Sostegno al reddito, sanità integrativa, bilateralità, in relazione principalmente alle specificità e ai problemi peculiari dell’impresa al femminile, sono stati al centro del convegno “Welfare, imprese e Jobs Act” organizzato venerdì 16 gennaio a Firenze da CNA Impresa Donna Toscana.

Materie di grande interesse in questo momento come ha dimostrato la partecipazione al convegno di un pubblico numeroso e attento, composto sì da imprenditrici e invitati toscani, ma anche provenienti da altre regioni; temi che hanno portato a Firenze anche la presidente nazionale di CNA Impresa Donna, Paola Sansoni, e il vice presidente CNA nazionale, Andrea Di Bendetto.

20-cna-toscana-impresa-donna-6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fra i relatori al convegno Antonella Gabbriellini e Alberta Bagnoli, Presidenti CNA Impresa Donna Toscana e Firenze; Rosa Dello Sbarba responsabile della segreteria dell’assessore regionale alle attività produttive e al lavoro, Gianfranco Simoncini; Paolo Secciani Direttore Ebret; Stefano Di Niola Responsabile Dipartimento Politiche Sindacali CNA Nazionale; Michele Faioli Professore aggregato di diritto del lavoro all’Università Tor Vergata di Roma. A moderare il dibattito Gianluca Volpi Responsabile Area Economica CNA Toscana.

PicsArt_1421438238113 (3)

“Il sistema del welfare contrattuale nell’artigianato – ha introdotto il dibattito la presidente Antonella Gabbriellini – è uno strumento fondamentale per la sopravvivenza delle imprese artigiane, come dimostra l’importanza dell’intervento dell’EBRET, l’ente bilaterale toscano, in materia di sostegno al reddito nel corso degli ultimi anni”.
L’artigianato è stato infatti l’unico settore capace di costruire un sistema alternativo agli strumenti di cassa integrazione in deroga, che nell’incertezza delle risorse economiche pubbliche in questi ultimi anni, in particolare a partire dal 2013, è intervenuto con risorse proprie, salvaguardando le imprese e ‘liberando’ in parte le risorse pubbliche a ciò destinate.

La Presidente CNA Impresa Donna Toscana ha quindi parlato di SAN.ARTI, il fondo di assistenza sanitaria integrativa dei lavoratori dell’artigianato, esteso e di recente anche agli imprenditori e ai loro familiari sottolineando che “il lavoro delle Parti Sociali nazionali è stato determinante per la costruzione di un modello di welfare contrattuale esteso a tutti i soggetti del mondo delle imprese artigiane, dal lavoratore dipendente ai suoi familiari fino a tutta la famiglia dell’imprenditore artigiano. In tal modo si offre una copertura sanitaria dedicata ad un costo nettamente inferiore rispetto ad altre polizze assicurative presenti sul mercato. Inoltre, grazie al Comitato Impresa Donna, è stato introdotto un pacchetto maternità specificatamente dedicato alla imprenditrici in gravidanza”.

“Il welfare contrattuale dell’artigianato è una precisa risposta politica – ha evidenziato Stefano Di Niola, nella sua relazione iniziale – il mondo dell’artigianato si autorganizza e si crea strumenti per sostenere imprese e lavoratori attraverso risorse di natura contrattuale. E SAN.ARTI. va al di là della logica di un fondo: riguarda ben un decimo della popolazione italiana, fra imprenditori e dipendenti e loro familiari”.

Antonella Gabbriellini ha quindi ricordato che il ruolo della bilateralità è richiamato nel testo del Jobs Act, come ha confermato il professor Michele Faioli. Nel Jobs Act ci sono difatti alcune norme che riguardano la bilateralità intesa come welfare contrattuale, aspetti che consentono lo sviluppo della bilateralità e delle sue funzioni non solo negli ambiti “tradizionali” degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e le politiche attive, ma anche in un campo più innovativo, relativo alla tutela della maternità e alle forme di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. In quest’ultimo caso, parlando di integrazione dell’offerta dei servizi per le cure parentali forniti dalle aziende, si fa riferimento anche a servizi offerti dai “fondi o enti bilaterali”, promuovendo nel sistema integrato pubblico-privato dei servizi alla persona anche l’utilizzo di tali servizi da parte dei lavoratori e dei cittadini. Si tratta indubbiamente di percorsi tutti da costruire e valutare quando verranno approvati i relativi decreti delega, ma il welfare contrattuale dell’artigianato viene considerato come un’opportunità di crescita non solo per il settore di riferimento, ma per le imprese ed i lavoratori complessivamente intesi.

