L’artigianato della provincia di Lucca sta meglio, ma non può dirsi ancora fuori dalla crisi. Se da un lato a confortare ci sono i risultati dell’indagine Trend, curata da Cna in collaborazione con Istat su un campione di 400 imprese (i dati si riferiscono al primo semestre 2010), che evidenziano settori in controtendenza come il calzaturiero e la pelle (+84%), l’alimentare (+13,6%), i trasporti (+9,9%) e il legno (+5,2%) e abbastanza a sorpresa il manifatturiero (+15,6%), dall’altro il convegno della Cna Lucca, che si è tenuto lunedì 7 febbraio nell’Auditorium della Banca del Monte di Lucca, ha confermato le difficoltà a cui le piccole imprese e gli artigiani lucchesi dovranno ancora fare fronte nel corso del 2011. In forte calo i fatturati delle riparazioni (-33%), servizi alle imprese (-10%) e costruzioni (-16,9%).
Ad ascoltare le relazioni, le strategie e i pareri degli esperti economici e politici (tra cui Il Sindaco di Lucca, Mauro Favilla; il Presidente della Provincia di Lucca, Stefano Baccelli; il Segretario Generale della Camera di Commercio, Roberto Camisi; il Consulente Irpet, Andrea Manuelli) tanti imprenditori mossi dalla necessità di capire “cosa è stato fatto, e soprattutto cosa ci sarà ancora da fare per uscire definitivamente dalla spirale negativa”. Un futuro “tra luci ed ombre – come ha confermato il Presidente Provinciale, Ugo Da Prato – la preoccupazione è che la crisi lasci il nostro paese a terra, e molti morti e feriti. La crisi non è passata; servono ora, più di prima, aiuti concreti per le imprese aiutando quelle più in difficoltà magari riequilibrando la tassazione a livello locale per alleggerire i settori più in difficoltà”. E a conferma di una criticità ancora in atto i dati forniti dal Presidente Fondazione Bml, Alberto Del Carlo: “I fallimenti – ha spiegato riferendosi a dei dati forniti da Il Sole 24 Ore – sono aumentati. Si tratta di dati della Provincia di Milano. Nel 2009 sono aumentati del 20%, e nel 2010 del 25%. Il 49% del Pil della Provincia di Lucca dipende dall’estero mentre a livello regionale siamo intorno al 33%. Se riparte l’export, riparte anche Lucca”.
L’altro tema caldo è stato la relazione tra le banche e gli istituti di credito, imputati a più riprese di “aver chiuso i rubinetti alle imprese”: “Il sistema bancario – ha spiegato Mauro Quercioli, Responsabile dell’area Toscana Ovest Banca Monte Paschi di Siena – ha fatto diligentemente il suo lavoro. Le imprese, dato novembre 2010, hanno ottenuto l’1,81% in più di credito. A crescere sono stati gli impieghi delle famiglie: tra il 7 e l’8%. E’ stato fatto un lavoro importante dalla Regione Toscana, Confidi; sono stati sospesi i mutui delle famiglie in difficoltà. Ora bisogna guardare avanti”. Banche colpevoli del crash di molte aziende? “Assolutamente no – ha spiegato ancora – il sistema bancario ha pochissime responsabilità in questo senso ma rischia di pagare il prezzo più alto”.
Tra le relazioni più attese quella del Segretario Nazionale di Cna, Sergio Silvestrini che ha parlato, riferendosi al progetto Trend, “di dati interessanti e veri che provengono da chi conosce le imprese e il territorio. Sono dati in chiaro scuso – ha analizzato – con qualche segnale positivo. L’export sta ripartendo ma le imprese hanno fatto e stanno facendo uno sforzo terribile per adeguarsi ai mercati. Non vanno più nel mondo con la valigetta e basta; portano prodotti, mostrano l’azienda. La crisi – ha spiegato ancora – ha prodotto sconfitte personali. A Treviso stiamo facendo anche dei corsi con degli psicologi per recuperare le imprese. E’ un quadro di convalescenza – ha ribadito – il problema vero ora, è come fare ripartire il sistema Italia. Il Pil crescerà, forse, dell’1% nei prossimi anni ma di questo passo arriveremo allo stesso Pil del 2007 nel 2016-2017. Il mondo intanto cresce”.
Silvestrini ha chiesto alle banche e agli Istituti di credito “un nuovo approccio di business. Basta con la logica di Basilea e degli algoritmi. La banca deve tornare a guardare negli occhi l’imprenditore”. Infine una battuta sui giovani. 1 giovane su 3, come ha rilevato la fotografia dell’Istat, è disoccupato: “Non è un paese per giovani – ha spiegato ancora Silvestrini – non ancora abbastanza per lo meno. Lo dicono le statistiche. I nostri giovani, in questo paese, sembra che non avranno un futuro e hanno ambizione del futuro molto più bassa rispetto a quella che avevamo noi o i nostri padri”.
E sui costi della politica: “105 province, comunità montane, governi regionali – ha concluso – il nostro paese non se lo può più permettere. E’ un paese stanco che non riesce a vedere una prospettiva a lungo termine”.