Si è concluso il ciclo di tre incontri organizzati dall’Unione Costruzioni della CNA Toscana in collaborazione con le CNA Provinciali per informare gli imprenditori del settore su “Le nuove regole per il governo del territorio”, cioè le novità contenute nella proposta di riforma della legge regionale 1/2005, approvata di recente dalla Giunta della Regione Toscana. Il primo incontro si è svolto a Firenze per le imprese dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, il secondo a Pisa per le imprese con sede nell’area vasta costiera, cioè le province di Pisa, Livorno, Massa Carrara e Lucca, mentre il terzo a Siena, per gli imprenditori senesi, maremmani e aretini. Ai tre incontri è intervenuto l’assessore all’urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio della Regione Toscana, Anna Marson.

A tal proposito pubblichiamo a seguito un intervento del Presidente CNA Costruzioni Toscana, Andrea Nepi:                                                           

CNA Toscana ha ritenuto opportuno dedicare un ciclo di tre incontri, uno per area vasta, all’approfondimento della proposta di riforma della legge regionale 1/ 2005 “Norme per il governo del territorio”. L’importanza di questa legge, le sue inevitabili ripercussioni sul sistema imprenditoriale ci hanno imposto di  recepire istanze e osservazioni provenienti dalla varie CNA provinciali in vista dell’audizione della VIª Commissione del Consiglio Regionale, già calendarizzata per il prossimo 13 marzo; questa è la logica per cui abbiamo chiesto all’assessore regionale Anna Marson la cortesia di venire a presentare ai nostri dirigenti e alle nostre imprese la nuova legge 1.

La proposta di legge 282 è il frutto di un lavoro partito nel 2011 che a step è arrivato nel settembre dello scorso anno al testo inviato al Consiglio Regionale, che a sua volta è stato oggetto di un consistente emendamento della Giunta della Regione Toscana, deliberato lo scorso 28 gennaio.

L’emendamento si è reso necessario per: dare recepimento alle disposizioni legislative nazionali che hanno modificato il DPR 380/2001 “Testo unico dell’edilizia” (tra le altre il cosiddetto   decreto del fare); dalla necessità di modificare la normativa regionale per esigenza di chiarezza del testo, completezza degli istituti e per raggiungere una completa sintonia con il Testo unico a vantaggio della certezza degli enti locali e degli operati del settore.

La nostra associazione ritiene fondamentale dare, attraverso questa legge, risposta ad alcuni nodi legati alla pianificazione, alla sua tempistica, alle semplificazioni del rapporto tra pubblica amministrazione e imprese.

Uno degli obiettivi, forse il principale, della proposta di legge è quello del contrasto al consumo del suolo, obiettivo strettamente connesso alle previsioni di ben tre proposte di legge che sono in discussione in Parlamento le quali sono figlie di input derivanti dalla Comunità Europea. Nella comunicazione della Commissione Europea “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” [COM(2011) 571] uno specifico capitolo viene infatti dedicato a terra (Land) e suoli (Soils). Per queste risorse, considerate a un tempo strategiche e vitali, viene fissato un obiettivo molto ambizioso e insieme di vasta portata per quanto comporta a livello urbanistico e territoriale: entro il 2020 le politiche comunitarie dovranno tenere conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio, a scala europea e globale, e il trend del consumo di suolo dovrà essere sulla strada per raggiungere l’obiettivo del consumo netto di suolo zero nel 2050.

Questo obiettivo deve essere contestualizzato, a nostro avviso, nel ciclo economico tragico che sta vivendo il settore costruzioni: solo in Toscana nel periodo 2008/2013 hanno chiuso circa 9.000 imprese e sono usciti oltre 27.000 addetti. Se il recupero del patrimonio edilizio sarà il futuro del settore, sono necessari strumenti per rendere questo mercato immediatamente accessibile alle imprese e ai cittadini. Ricordo che ci siamo spesso confrontati su temi quali la rigenerazione urbana, nuove costruzioni ecocompatibili, abitazioni a basso fabbisogno energetico e smart city, tutti progetti altamente innovativi e auspicabili che migliorerebbero le nostre città, ma si pone una domanda: sono possibili? come possiamo realizzarli?

In Italia oltre l’80% del patrimonio edilizio abitativo è in molte città composto da proprietà individuali. In Germania e in Francia il patrimonio abitativo  è posseduto con percentuali che vanno dal 30 al 40% .

Ma la rigenerazione urbana non è possibile senza l’apporto del pubblico che permetta alle imprese e ai cittadini  di creare nuove abitazioni, nuovi quartieri e invogli la demolizione di costruzioni degli anni 50/60, di quegli edifici obsoleti da tutti i punti di vista, sismico, energetico, pieni di barriere architettoniche ed altro. Possiamo fare un cappotto esterno e fare finta di nulla su strutture altamente a rischio sismico? Io credo di no. Possiamo mettere pannelli termici o fotovoltaici su fabbricati a rischio idrogeologico…e così via. Per non parlare delle nostre scuole e di gran parte delle infrastrutture pubbliche, anch’esse in gran parte al di fuori di ogni normativa prima richiamata.

Certo, rispetteremmo  i vari protocolli internazionali sull’abbassamento delle emissioni e sui consumi, ma avremmo un bel fabbricato apparentemente  innovativo dal punto di vista energetico e fragile internamente.

Un altro problema per le nostre imprese è l’anticlicità del settore delle costruzioni.

Dal dopoguerra ad oggi il mercato del pubblico e del privato si è  compensato sopperendo alle crisi del settore in maniera alternata. Crisi nel privato, lavoravamo nel pubblico; crisi nel pubblico, lavoravamo nel privato. Adesso dove andremo a lavorare???

Mi auguro che la nuova legge 1 della Regione Toscana, oltre a contrastare il giusto consumo di suolo,  sia efficacemente supportata da una politica economica di settore che ci aiuti a sviluppare i processi di cambiamento e miglioramento abitativo e infrastrutturale  nella nostra regione, creando nuova economia. Nell’immediato però  è indispensabile per la sopravvivenza del settore la velocità: rapidità  nel prendere le decisioni, nel trovare e impegnare le risorse, nel cantierare subito ove possibile.

Sul tema della pianificazione mi preme sottolineare che secondo uno studio dell’IRPET il tempo medio, che va dall’adozione all’approvazione del piano strutturale e del regolamento urbanistico, è in Toscana di oltre 6 anni; si tratta di un valore medio che presenta sensibili variazioni a livello comunale che vanno dal minimo di 688 giorni impiegati da Bagno a Ripoli in provincia di Firenze, al massimo di 5.000 giorni di Montignoso in provincia di Massa Carrara.  Sono tempi fuori da ogni logica di buon senso.

Semplificare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione è l’altro grande tema che vorremmo accompagnasse questo provvedimento; ricordo che l’urbanistica è stato oggetto di monitoraggio sugli oneri che gravano sulle imprese, oneri che sono oggetto di un piano di riduzione il quale deve essere elemento fondamentale per avviare un processo di semplificazione.