E’ una situazione di difficoltà che riguarda un settore, la pelletteria artigiana, che in Toscana conta 4.377 imprese artigiane con circa 16.000 addetti

La denuncia e le proposte di CNA Federmoda.

Fino a qualche mese fa conferiti per la maggior parte in discarica, oggi gli scarti di lavorazione della pelle sono dichiarati dagli impianti “pericolosi” per i valori di cromo troppo alti per cui non vengono più accettati.  Parliamo di ritagli della lavorazione di oggetti come borse, portafogli, portachiavi, capi d’abbigliamento, ecc. che devono per forza prendere la strada dei termovalorizzatori. E qui nasce il problema, già emerso per gli scarti tessili dell’area pratese: in Toscana sono attivi solo tre termovalorizzatori già saturi di rifiuti urbani. La soluzione? Il trasferimento in altre regioni o in paesi come l’Austria e la Slovenia.

“Ma così si va incontro ad un aumento vertiginoso dei costi di smaltimento – commenta il Presidente CNA Federmoda Firenze, Tullio Zepponi –  I costi a carico delle imprese sono più che raddoppiati passando dai 15/20 centesimi/chilo ai 35/45 centesimi/chilo, oltre naturalmente all’aumento delle spese di trasporto. Purtroppo, a causa del principio per cui “chi inquina paga”, la committenza scarica sulla subfornitura questo incremento di costi. E’ l’ultimo anello della catena di subfornitura delle griffe che subisce aumenti che vanno a ridurre ancora il già esiguo guadagno delle imprese contoterziste”.

“CNA Toscana chiede alla Regione innanzitutto di bloccare la situazione – è l’appello del Presidente CNA Federmoda Toscana, Bruno Tommassini – occorre consentire nel breve periodo il conferimento presso gli impianti esistenti, mentre nel lungo bisogna metter mano ad un piano industriale complessivo e ad una strategia chiara in materia di rifiuti che non può prescindere da una previsione di impianti anche di prossimità. Ma la nostra richiesta va oltre: chiediamo la caratterizzazione degli scarti di pelle come “sottoprodotto” e non come rifiuto, così da facilitarne il reimpiego nei processi industriali ed il recupero per la produzione di beni e altro”.

E’ una situazione di difficoltà che riguarda un settore, la pelletteria artigiana, che in Toscana conta 4.377 imprese artigiane con circa 16.000 addetti. La stragrande maggioranza di queste imprese artigiane lavora in conto terzi.

Delle 4.377 pelletterie artigiane, ben 2.840 sono concentrate nel distretto della provincia di Firenze; una presenza significativa è anche nella provincia di Pisa (608 imprese), Pistoia (231 imprese), Lucca  (230 imprese) e Arezzo (229 imprese).

Anche la raccolta così come è organizzata oggi costituisce un costo che pesa tantissimo sul comparto pelletteria e il Presidente CNA Federmoda Firenze ne spiega i motivi: “elevata percentuale degli scarti (circa il 40%); eccessiva differenziazione fino a distinguere le pelli anche per colore; necessità di disporre di spazi adeguati in azienda, dedicare personale a ciò preposto. A tutto questo si aggiunge l’incremento delle tariffe a causa della chiusura in Toscana delle discariche e della carenza di termovalorizzatori”.

Un altro tema caldo che rischia di pesare molto sui bilanci delle nostre piccole e medie imprese lo esprime il Presidente CNA Federmoda Toscana: “Al di là della programmazione politica sui  termovalorizzatori rivelatasi lenta e non efficace, esiste una questione “etica”. L’innalzamento dei costi senza nuovi investimenti può risultare meno iniquo solo in presenza di una condivisione totale di intenti e una responsabilità distribuita equamente fra committente e piccole imprese. Oggi i dati ci dicono che le piccole imprese sono l’ultimo anello della catena, spesso investiti di oneri e costi. Chiediamo che le politiche di smaltimento si adattino alle due esigenze, non opposte, di un mondo meno inquinato e di costi sopportabili per le aziende. In questo modo avremo una partita non più dimensionale – destinata a farci perdere – ma etica”.