Lunedì 13 giugno una delegazione unitaria di CNA e Confartigianato, guidata dal Presidente Regionale e Nazionale del settore tintolavanderie Giovanni Molinari, ha incontrato i rappresentanti dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per approfondire l’annosa questione delle lavanderie self-service. Il problema è relativo alla concorrenza sleale che la maggior parte di queste imprese opera nei confronti delle tintolavanderie tradizionali. Le imprese self-service per operare sono tenute all’obbligo di iscrizione al registro delle imprese e all’ottenimento dell’autorizzazione di cui all’articolo 64 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, prevista per le industrie pericolose ed i mestieri rumorosi e incomodi. Nella maggioranza dei casi, purtroppo, l’esercizio di tale attività si discosta dal modello descritto: nelle lavanderie self-service, infatti, è spesso presente un addetto che fornisce assistenza e servizi alla clientela, proponendo anche servizi di stireria, di ritiro e consegna capi presso il domicilio dei clienti, ed altri tipi di prestazioni. Per poter fare ai clienti tali servizi è però necessario avere i requisiti previsti dalla legge 84/06, a cui sono soggette le tintolavanderie tradizionali, e avere in azienda la figura del Responsabile Tecnico, requisito che le lavanderie self-service non sono tenute ad avere (nel caso funzionino esclusivamente in qualità di self-service) e non hanno comunque. Al fine di risolvere tale situazione, che prevede necessariamente l'intervento dei Comuni che hanno competenza in merito al controllo ed al sanzionamento dei comportamenti illeciti ai fini della legge 84/06, CNA Confartigianato e l'ANCI hanno concordato di redigere e siglare un Protocollo di intesa, da indirizzare a tutti i Comuni, al fine di fornire a questi ultimi indicazioni omogenee da applicare per svolgere al meglio la funzione di controllo e di interdizione dei fenomeni di concorrenza sleale richiamati.