Crisi profonda, profondissima per il settore costruzioni. E' nuovamente la Cna locale (info su www.cna-ms.it) a lanciare l'ennesimo rimprovero agli enti locali che poco hanno fatto per far fronte al prolungarsi della crisi economica e dello stop forzato dell'edilizia in questo triennio 2009-2011. L'immobilismo, la superficialità e spesso l'incapacità delle amministrazioni locali, delineano lo spettro di altri mesi di buio che rischiano di far esplodere fragorosa la protesta degli artigiani e dei piccoli imprenditori. “L'’imprenditore – analizza Paolo Ciotti, Direttore Cna Massa Carrara – spesso lasciato solo ad affrontare il peso della crisi. Le decisioni, che dovrebbero essere messe in atto da chi ha responsabilità a livello Comunale e Provinciale, non vengono prese. Gli investimenti, che dovrebbero essere fatti, vengono procrastinati e tutto scorre in un ineludibile senso di precarietà”. A confermare un trend sempre più pesante sono anche le iscrizioni alla Cassa Edile: una emorragia che è proseguita anche nel 2010 e che si sta aggravando nel 2011 con particolare contrazione nel numero delle ore lavorate rispetto al 2008, anno di inizio della crisi. “Le nostre imprese – analizza Ciotti – sono stanche di subire la concorrenza sleale dei lavoratori irregolari “espulsi” dalle aziende e di essere estromessi dalle gare di appalto che premiano, come sempre più spesso sta accadendo, ditte arrivate da altre regioni, e da altre province. L'esperienza ci dice – continua Ciotti – che le aziende senza legami con il territorio non sempre risultano in grado di garantire la corretta esecuzione delle opere, il pieno rispetto dei tempi concordati per la consegna dei lavori, la tempestiva e diligente esecuzione delle manutenzioni e riparazioni. Assegnare gare a livello locale, crea un sistema virtuoso che genera vantaggi per tutti: appaltanti e appaltatori”. Cna non ha però indicazioni che “queste procedure – la denuncia arriva dalle imprese del settore – non siano applicate in modo costante e uniforme dalle varie amministrazioni. Troppo spesso vengono indette gare ad evidenza pubblica dove, inevitabilmente, imprese provenienti da ogni parte d'Italia, competono per aggiudicarsi appalti di poche decine di migliaia di euro. Francamente non comprendiamo la resistenza di molti enti ad applicare procedure, comunque previste dal codice degli appalti, che consentirebbero loro di invitare solo poche imprese del territorio risparmiando tempo e contribuendo al rilancio dell'economia locale. E' una soluzione che più volte abbiamo sollecitato senza risultato”. La principale associazione degli artigiani chiede risposte e di “capire come si possono assegnare delle gare al massimo ribasso del 38 e 40% addirittura 47%. Sicuramente – prosegue Ciotti – i Comuni risparmiano ma se leggiamo i prezzi dei capitolati anche un non esperto in materia si renderebbe conto dell'impossibilità di eseguire quei lavori o perlomeno di eseguirli con i criteri richiesti”. Secondo Cna sono a rischio la qualità dei lavori e l’occupazione: “assegnando i lavori a ditte estranee al territorio (che stranamente sono le uniche a poter fare quei ribassi) si contribuisce a creare disoccupazione, mentre le nostre imprese edili cercano di tutelare il patrimonio umano. Di fronte ad una accentuata contrazione della produzione, ad utili ridotti al minimo o inesistenti, diverse realtà aziendali lavorano solo per il mantenimento delle strutture. Se si ritiene che le imprese locali siano parte integrante del nostro territorio, che siano in grado di generare ricchezza e coesione locale occorre approfondire queste offerte ribassate. Come è possibile che nell'era della globalizzazione, possa sussistere una diversità così grande nei prezzi d'acquisto dei soliti materiali? Chi non si pone questo interrogativo, evidentemente non ha a cuore il benessere del territorio e quindi Cna si attiverà nelle sedi opportune per approfondire queste anomalie del mercato, perché il rischio di infiltrazione mafiose e il riciclo di denaro è più che un'ipotesi”. L’analisi di Cna va oltre: “la nostra associazione – spiega ancora Ciotti – sta sostenendo da mesi la necessità di favorire l'utilizzo delle gare sottosoglia trasparenti per dare ossigeno, in questa fase, alle imprese del territorio e abbiamo chiesto a gran voce di sostituire la modalità del massimo ribasso con l'offerta economicamente più vantaggiosa, ma nessuna risposta è pervenuta in tal senso e il nostro malumore oramai è giunto al limite. Dietro le nostre imprese ci sono le famiglie, le persone e vorrei ricordarlo anche degli elettori”. Imprese che sono esasperate e imprenditori costretti a mandare in cassa integrazione gli operai, se non a licenziare dirottando nel sommerso centinaia di lavoratori. Dall'altra parte privati ed enti locali in perenne ritardo sui pagamenti – ci vogliono da 180 a 300 giorni, ed in alcuni casi, anche più di un anno, per riscuotere i crediti – e il terrore di non sopravvivere ad un altro anno di stenti. “Non abbiamo mai chiesto risorse, ne aiuti – vogliamo solo che vengano applicate quelle misure e strumenti che a livello locale possono dare risposte significative al territorio e alle sue imprese. Trovo sia assurdo, in un momento come quello che stiamo vivendo continuare su questa direzione. C'è bisogno – conclude Ciotti – di invertire la rotta e tornare a guardare al territorio, altrimenti entro la fine dell’anno verranno persi altri 700 posti di lavoro nella nostra provincia, cosa che credo non faccia piacere neppure ai Sindacati”.