“Siamo convinti che da questa crisi terribile si possa uscire e chiediamo alle banche di fare la loro parte con maggiore coraggio e determinazione. Sarebbe auspicabile che banche e associazioni imprenditoriali istituissero un tavolo di confronto, per favorire l’accesso al credito da parte delle piccole imprese; noi siamo a disposizione, ci auguriamo che le banche, in particolare quelle più legate al territorio, siano dello stesso avviso”. Lo dice il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri nell’intervento che riportiamo a seguito, pubblicato giovedì 30 maggio a pagina VI della cronaca del quotidiano La Repubblica.

L’ultimo allarme relativo alla carenza di credito alle PMI italiane è venuto da Mario Draghi, Presidente della BCE, il quale ha rilevato come le piccole imprese italiane soffrono a causa della mancanza di credito e, il poco che viene concesso, viene erogato a tassi troppo elevati.

Siamo ben consapevoli del fatto che la concessione del credito deve sottostare ad una verifica del merito, tuttavia questo principio non spiega la estrema rigidità degli istituti bancari nell’erogazione del credito, nonostante che gli stessi istituti siano stati destinatari di misure estremamente generose da parte della BCE in termini sia di liquidità che di tassi.

Tra l’altro le piccole imprese italiane, sempre secondo la BCE, sono pesantemente svantaggiate rispetto alle altre imprese di pari dimensione e dello stesso livello di rischio della gran parte dei Paesi europei, sia per quanto concerne la quantità di credito erogato che per quanto riguarda i tassi applicati. Questo significa che le banche italiane sono molto più restrittive e costose delle loro concorrenti europee nei confronti delle piccole imprese; se a tutto ciò aggiungiamo che, nel nostro Paese, la crisi è decisamente più forte che negli altri Paesi, il quadro è decisamente preoccupante. 

Alcuni istituti di credito si trincerano dietro al pretesto che le banche non erogano credito, perché le imprese non investono e non presentano adeguati progetti di sviluppo. Queste argomentazioni non ci sembrano sostenibili: in un contesto recessivo, come l’attuale, appare poco probabile che le imprese investano per accrescere la propria capacità produttiva, dato che non riescono a saturare quella attuale; in questa fase il credito serve, prevalentemente, per la gestione corrente.

Tuttavia le imprese che decidono di investire, e non sono pochissime, ricevono comunque risposte di estrema freddezza da parte delle banche!

In proposito si ricorda che le PMI in Italia non rappresentano un soggetto marginale dell’economia, ma l’ossatura stessa del sistema produttivo, poiché rappresentano il 99% delle imprese, danno lavoro al 70% degli occupati e producono quasi i ¾ della nostra ricchezza.

Se non diamo credito alle piccole imprese, non diamo credito e futuro all’intero Paese!

Il quadro preoccupante che abbiamo delineato rischia di produrre un drammatico effetto domino, dato che la mancanza di credito mette in ginocchio anche le imprese sane, con la conseguenza che, anche queste, rischiano di finire in serie difficoltà, aggravando la situazione di crisi.

Lo scenario che potrebbe profilarsi è quello in cui, a causa della progressiva chiusura dei rubinetti del credito, si produca una desertificazione del tessuto produttivo: le banche a forza di stringere le maglie rischiano di segare il ramo su cui sono sedute.

Attendere la ripresa del sistema economico, per concedere il credito, è come sperare che si riempia una diga, senza curarsi di riparare le falle che fanno fuoriuscire l’acqua.

L’uscita da questa crisi interminabile, ovviamente, non dipende soltanto dalle banche; il compito principale spetta ai Governi nazionali e, magari, ad una iniziativa più forte e decisa dell’Unione Europea, ma anche gli istituti di credito devono svolgere la loro parte, così come stanno facendo le aziende.

Le imprese in questi lunghi anni di crisi hanno dato fondo a tutte le loro risorse, hanno riorganizzato le loro attività, hanno compiuto sforzi enormi per conquistare nuovi mercati e per riposizionarsi in termini di prodotto e di efficienza aziendale. Non tutte ce l’hanno fatta, ma molte imprese sono state capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, sono riuscite a resistere, alcune sono riuscite addirittura a recuperare il terreno perduto. Sarebbe indispensabile che, a questo sforzo, partecipassero anche le banche, che dovrebbero dare un po’ di fiducia a tanti che hanno resistito alla più grande crisi del dopoguerra.

Siamo convinti che da questa crisi terribile si possa uscire e chiediamo alle banche di fare la loro parte con maggiore coraggio e determinazione, così come avviene negli altri Paesi europei.

Sarebbe auspicabile che banche e associazioni imprenditoriali istituissero un tavolo di confronto, per favorire l’accesso al credito da parte delle piccole imprese; noi siamo a disposizione, ci auguriamo che le banche, in particolare quelle più legate al territorio, siano dello stesso avviso.

Saverio Paolieri

Direttore CNA Toscana