa rivisitazione e aggiornamento della L. R. n. 67/93 (Norme in materia di trasporto persone).

Costruzioni
La semplificazione è uno dei temi che la Regione ha fortemente intrapreso nell’attuale legislatura con una forte accelerazione nella fase finale; i risultati concreti di questa azione troveranno piena attuazione con la nuova Giunta. Riteniamo quindi opportuno monitorare l’attuazione di quanto fatto e continuare su questo indirizzo.
In particolare segnaliamo come prioritaria la piena attuazione del recente “Regolamento di attuazione dell’articolo 23 sexies della legge regionale 24 febbraio 2005, n.39” attraverso la presa in carico della Regione di tutte le attività di controllo e verifica del sistema.
Nel settore urbanistico, con l’approvazione della modulistica unica e del regolamento di unificazione dei parametri tecnici, si sono poste le condizioni per avviare una gestione telematica di tutte le procedure autorizzative; proponiamo la realizzazione di una piattaforma regionale (si pensi all’esperienza del Piemonte con il MUDE).
Nel settore degli appalti pensiamo che, una volta recepita la direttiva comunitaria a livello nazionale, sia assolutamente superfluo prevedere una norma di livello regionale che sarebbe un inutile appesantimento; sarà fondamentale ridefinire in questo ambito il ruolo dell’Osservatorio Regionale Contratti Pubblici nell’ottica di una collaborazione effettiva con le stazioni appaltanti come supporto nel processo di accorpamento di queste, di formazione del personale, ecc.
La vera sfida della politica regionale nell’ambito delle politiche di sviluppo economico sarà quello di dare attuazione alla programmazione e alle norme di recente approvazione; consideriamo di rilevante importanza da questo punto di vista le opportunità legate al PAER (Piano Ambientale ed Energetico Regionale), dove sono contenute previsioni di investimenti significativi.
Proponiamo la costituzione di una cabina di regia che, oltre a monitorare la sua attuazione, ponga l’attenzione alla modalità di realizzazione del suo contenuto (bandi, programmazione asse urbano, efficienza energetica in edilizia, ecc.).
Allo stesso tempo consideriamo fondamentale che si vada ad una rapida approvazione dei regolamenti attuativi della nuova legge regionale sul governo del territorio, L. R. 65/2014; si apra un tavolo, come già richiesto, su un settore strategico come quello del lapideo in considerazione del contenuto sia della variante paesaggistica al PIT che della L. R. 35/2015 “Disposizione in materia di cave” per comprendere le azioni da porre in essere per incentivare la filiera produttiva in Toscana.

Politiche giovanili e nuova impresa
La Regione Toscana si è distinta nel panorama italiano delle politiche per l’autonomia giovanile con il programma Giovani Si, con il quale è intervenuta in tutti gli ambiti, dalla formazione alla casa, al diritto allo studio, al fare impresa. Il Tavolo Giovani è stato uno strumento fondamentale di discussione, partecipazione e stimolo per l’elaborazione di politiche innovative e realmente efficaci.
Riteniamo necessario per gli anni a venire:
1) potenziare le capacità e le funzioni dell’Ufficio Giovani Si
2) investire su politiche sempre più innovative per rendere il programma Giovani Si sempre più permeante e competitivo
3) ridare centralità al ruolo di reale dialogo, coinvolgimento e coprogettazione del Tavolo Giovani
4) costruire politiche collaborative in cui i beneficiari partecipino in modo attivo ai processi di progettazione: passare dalla concertazione alla coprogettazione.
Il “Passaggio generazionale”
Il “Passaggio generazionale” costituisce indubbiamente un momento delicato oltre che cruciale per le sorti dell’impresa sia nel caso del classico passaggio da padre a figlio, sia del passaggio con subentro di management già operante nell’impresa stessa, sia dell’acquisizione da parte di soggetti esterni. Il legislatore regionale dovrebbe porsi in una posizione che consenta e promuova tutte le forme della successione di impresa.
Sul fronte degli strumenti finanziari, altrettanto necessari dei servizi e destinati a sostenere direttamente singole iniziative di successione, due sono le forme di più prossima offerta: interventi diretti (fondi di rotazione e linee di credito dedicate) e garanzie, quest’ultime forse lo strumento più prezioso per l’accesso al credito a sostegno di nuove iniziative o del rilancio di imprese a seguito di successione. Si tratta quindi di capire come inserire la previsione, la promozione e il sostegno al passaggio generazionale aziendale nelle varie misure della Regione già esistenti e come sfruttare quelle esistenti a vantaggio della successione di impresa (tirocini di qualità, temporary management, garanzie pubbliche, microcredito, etc.); oltre che pensare ad una progettualità ad hoc per le attività di: incontro domanda e offerta di aziende prossime alla cessione e giovani aspiranti imprenditori; attività e servizi di formazione, mentoring, tutoring e assistenza per gestire il passaggio.

Per combattere l’abusivismo
L’abusivismo interessa in particolare i settori moda, benessere, fotografi professionisti, ma è un fenomeno che sta crescendo per moltissime altre categorie: nel trasporto merci con società con sede nell’est europeo, ma che operano solo nel nostro paese; nel trasporto persone in cui le ditte regolari di bus, noleggio con conducente e taxi soffrono per un numero crescente di abusivi; nei servizi di trasporto scolastico, dove è già accaduto che soggetti aggiudicatari non pagassero contributi e assicurazioni. E l’elenco sarebbe ancora lungo, in pratica ovunque ci sia la possibilità di agganciare un ‘mercato’.
Per combattere abusivismo e concorrenza sleale di chi lavora in modo non regolare occorrono maggiore legalità, trasparenza, efficienza e collaborazione.

CNA propone:

  • tavoli provinciali con tutte le componenti istituzionali, associative e gli organi di vigilanza, per monitorare il fenomeno, predisporre azioni coordinate, informare i cittadini sui rischi che corre ogni qualvolta ricorre all’utilizzo di servizi e prodotti non regolari
  • maggiori controlli da parte degli organi di vigilanza.