Uno studio Cna: richieste concordati + 66% rispetto stesso periodo 2012. Dura presa di posizione nei confronti di uno strumento che avrebbe dovuto rilanciare le imprese e che invece le sta penalizzando: effetto boomerang. La provocazione di Cna Massa Carrara: azione concordato di tutte imprese debitorie nei confronti degli Istituti di Credito. La politica sta insegnando come fare impresa. Disoccupazione record: 13,2%. Paolo Bedini, Presidente Provinciale Cna Massa Carrara: “Scappatoia legalizzata per non pagare i fornitori”.

Il dato è nazionale, ma non si discosta dalla realtà apuana: rispetto all’aprile del 2012 la richiesta di concordati preventivi è aumentata tra il 66% ed il 70% secondo Cna. Un balzo enorme (decreto 83 del 2012) di uno strumento che avrebbe dovuto sulla carta tutelare i creditori, e che invece si sta rivelando un boomerang con effetti collaterali pericolosissimi ed indesiderati per le piccole imprese prese per la gola.

A dirlo è Cna Massa Carrara (info su www.cna-ms.it) che prende posizione di fronte ad uno “strumento richiesto e spesso concesso, a nostro avviso con troppa facilità” che si “sta rivelando – spiega Paolo Bedini, Presidente Provinciale Cna Massa Carrara – un premio per troppi, una comoda alternativa al fallimento, che umilia e lascia nella maggior parte dei casi a mani vuote la stragrande maggioranza dei creditori in particolare quelli medio piccoli”. Nel mirino dell’associazione degli artigiani ci sono i concordati “in bianco” o in continuità ovvero la possibilità di presentare una domanda priva del piano di risanamento anche con effetti retroattivi; più nel dettaglio locale ci sono i casi “Cermec”, “Errerre” e “Cat” che per ora – scrive l’associazione – è solo in stato di liquidazione ma le premesse non sembrano far presagire altra strada se non quella del concordato. Il bersaglio è la gestione leggera della “cosa pubblica”. “I presupposti della riforma della legge fallimentare erano ottimi e da qui il gradimento per questo strumento che viene sempre più utilizzato dalle imprese in difficoltà – analizza Bedini – ma il concordato non rappresenta per un numero significativo di imprese l’occasione per una ristrutturazione di successo, tanto più quando a richiederlo sono le imprese di natura pubblica. Le nostre piccole aziende sono considerate l’agnello sacrificale di una politica che non avendo controllato le imprese partecipate, preferisce portare i libri in tribunale. E la cosa surreale è che il tutto deve essere appreso su un trafiletto del giornale e che non viene mai individuata una sorta di responsabilità manageriale che ha gestito queste aziende”. Per Cna Massa Carrara il concordato è diventato “una scappatoia – tira corto Bedini per far passare il concetto basilare – legalizzata per non pagare i fornitori, subappaltatori e altri creditori”. Da qui la provocazione di Cna d Massa Carrara di “fare come fa la politica”: “invitiamo –  lancia la provocazione Paolo Ciotti, Direttore Provinciale – tutte le imprese che hanno posizione debitoria ad utilizzare lo strumento del concordato esattamente come fanno le municipalizzate. Partiamo per esempio con un maxi concordato nei confronti degli Istituti Bancari verso cui tutte le imprese si trovano in condizione debitoria, e via via con tutti gli altri soggetti; i nostri imprenditori dovranno imparare a comportarsi come si comportano le aziende pubbliche perché questo è quello che la politica ci sta insegnando. Questo modo di concordare – sottolinea ancora – rappresenta uno schiaffo al sistema economico, una penalizzazione per tutti quegli imprenditori che fanno ogni sforzo per non fallire e per onorare i loro impegni con i creditori. Questo concordato, richiesto e spesso concesso, a nostro avviso con troppa facilità, si sta rivelando un premio per troppi, una comoda alternativa al fallimento, che umilia – ribadisce Ciotti – e lascia nella maggior parte dei casi a mani vuote la stragrande maggioranza dei creditori in soprattutto quelli medio piccoli”. Il tutto sta avvenendo in un quadro generale di assoluta emergenza con l’occupazione schizzata nel 2012 al 13,2% contro l’8,5% del 2008, anni di inizio della crisi. “C’è chi – denuncia Bedini – in questa situazione ci sguazza; anche se il piano concordatario verrà successivamente dichiarato inaccettabile o respinto dai creditori (qualche debitore offre percentuali risibili, veri e propri insulti al buonsenso) c’è sempre chi predispone la proposta e che incassa comunque la parcella sottraendo risorse ai creditori, ai lavoratori, cioè a coloro che dovrebbero essere tutelati con questo strumento”.