Il destino della Erre Erre era già segnato. Inutile il tavolo con le associazioni di categoria che si è tenuto il 12 luglio e a cui hanno partecipato, per dare rassicurazioni, anche i Sindaci di Massa e Carrara, il Presidente della Provincia e il Vice Prefetto. L’incontro con le associazioni di categoria, Cna, Assindustria, Confartigianato, sarebbe stato infatti solo una cartina di tornasole. L’intenzione, e quindi la domanda di messa in liquidazione sarebbe stata presentata – come riporta il verbale di assemblea, a pagina 4: “di sciogliere anticipatamente la società e di metterla in liquidazione” – dall’unico socio, il Cermec, il 5 luglio. Nel verbale, depositato presso la Camera di Commercio, viene conferito l’incarico di traghettatore verso la liquidazione al Presidente del Cermec, Ugo Bosetti. Da qui l’intenzione, da parte della principale associazione di categoria, di chiedere un incontro al Prefetto per comprendere se la figura Istituzionale del governo presente sul territorio sia stata a conoscenza della reale situazione. Un comportamento che Cna non sa spiegare e che ha lasciato stupito il mondo delle imprese e la stessa dirigenza che con attenzione aveva seguito, passo dopo passo, le vicende: “Le intenzioni – spiega Cna – erano ben altre rispetto a quella che oggi ci troviamo ad affrontare. La volontà espressa durante quel tavolo, dagli intervenuti, e che noi tutti abbiamo ascoltato, non era di portare la Erre Erre verso il fallimento, ma di fare tutto il possibile per salvarla. Ma tutto, a quanto dicono le carte, e quel verbale a cui ancora fatichiamo a credere, era stato già deciso prima ancora di quell’incontro. Quale è stata allora la ragione di quel tavolo se non gettare fumo negli occhi delle imprese?”. Cna non può evitare di constatare come “da questi comportamenti emerge sempre più un ruolo ridicolo della politica provinciale che crede di giocare con i destini delle imprese”. Secondo Cna infatti, l’incapacità gestionale della politica ha portato alle situazioni attuali di Cermec e Erre Erre. “Un’incapacità sia nelle scelte manageriali, sia nelle scelte prese per affrontare il problema una volta che si è manifestato. Con quale coraggio si è chiesto alle aziende e associazioni presenti al tavolo di mantenere la calma, di non compiere atti estremi che avrebbero potuto acuire le tensioni e complicare il tentativo di salvare Erre Erre, quando poi l’unico soggetto, il pubblico, che poteva salvare la situazione ha preferito far affondare il tutto, sfuggendo da responsabilità oggettive e soggettive”. A sorprendere gli artigiani “è la superficialità con cui, in situazioni simili, i primi cittadini manifestano indossando il tricolore a tutela delle imprese e dei lavoratori per evitare il fallimento – Eaton e Nca – ed invece, in situazioni in cui i proprietari sono loro, i Comuni, prendono decisioni diametralmente opposte alla tutela delle imprese e dei lavoratori. E’ tutto surreale – analizza – ma in fin dei conti in questa provincia nulla segue le regole della logica e del benessere imprenditoriale”. “Non dimentichiamo, infatti – scrive ancora l’associazione – che nell’incendio di un impianto che mai ha funzionato, e che ambiva a creare ricchezza dai rifiuti, c’è la tragedia delle imprese apuane che hanno partecipato e realizzato l’impianto. Aziende che non saranno, con molta probabilità, mai pagate. “Le vere danneggiate – conclude amaramente Cna – in tutto questo scandalo sono non solo le imprese che hanno investito e lavorato, ma le famiglie che ruotano attorno a quelle stesse imprese. E’ questo che troviamo che sia scandaloso. Giocare con le persone”.