“Rappresentiamo le imprese, impegnandoci a fare esclusivamente i loro interessi, senza condizionamenti o equilibrismi fra interessi contrapposti”. Lo dichiara il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri nell’intervento pubblicato martedì 28 maggio sulle pagine del Corriere Fiorentino che riportiamo a seguito.

Spesso si parla della crisi di quelle che un tempo si chiamavano organizzazioni intermedie, ovvero le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e degli imprenditori.

Molte delle critiche che vengono rivolte a questi soggetti hanno un loro fondamento; del resto in un periodo come quello attuale di profondi cambiamenti e, quindi, di crisi è difficile che le associazioni siano perfettamente in grado di comprendere e governare  i processi evolutivi dei rapporti economici e sociali, non foss’altro  a causa della difficoltà di interpretarli correttamente.

Tuttavia non bisogna correre il rischio semplificatorio di fare di tutta l’erba un fascio, dato che fra le organizzazioni di rappresentanza ci sono differenze, anche profonde, che credo vadano evidenziate.

CNA Toscana è la principale organizzazione delle piccole imprese nella nostra regione, conta un patrimonio associativo di 45.000 imprenditori; non ha conflitti di interesse perché associa imprenditori micro, piccoli e medi che competono ogni giorno, a differenza di chi ha, nella propria base associativa, aziende pubbliche o fornitori di pubblici servizi, che spesso agiscono in regime di monopolio e quindi fonte di potenziali conflitti di interessi. Rappresentiamo le imprese, impegnandoci a fare esclusivamente i loro interessi, senza condizionamenti o equilibrismi fra interessi contrapposti. Ovviamente, sia ben chiaro, potremmo fare di meglio e di più, ma non crediamo di partire da zero!

Siamo l’unico soggetto che dà voce al principale attore dell’economia nazionale che, tuttavia, viene sistematicamente ignorato dalla gran parte degli stakeholder, perché una piccola impresa non fa notizia e, quasi mai, ci ricordiamo che questa tipologia di impresa contribuisce al 70% del PIL.

Quanto alla nostra capacità di interpretare la società e di proporre azioni radicali di cambiamento, questo sarebbe principalmente il mestiere della politica, la quale, però, appare impegnata a gestire la quotidianità e ad esercitarsi in schermaglie sterili. Noi alcune proposte le abbiamo avanzate, cercando di farci portatori dell’interesse generale, perché dalla situazione attuale o ne esce il Paese intero o restiamo inchiodati tutti dove siamo.

Abbiamo proposto di ridisegnare lo stato e le autonomie, secondo un principio di sobrietà e di accorpamento, a partire dall’abolizione delle province, di snellimento delle amministrazioni e delle procedure. Abbiamo chiesto di ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche, per liberare risorse a favore delle imprese e dei lavoratori. Per quanto riguarda la nostra associazione, abbiamo approvato una riorganizzazione che prevede l’accorpamento per aree vaste. Abbiamo proposto di riorganizzare la distribuzione della ricchezza, passando dalla remunerazione della rendita a favore di chi produce e di chi lavora; siamo infatti convinti che l’attuale crisi sia determinata anche dall’aumento della diseguaglianza, dalla rarefazione della classe media e dall’inaridimento della redditività aziendale con il conseguente drammatico calo dei consumi.

Queste argomentazioni, che animano  il dibattito politico-economico negli USA, da noi sono invece considerate marginali, sia dalla politica che dai media, che preferiscono concentrarsi sul gossip politico e sulle dichiarazioni provocatorie di qualche personaggio in cerca di visibilità.

Considerare le organizzazioni di rappresentanza tutte uguali, somiglia tanto al qualunquismo di chi dice i politici sono tutti uguali, i giornalisti sono tutti uguali, gli imprenditori sono tutti uguali … non è così: ci sono storie, identità e comportamenti ben distinti, sarebbe bello che i media si concentrassero sulla comprensione della realtà sociale che li circonda, aiutando i cittadini a capire che non tutti sono uguali, nella politica, nelle organizzazioni di rappresentanza ecc.. che ci sono scelte e culture diverse, consentendo a ciascuno di costruire una propria opinione e di scegliere di conseguenza.  

 

Saverio Paolieri

Direttore CNA Toscana