A marzo 14.688 imprese femminili in più rispetto allo stesso mese del 2010: un aumento che corrisponde ad una crescita relativa dell'1% su base annua. La Toscana è la prima regione per aumento di ‘imprese rosa’, con una crescita doppia rispetto alla media (+2%). Decisamente dinamiche anche le imprenditrici del Lazio (+1,9%) e della Puglia (+1,7%). Sono gli ultimi dati diffusi dall'Osservatorio sull'Imprenditoria femminile di Unioncamere.

La voglia di fare non manca, le idee nemmeno e se l’occupazione è un problema e la crisi si fa ancora sentire, le donne italiane guardano con sempre più interesse alla via dell’impresa. E fanno da sole. Alla fine di marzo ai registri delle Camere di commercio si sono contate 14.688 imprese femminili in più rispetto alla stessa data del 2010, un aumento che corrisponde ad una crescita relativa dell’1% su base annua, decisamente meglio della media del totale delle imprese cresciute, nello stesso periodo, dello 0,6%. Meglio delle altre colleghe ‘capitane’ d’impresa hanno fatto le donne della Toscana, regione leader in cui l’aumento di imprese rosa è stato doppio della media (+2%). Decisamente dinamiche anche le imprenditrici del Lazio (+1,9%) e della Puglia (+1,7%).

Più lenta la spinta che si registra nelle due regioni più ‘rosa’ d’Italia in termini assoluti: in Lombardia e Campania (dove hanno sede 340mila imprese femminili, un quarto del totale), la crescita si è fermata a +0,9% nel primo caso e a +0,5% nel secondo. Lievi riduzioni degli stock si riscontrano, invece, in alcune tra le regioni più piccole, dove la presenza di imprese femminili è relativamente più elevata per via dell’accentuata vocazione agricola: la Basilicata (-1,1% la riduzione dello stock tra marzo 2010 e marzo 2011, a fronte di un tasso di femminilizzazione della regione del 27,7%), Valle D’Aosta (-1,1% e 24,2% di imprese rosa) e Molise (-0,9% e 30,1%).

A sostenere la crescita dell’esercito ‘rosa’ sono le forme d’impresa più strutturate, con le società di capitale che avanzano in media del 4,6% in dodici mesi (con le performance migliori al Sud) e le cooperative (+3,4%). Al disotto della media l’aumento delle imprese individuali (+0,7%) mentre in leggera riduzione le società di persone (-0,5%).

Quanto ai settori, i più attraenti per le neo-imprenditrici – in termini relativi – sembrano quelli dei servizi a persone e imprese, con in primo piano l’Istruzione (+5,9%), la Sanità e assistenza sociale (+4,9%), le Attività artistiche sportive e di intrattenimento (+3,3%) e Attività professionali scientifiche e tecniche (+3%). In valore assoluto, la crescita maggiore si è registrata nelle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (2.988 le imprese in più in dodici mesi) e nelle  Altre attività dei servizi (+2.403 unità). Unici settori  a registrare un decremento di imprese rosa sono stati l’ ‘Agricoltura, silvicoltura e pesca’  (-5.225 unità) e le ‘Attività manifatturiere’ (-591).

Alla fine di marzo, le imprese femminili fotografate dall’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere – che da quest’anno ha assunto cadenza trimestrale – risultano pertanto essere 1.422.605, il 23,4% del totale delle imprese esistenti.

Territorio

Se si considera l’incidenza delle imprese femminili sul tessuto economico nazionale e regionale, a fronte di un tasso di femminilizzazione italiano pari al 23,4%, si evince che sono le regioni del Sud quelle dove la presenza femminile e la partecipazione delle donne alle economie locali è più accentuata. Il valore picco si rileva in Molise che con il 30,1% delle imprese femminili sul totale è la regione più rosa, seguono Abruzzo e Basilicata con un tasso di femminilizzazione che supera in entrambi i casi il 27%.  I risultati di Emilia Romagna, Lombardia e Trentino Alto Adige, in termini di incidenza della componente femminile sull’imprenditoria locale, sono i più modesti: in tutti e tre i casi non superano il 21%.

