I parrucchieri CNA collaborano con la casa circondariale Don Bosco di Pisa.

A fine febbraio  con la consegna degli Attestati di Partecipazione a 6 detenute del reparto femminile della Casa Circondariale Don Bosco di Pisa, si è conclusa la prima (bellissima) esperienza di volontariato che ha portato a termine un percorso formativo di avvicinamento al lavoro del parrucchiere, della durata di 3 mesi. Un progetto di formazione, battezzato “un ricciolo per la libertà” che ha richiesto circa 2 anni e mezzo di impegno (e di burocrazia), affinché potesse prendere  forma da parte dell’Area Pedagogica CC Pisa in collaborazione con l’Accademia di Formazione Gerry Santoro – Hi.Love di Santa Croce sull’Arno ed il Presidente di CNA Acconciatori Carlo Musto.

A completamento della cornice di volontariato che ha creato il progetto, il materiale e le attrezzature da lavoro (del valore di circa € 800) sono  state acquistate grazie all’associazione  FI.DA.PA  che ha organizzato delle cene di beneficenza per recuperare i fondi. Le lezioni sono state svolte, a titolo completamente gratuito dai Formatori dell’Accademia Gerry Santoro Group nelle persone di: Simona Matteucci,  (Responsabile Commerciale Organizzativo GSG ) – Carlo Musto, titolare salone parrucchiere unisex a Marina di Pisa, nonché anche Maestro Artigiano Toscano e Presidente Acconciatori CNA provinciale Pisa – Marco Paolini, titolare salone parrucchiere unisex a Lucca e Formatore Leader – Lisa Ghionzoli, titolare salone parrucchiera  a Navacchio e assistente alla formazione. Tutti professionisti di grande esperienza che soprattutto hanno puntato a trasmettere la passione non solo professionale ma soprattutto umana come segno di stimolo al recupero.  Il percorso ha coinvolto Carlo Musto e le detenute del corso, anche nella partecipazione alla speciale seconda edizione della giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre scorso dal titolo “Un abanico  per VOLARE” , dando il suo aiuto per la realizzazione delle pettinature alle detenute ballerine del saggio finale di flamenco; anche in quell’occasione un momento vissuto con grande intensità ed emozione oltre che di apprezzamento per l’ottimo spettacolo svolto nel ballo, nella scrittura e nella recitazione, e delle testimonianze toccanti offerte dalle protagoniste.

Così Carlo Musto ha commentato :“E’ l’esperienza pratica e la costanza che dimostra che si possono ottenere risultati con impegno serietà e pazienza; ma i risultati e le soddisfazioni prima o poi arrivano. Nell’ottica dell’inclusione sociale di donne che stanno pagando il loro debito alla società, tutti i formatori  hanno offerto un prezioso contributo all’acquisizione di competenze, all’implementazione delle proprie capacità e all’innalzamento dell’autostima”. Nella giornata conclusiva, ciascuna allieva ha svolto e descritto il proprio lavoro pratico, eseguito su una compagna modella per l’occasione, e hanno raccontato dell’esperienza nel suo insieme vissuta fin dall’inizio. Esperienza raccontata e con elogi anche da parte degli organizzatori e dei  formatori per l’impegno “delle bimbe di Don Bosco” (come erano soprannominate dai formatori) per il periodo vissuto proficuamente insieme.

“Poteva sembrare un impegno difficile – ha fatto notare infine Carlo Musto – per gli insegnanti, ma l’accoglienza e il reciproco rispetto ha fatto sicuramente mettere a proprio agio le allieve esortando gli organizzatori a continuare il progetto in un futuro prossimo; ed altre donne detenute, visto il risultato hanno chiesto di poter partecipare. Tutte le ragazze hanno manifestato interesse, apprezzamento ed emozione non solo per le nuove tecniche acquisite, ma anche per la vicinanza umana ricevuta che sicuramente servirà a loro da stimolo per perseguire altri obbiettivi virtuosi col desiderio di terminare il prima possibile e con dignità la propria detenzione. Anche per noi è stata una scoperta che ci ha fatto capire il senso di come la società si possa e debba adoperare per accogliere le persone che hanno violato la legge e si possa dare loro un’altra possibilità!”.

 

Nella foto Simona Matteucci e Carlo Musto