CNA Pisa organizza un convegno su "Federalismo Fiscale: opportunità e rischi per le piccole e medie imprese" lunedì 20 giugno, alle ore 17, presso l'Auditorium della Camera di Commercio di Pisa.  Partecipano al convegno il Sindaco di Pisa Marco Filippeschi in qualità anche di

Presidente della Lega Autonomie locali, l'Onorevole Paolo Fontanelli della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Claudio Carpentieri  responsabile Ufficio Politiche Fiscali CNA Nazionale, il Senatore Paolo Franco (Lega Nord) della Commissione Finanze del Senato, l'Onorevole Linda Lanzillotta (API) Segr. Commissione Parlamentare per l’attuazione del Federalismo Fiscale, e l'Onorevole Marco Causi (PD) della Commissione Finanze della Camera. A moderare il dibattito Franco De Felice, Caporedattore della testata giornalistica regionale Rai della Toscana.

 “Il federalismo fiscale  deve essere un’occasione per rilanciare il nostro paese  e non solo per far quadrare i conti pubblici – osserva il Presidente CNA Pisa Andrea Zavanella – per far sì che sia davvero un vantaggio avvicinare le istituzioni alle imprese e ai cittadini; per legare più strettamente i destini di un territorio con le opportunità che autonomamente si crea; per non lasciare indietro nessuno e creare le condizioni per il rilancio delle aree più svantaggiate; per far coincidere più possibile chi riscuote con chi poi eroga servizi e impiega risorse per la comunità; per ridurre i centri decisionali, procedure e burocrazia e veder crescere investimenti e occupazione”.

Il nuovo testo del decreto sul federalismo municipale rischia di far aumentare la pressione fiscale locale sulle imprese anche se c’è l’auspicio da parte delle imprese che almeno l’effetto semplificazione e dell’avvicinamento fra chi decide il livello impositivo e chi lo deve subire. Intanto è stato mantenuto l’orientamento all’estensione da subito della capacità impositiva dei Comuni, a cui è garantita, peraltro, sempre una quota di trasferimenti sottoforma di distribuzione del 30% del “Fondo sperimentale di riequilibrio”. E’ vero, infatti, che questa assegnazione avviene anche prima del 2013, a prescindere dall’attuazione dei costi standard, sulla base del solo numero dei residenti nel Comune. Come aumento immediato della pressione fiscale sui cittadini si conta: l’imposta di soggiorno (articolo 2-bis); la sospensione del potere dei Comuni di istituire o incrementare l’addizionale comunale all’IRPEF (articolo 2-ter); l’imposta di scopo (articolo 2-quater). Si tratta di tributi che possono essere istituiti da subito. Oltre al problema contingente, anche per quanto riguarda nello specifico le imprese, le cose potrebbero andare anche peggio dal 2014. Da tale anno, infatti, verrà istituita l’imposta municipale sugli immobili (IMU). Si tratta di un tributo che sostituirà l’imposizione diretta sui redditi fondiari (IRPEF), nonché l’attuale imposta comunale sugli immobili (ICI). E’ bene ricordare che le imprese, attualmente, non pagano l’IRPEF ovvero l’IRES sugli immobili strumentali, dal momento che versano le imposte dirette su questi beni produttivi, attraverso la tassazione dei redditi d’impresa generati dal loro utilizzo. Partendo da questo presupposto, la prima versione del decreto legislativo (cfr. Com. trib. 1° dicembre 2010, n. 41) prevedeva, in modo condivisibile che, con riferimento ai beni immobili strumentali d’impresa, la futura aliquota dell’IMU venisse abbattuta del 50%, alla stessa stregua degli immobili dati in locazione. Nell’ultima versione del decreto legislativo questa riduzione è divenuta una mera facoltà dei Comuni a fronte di una aliquota ordinaria del 0,76%, con la facoltà anche di incrementarla oppure ridurla dello 0,3%. Dalle stime effettuate emerge che, considerando tutti gli immobili adibiti ad attività produttiva (immobili adibiti ad ufficio, negozi e botteghe, magazzini, laboratori per arti e mestieri, opifici, alberghi e pensioni, teatri, fabbricati industriali e commerciali), l’incremento dell’ imposizione ad aliquota del 7,6 per mille sarebbe pari a 812 milioni di euro. A livello di singola impresa, inoltre, l’aggravio di imposizione rischia di superare alcune migliaia di euro annue in base al Comune nel quale è collocata l’impresa stessa.

Commenta il Presidente CNA Pisa Andrea Zavanella “Il federalismo fiscale che piace a CNA è quello che favorisce la progressiva riduzione della spesa pubblica locale improduttiva e che determina un meccanismo virtuoso in grado di abbassare la pressione fiscale sulle imprese. Ci aspettiamo che i Comuni, nell’ambito della propria autonomia tributaria, riducano, come permette la norma, l’aliquota base dello 0,3 per cento. In tal modo le imprese godrebbero di un risparmio di imposta pari a 1,4 miliardi di euro”.