Con riferimento alla dinamica delle imprese femminili per provincia, solo 19 su 105 fanno registrare variazioni negative che vanno dal -0,1% di Alessandria al –3,4% di Catania. Tra queste c’è Milano, tra i primi posti in Italia per percentuale di imprese femminili sul totale, ma che negli ultimi dodici mesi ha fatto registrare una diminuzione del suo patrimonio di imprese femminili pari allo 0,4%. A Roma e Napoli, invece, si rileva una dinamica positiva: +2,3% nella capitale e +0,5% nel capoluogo campano. In particolare, in 22 province si rilevano incrementi superiori al 2%, con punte massime a Prato (+3,6%), a Messina (+3%) e, ex-aequo, ad Arezzo, Reggio Emilia e Pistoia (+2,7%) .

Forme giuridiche

Osservando la distribuzione delle imprese femminili italiane per forma giuridica, si riscontra che alla fine di marzo 2011, un sostanzioso 60,5% si concentra ancora nella ditta individuale, che distacca di gran lunga la società di persone (22,5% delle preferenze) e la società di capitale al 14,5%. Le cooperative, i consorzi e le altre forme insieme non oltrepassano il 2,5%. In particolare, delle 206.466 società di capitale registrate in Italia, il 47% sono concentrate in Lombardia (19,1%), Lazio (18,6%) e Campania (9,6%). Per le società di persone a Campania (11,4%) e Lombardia (16,9%) seguono, in termini di concentrazione territoriale, il Veneto al 9,8% e il Piemonte al 9,7%). Alla Lombardia e alla Campania entrambe con una percentuale di quasi l’11% di ditte individuali registrate sul totale nazionale, si aggiungono la Sicilia e il Piemonte rispettivamente al 9,3% dell’8%.

La selezione della forma giuridica ha fatto emergere nell’ultimo anno un orientamento verso forme “associate” di gestione degli assetti aziendali. Non a caso, le variazioni di maggior rilievo su scala nazionale e regionale, riguardano le società di capitale (+4,6%), i consorzi (+5,2%) e le altre forme (+7,8%) a fronte di una sostanziale stabilità della ditta individuale (+0,7%) e di un leggero decremento della società di persone (-0,5%).

Per quanto riguarda le società di capitale, su scala regionale, proprio le regioni con percentuali tra le più basse di imprese femminili si segnalano per incrementi di oltre 7 punti percentuali (Basilicata + 10,9%, Calabria + 8,8% e Molise + 7,4%). Con riferimento alle società di persone, le variazioni sia positive che negative eccedono in pochi casi l’1%: la Calabria registra un +1,7%, il Molise (+1,5%), il Friuli Venezia Giulia (+1,4%), la Puglia (+1,1%) mentre in Valle d’Aosta e Lombardia le società di persone diminuiscono di oltre 3 punti percentuali.

Per le ditte individuali, a fronte di una stabilità di massima registrata su scala nazionale si evidenziano il -2,2% di Basilicata e Molise cui però fanno da contraltare i valori di Toscana e Lombardia +2,4% in entrambe le regioni. Le cooperative crescono del 7,4% in Molise e di oltre il 5% in Piemonte e Valle D’Aosta, in Basilicata però, sono in caduta libera con un decremento di oltre 5 punti percentuali, mentre in Abruzzo si registra una diminuzione dell’ 1,4%. Per quanto riguarda le altre regioni i valori sono tutti positivi e oscillano dal 2,1% del Friuli al 4,7% dell’Emilia Romagna. Anche per Consorzi e altre forme i valori sono tendenzialmente positivi, fatta eccezione per la Basilicata, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna con decrementi di oltre 7 punti percentuali e una diminuzione più contenuta in Piemonte (-1,2%) per la prima tipologia d’impresa.

Settori

La dinamica registrata nel periodo considerato evidenzia una più forte spinta da parte delle imprenditrici donne a ricercare opportunità di business nei settori dei servizi alle persone e alle imprese. Non solo nei settori dove più elevato è il tasso di femminilizzazione delle attività d’impresa come la Sanità e assistenza sociale (dove il 40,4% delle imprese è guidato da donne e dove le nuove iniziative sono cresciute ad un ritmo del 4,9%), o l’Istruzione (31,5% il tasso di femminilizzazione e addirittura +5,9% la crescita tra marzo 2010 e marzo 2011). Ma anche settori in cui la presenza femminile è stata finora nella norma, o addirittura sottorappresentata, mostrano interessanti dinamiche di crescita: è il caso delle Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (femminili al 25,8%) che cresciute del 3,3%; delle Attività professionali, scientifiche e tecniche, dove le imprese di donne sono solo il 21,7% del totale ma che segnalano un aumento del 3% nei dodici mesi considerati; o dei servizi di informazione e comunicazione (22,1% la quota ‘rosa’ di aziende ma una crescita dell’1,5%).