Grazie alla causa “pilota” patrocinata da Cna al fianco di un’azienda toscana, adesso i comuni fino ad oggi inadempienti dovranno escludere dall’applicazione della tassa sui rifiuti le aree produttive delle imprese.

 “Ci sono voluti dieci anni – afferma il direttore Cna Livorno Marco Valtriani – per confermare il diritto di un’impresa di Lamporecchio (PT) di non vedersi applicata la tassa rifiuti sulle aree produttive ma alla fine, dopo un lungo percorso che ha visto la CNA in campo a fianco dell’azienda nella causa, la Cassazione ha confermato un principio fondamentale: non possono essere assoggettati alla tassa sui rifiuti i locali destinati alla produzione in cui si determinano, quindi, rifiuti speciali e non rifiuti urbani.

E’ una battaglia che Cna ha sempre combattuto perché le imprese per i rifiuti speciali (quelli da produzione) già sostengono in proprio ed obbligatoriamente i costi di raccolta e di smaltimento effettuati da aziende specializzate. Più volte abbiamo chiesto anche ai comuni della nostra provincia di ottemperare alle disposizioni ribadite un anno fa dal Ministero dell’Economia. La maggioranza dei comuni continua invece ad emanare regolamenti non in linea con questo principio, o lo rispettano solo parzialmente; in alcuni casi – prosegue Valtriani – anche laddove i regolamenti sembrano coerenti, come nel comune di Livorno ad esempio, emergono situazioni contraddittorie nella concreta applicazione del tributo, vanificando quanto disposto dal Ministero ed assoggettando di fatto le aziende ad un doppio costo per lo smaltimento dei rifiuti speciali.

Un esempio tratto dalla realtà può aiutare a capire meglio:

una carrozzeria a Livorno ha una superficie di 224mq tassata per la Tari per € 1458,00 (al netto dell’addizionale provinciale); rifiuti urbani conferiti ad Aamps? Quelli di un normalissimo cestino di un piccolo ufficio; costi sostenuti per lo smaltimento presso altre imprese autorizzate dei propri rifiuti speciali € 987,00. In sostanza le imprese pagano di più ad Aamps per un servizio di cui praticamente non usufruiscono che per lo smaltimento vero e proprio dei loro rifiuti.

C’è poi l’esempio di un carpentiere rimasto per la crisi da solo a lavorare in un capannone di 600 mq, occupandone quindi ormai unicamente una minima parte per la produzione: Tari euro 3.255! Rifiuti conferiti realmente ad Aamps pari praticamente a zero.

E’ una situazione – commenta il direttore di Cna Livorno – che non è sostenibile, ancor di più oggi alla luce della sentenza della Cassazione. Il pronunciamento del più alto organo di giudizio, può consentire, finalmente, di superare le criticità che negli anni hanno caratterizzato l’applicazione della tariffa rifiuti: chiediamo quindi a tutti i comuni di dare immediata applicazione alla corretta interpretazione della normativa senza se e senza ma”.