2019, l’anno difficile dell’artigianato toscano: calano sia lavoratori occupati (-4,4%) che imprese (-2,7%), crescono del 69% le ore di lavoro integrate dalla “cassa integrazione artigiana” (FSBA). Diminuiscono soprattutto i contratti “flessibili”, mentre aumentano i livelli retributivi medi (+1,9%).

I dati di INPS, EBRET e FSBA non lasciano dubbi: il 2019 è stato un anno difficile per l’artigianato toscano. Si è interrotta la fase di ritorno alla crescita che aveva caratterizzato gli anni più recenti e che era stata il primo momento di vera ripresa dopo le difficoltà generate dalla crisi del 2008.

Nel III Rapporto “Imprese artigiane e Mercato del lavoro”, presentato mercoledì 18 dicembre a Firenze dall’EBRET, spicca innanzitutto la diminuzione dei lavoratori dell’artigianato, calati su base annua del 4,4% rispetto al 2018, per una variazione in termini assoluti pari a circa 5.500 unità. Il calo ha riguardato tutte le aree contrattuali, in primis il sistema moda (-7,8% e oltre 3 mila lavoratori in meno), mentre più contenuta è la flessione per la meccanica (-1,3%). La riduzione dei livelli occupazionali ha inoltre riguardato tutte le province, soprattutto quelle dove sono localizzati molti dei principali cluster produttivi artigiani: giù Prato (-6,9%), Firenze (-5,2%), Arezzo (-4,9%) e Pistoia (-4,2%), mentre hanno “tenuto” Massa Carrara (-1,8%) e soprattutto Lucca (-1,4%).

A diminuire sono stati soprattutto gli operai (-5,6%). Più contenuto il calo degli impiegati (-1,3%) mentre sono cresciuti (+3,3%) gli apprendisti, confermando un trend che è in positivo dal 2016. Sotto il profilo della tipologia contrattuale diminuiscono soprattutto i tempi determinati, sia a tempo pieno (-15,2%) sia a tempo parziale (-12,3%), mentre tengono meglio le tipologie contrattuali a tempo indeterminato, part-time (-5,3%) e soprattutto full-time (-1,6%). Il 2019 segna dunque un ritorno verso tipologie contrattuali più stabili e “standard”, anche se ciò appare legato principalmente a fattori di natura transitoria.

Forte è stato l’aumento del ricorso alle prestazioni del Fondo nazionale FSBA, la “cassa integrazione” che interviene per crisi aziendali nell’artigianato. Nel primo semestre del 2019 sono aumentate le pratiche presentate (+66%) ed ancora di più le ore di lavoro perduto integrate (+69%), che sono state 220mila e che, nei due terzi dei casi, hanno riguardato il sistema moda. Con 8,2 ore integrate in media per lavoratore iscritto all’EBRET è tuttavia il segmento della chimica-gomma-plastica-vetro ad evidenziare il più intenso ricorso a FSBA; segue il tessile-abbigliamento-calzature con una media di 7.

Inevitabile è in questo quadro la riduzione delle giornate retribuite (116 mila giornate perse rispetto al 2018, -3,8%), ma a calare è stato anche il numero delle imprese artigiane con dipendenti (-2,7% per 842 unità in meno), con diminuzioni più forti nei trasporti (-5,9%) e nel legno (-4%) e più moderate per l’agroalimentare (-0,5%) e per la chimica (-0,6%). In termini provinciali le peggiori performance sono arrivate da Arezzo e Firenze, entrambe intorno al -5%.

In controtendenza si registra invece il +1,9% nei livelli retributivi pro-capite. Su questo dato hanno probabilmente inciso in maniera decisiva sia la demografia imprenditoriale, con la fuoriuscita di imprese “marginali”, caratterizzate cioè da più bassi indicatori di produttività, redditività e livelli salariali, sia una più accentuata riduzione dei contratti part-time. Le retribuzioni mensili medie dell’artigianato si attestano su un livello di circa 1.400 euro per lavoratore, con aumenti generalizzati a livello settoriale e territoriale. In positivo spiccano il +5,4% dei trasporti ed il +3% di Massa Carrara.

Da segnalare infine la riduzione delle dimensioni medie d’impresa, misurata in termini di lavoratori occupati per azienda, anche questa trasversale a settori e province: si è interrotto quel processo di rafforzamento strutturale delle aziende artigiane che, negli ultimi anni, non aveva conosciuto soluzione di continuità.