Il grido di allarme si leva alto dalla sede CNA Valdera per voce del suo presidente Marco Rossi e del presidente CNA Costruzioni Marco Braccianti, supportati da Matteo Giusti componente di entrambe le presidenze. Il settore è piegato da una crisi senza precedenti: oltre 250.000 posti di lavoro persi, oltre 300% in più di utilizzo degli ammortizzatori sociali, oltre il 20% medio di riduzione delle produzioni nei settori di materiali da costruzione, circa 70 mld in meno di valore complessivo delle produzioni. Percentuali che disegnano un tracollo, numeri da capogiro. Nella nostra Provincia risulta, come confermato dal rapporto sulla congiuntura diffuso di recente dalla Camera di Commercio, particolarmente negativa la performance dell'edilizia che arretra dell'11,5% nell'artigianato e del 4,3% tra le micro imprese in rapporto al fatturato mentre per quanto riguarda gli addetti in edilizia la flessione è del – 20,3% per la componente non artigiana e -4,2% per quella artigiana. “La macchina del settore delle costruzioni – spiega Marco Rossi – ha bisogno di tempo per ripartire, perché le procedure autorizzative sono incomprensibilmente e ingiustificatamente lunghe, lo stock di invenduto è molto consistente; è molto difficile ottenere credito, le norme sono tante ed i cantieri pochi. Per questi motivi, parafrasando Winston Churchill, il tempo delle mezze misure, degli espedienti inutili e consolatori, dei ritardi sta per finire. Al suo posto stiamo per entrare in un periodo di conseguenze. Non possiamo più star fermi ad aspettare che passi la nottata, le nostre imprese non possano più aspettare, occorre creare, tutti assieme, un progetto che torni a rigenerare il sistema delle costruzioni tornando dargli ossigeno. Un progetto nazionale che, fissato come obiettivo la rigenerazione del comparto dell’edilizia, individui gli strumenti per raggiungerlo sfruttando anche, questo a livello provinciale, una serie di politiche attrattive di nuovi investimenti sul nostro territorio. Il tutto accompagnato da interventi mirati all'abbattimento degli oneri, ad una politica di agevolazioni sull'acquisto dei terreni, ad incentivare l'offerta economicamente più vantaggiosa possibilmente con l'innalzamento a 1 milione di euro, a sgravi fiscali e non ultimo ad una vera riforma fiscale. Dobbiamo cambiare il modo di operare per cui, troppo spesso le norme a tutela delle imprese non vengano attuate . Si pensi ad esempio alla lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali,come il nuovo atto comunitario che si pone l'obiettivo di ridurre i termini contrattuali di pagamento (nei rapporti commerciali tra imprese, o tra imprese e pubbliche amministrazioni) entro limiti accettabili (di 30 gg., o, al massimo, in caso di accordo tra le parti, di 60 gg). Ma ciò che è già recepito in tutta Europa, da quasi 10 anni, ancora in Italia non c’è. Servono poi ulteriori meccanismi che portino realmente alla diretta responsabilizzazione, sul fronte delle sanzioni civili ed amministrative, alle istituzioni pubbliche cui è affidato il compito di realizzare pagamenti tempestivi come avviene invece per le imprese ad ogni loro piccola inadempienza. “I dati enunciati in premessa – aggiunge Marco Braccianti – mostrano una gravissima situazione del comparto delle costruzioni che non ha eguali nella sua recente storia, in un settore che inaspettatamente e a dispetto di un mercato immobiliare depresso ad asfittico, nel 2009 era riuscito a contenere le perdite, probabilmente anche per le caratteristiche intrinseche dell'artigianato delle costruzioni i cui meccanismi di trasmissione della crisi sono meno immediati ma non per questo meno profondi, come purtroppo è stato dimostrato dal 2010 ad oggi. Dobbiamo essere tutti consapevoli che la crisi nel nostro settore ha la visibilità dei cerchi creati da un sasso lanciato in uno stagno: i primi effetti della crisi sono stati avvertiti dalle imprese già in difficoltà ma ora i cerchi si allargano e sono arrivati a colpire le imprese sane. Queste non devono essere preoccupazioni esclusivamente nostre, come associazione di categoria, ma devono riguardare tutti gli attori del nostro sistema in quanto è in discussione il futuro del nostro sistema e del nostro radicamento sul territori sia come imprese che come dipendenti. La formula per la ripresa è fatta di tre passaggi: attirare e garantire spinta ai nuovi investimenti, creare reddito e far ripartire i consumi, ripresa dell’edilizia e tutto quanto ne consegue, come ulteriore motore di sviluppo”. Matteo Giusti peraltro puntualizza che “le piccole imprese, sono il più valido strumento per proteggere e creare occupazione, come dimostrano le statistiche a parità di perdita percentuali di fatturato c’è una minor emorragia di posti di lavoro nelle PMI che nella grande impresa”.