“I grandi cantieri della nautica insediati nella Zona Industriale Apuana sono giustificati se sceglieranno di portare altrove la produzione di yacht. In questo territorio è quasi impossibile programmare e fare impresa”. E’ una sentenza amarissima, una presa di posizione in netto contrasto rispetto al passato quella di Carlo Alberto Tongiani, Presidente di Cna Nautica Massa Carrara e tra i principali promotori del progetto del Porto Turistico alla Foce del Lavello, che aveva sempre professato ottimismo e fiducia nei meccanismi amministrativi della politica e soprattutto nella volontà condivisa di arrivare alla tanto sofferta infrastruttura. “E’ stata tradita la pazienza di un comparto – spiega Tongiani – che ha portato occupazione, ricchezza, prospettive per questo territorio. Ora si fa dura: i tempi per il completamento dell’iter del nuovo Piano Regolatore Portuale, così come voluto dalla Regione Toscana, sono sinceramente sconosciuti. Ci potrebbero volere anche due, tre, quattro anni. Tempo che il territorio non ha più”.

Secondo Tongiani il porto turistico era l’essenza di un progetto ad ampio respiro che avrebbe portato importanti benefici a tutto il territorio, sia dal punto di vista produttivo, sia turistico-ricettivo: “Temo che ci sia una diaspora – ammette – a forza di promesse siamo riusciti a trattenere qui i cantieri ma ora queste promesse non hanno più basi su cui sorreggersi”. Sarà anche questo, il porto turistico disatteso, la grande infrastruttura sognata e mai realizzata, e la crisi della nautica, uno dei temi dell’assemblea generale che Cna Massa Carrara (info su www.cna-ms.it) ha convocato nella sede Provinciale di Avenza lunedì 12 dicembre dalle 19,30. L’assemblea è pubblica e libera. Sul tavolo della discussione anche fisco, politica, lavoro nero, gestione del territorio e tasse, quelle tasse che i possessori di yacht saranno chiamati a pagare per “stazionare” l’imbarcazione ai porti turistici: “E’ una gabella che disturba un settore già segnato da una evidente crisi – ammette Tongiani – più incentrata però alla parvenza di una apparente equità che alla sostanza. La tassa produrrà pochissime risorse; le azioni da fare erano ben altre. Questo provvedimento finirà paradossalmente per colpire non tanto la proprietà dei beni di lusso e i grandi patrimoni, quanto la rete ampia dell’indotto dei servizi e delle attività di riparazione e manutenzione delle barche, quindi le piccolissime imprese e i propri dipendenti. E’ un provvedimento – conclude – che colpisce ancora chi ha meno”.