PicsArt_1421429145127 (3)“Ormai da tempo lo Stato ha difficoltà a mettere in atto politiche adeguate di protezione sociale – ha detto la presidente Alberta Bagnoli – pensiamo alle fasi non occupazionali del ciclo vitale, la vecchiaia e la maternità per esempio, alle situazioni di incapacità lavorativa per malattia, invalidità, disoccupazione ecc., all’erogazione di servizi in particolare istruzione, assistenza sanitaria, abitazione e così via. Fra i gruppi di lavoro costituiti dal Comitato Impresa Donna nazionale, ce n’è uno del quale sono portavoce, che si occupa di welfare. Siamo partite da un presupposto di uguaglianza sociale fra imprese, lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Ci siamo focalizzate su un tema importante per la imprenditrici, la maternità. Abbiamo pensato agli strumenti con l’analisi delle opportunità offerte dalla bilateralità e quindi proposto a EBRET l’erogazione a forfait di € 1.500 per il sostentamento alla maternità delle imprenditrici con dipendenti iscritti a questo ente e stiamo lavorando per estenderla su tutto il territorio nazionale, visto che solo la Toscana e l’Emilia Romagna hanno attualmente questa copertura”. Fra l’altro il direttore dell’EBRET Paolo Secciani ha confermato proprio nel corso del convegno che questo provvedimento è già stato deliberato anche per il 2015.

“Desidero evidenziare – ha continuato Alberta Bagnoli – la forza della rappresentanza nel ruolo della bilateralità, la capacità di soluzione di problemi; è questo un ulteriore terreno di impegno sindacale, del quale è utile mettere in rilievo le potenzialità. Un altro ambito d’intervento l’abbiamo individuato nel fondo appositamente istituito come tutela sanitaria integrativa, SAN.ARTI, nel quale è stato inserito il Pacchetto Maternità Bis. Nell’ambito del Progetto Welfare stiamo seguendo con la nostra Presidente Nazionale Paola Sansoni, la proposta di legge sui ‘buoni universali per i servizi alle persone e alla famiglia’, portata avanti dal sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba. Si tratta di un sistema di welfare del tutto nuovo in quanto prevede di dare alle famiglie italiane, ma anche alle aziende o alle istituzioni un ‘buono’ per pagare badanti, assistenti familiari, prestazioni parasanitarie a domicilio, ma anche asili nido, o baby-sitter, doposcuola, ripetizioni per i figli, ecc. Il meccanismo è semplice: lo Stato contribuisce per una parte, si parla del 33%, facendo detrarre l’importo dalle tasse”.
Questi primi risultati, attraverso Ebret e San.Arti e in futuro, speriamo, con i ‘buoni universali’, possono aiutare a risolvere la completezza dell’essere imprenditore, ma anche cittadino.
“Io credo – ha concluso la presidente CNA Impresa Donna Firenze – che questo costituisca un compito fondamentale della nostra associazione, la rappresentanza è l’unica via per un cambiamento vero, perché le imprese così come i lavoratori non possono essere sole di fronte agli enormi problemi che le attanagliano, solo in questo modo si possono costruire veri rapporti con la politica e con le istituzioni. Infatti solo la coesione sociale può costituire l’unica certezza di tutela del futuro”.

A conclusione del convegno l’intervento della presidente nazionale di CNA Impresa Donna, Paola Sansoni, che ha commentato: ”Fino ad oggi abbiamo raggiunto solo qualche risultato di quelli che ci aspettavamo. Ma stiamo iniziando un percorso nuovo che ci porti a schemi mentali e modelli diversi, perché gli attuali non funzionano più. Abbiamo bisogno di sentirci tutti protagonisti della stessa squadra. È questa la chiave di volta. Vogliamo cogliere l’opportunità per dare veramente una svolta. CNA lavora, ha proposte, ottiene risultati, però bisogna che ci sia chi ascolta o, almeno, che voglia provarci. Bisogna rompere gli schemi per far crescere questo paese. Dobbiamo lavorare tutti, andando in una direzione unica con grande passione”.

 

DSCN2147 (3)