Quadruplicati i casi di imprese che non riescono a riscuote i crediti. Eppure hanno lavorato e garantito servizi, forniture e prestazioni. Il 50% non li riscuoterà mai nonostante le azioni legali, gli sforzi e le arrabbiature. Una piccola parte sarà destinata addirittura a chiudere. È  il volto più nascosto della crisi, quello difficile da confessare per ogni imprenditore che con dignità ogni giorno si alza per mandare avanti la sua piccola azienda. La priorità sono la famiglia e i dipendenti. E’ il volto del Signor Rossi, di professione fa l’elettricista che vanta “piccoli crediti da tanti clienti che sono diventati troppi”, ma intanto il tempo passa e si accumulano, come nel caso del Signor Verdi, lui fa l’autotrasportatore e sta aspettando da 3 anni “80mila euro di trasporti mai pagati, e che forse mai lo saranno. Una delle aziende-committenti ha subito la guerra della Libia. Mi sono affidato ad un legale, ma il risultato è stato lo stesso”. La provincia apuana anche in questo segna il passo, purtroppo in negativo. Il trend è quello di una comune provincia del Sud: i crediti insoluti sono quadruplicati negli ultimi 3 anni e il fenomeno, stando agli indicatori, è in continua espansione. Le più a soffrire le imprese di costruzioni e di impiantistica, i trasporti e l’escavazione. Il quadro è stato fornito durante la giornata formativa dal titolo “Recuperiamo i crediti…” promossa da Cna Massa Carrara (info su www.cna-ms.it) e dallo Studio Luzzi. “Le piccole imprese, in particolare gli artigiani sono strozzate: se non incassano non possono pagare i fornitori, i mutui – ha spiegato Mario Melusi dello Studio Luzzi durante uno dei tanti interventi – è una catena. Tutto è strettamente collegato, e così il sistema collassa. Un dato che fa spavento è l’esplosione del trend dei pregiudiziali gravi come ipoteche legali e pignoramenti: da 86 mila a 375 mila dal 2007 al 2010. Un dato che può essere traslato a livello locale”. Nella platea di imprenditori c’è il Signor Bianchi: sapeva della poco affidabilità del suo committente, ma ha rischiato perché “al momento il lavoro era poco. I solleciti verbali, le telefonate non sono servite a nulla. Il giudice mi ha riconosciuto la titolarità del credito. ma alla fine la ditta non mi ha pagato, perché non aveva nulla. E’ assurdo”. Storie che si ripetono, e che accomunano ormai, ogni tipologia di impresa. “Vendere, vendere e vendere – hanno spiegato i relatori – non significa incassare. Il problema delle piccole imprese è che non si tutelano e si fidano. Al contrario le grandi aziende effettuano screening aziendali per verificare la solidità: oggi più che mai è fondamentale prevenire. Evitare che si verifichi l’insoluto”. Ed è partita proprio da qui la necessità di “informare le imprese – analizza Paolo Ciotti, Direttore Cna Massa Carrara – che ci sono strumenti, in questo caso, consulenti che sono in grado di guidare le imprese verso un percorso stra-giudiziale, una sorta di conciliazione per avere quanto spetta sostenendo costi decisamente inferiori. Il ricorso alla via legale, come più occasioni hanno avuto modo di dimostrare, non sempre funziona ed è efficace. Purtroppo è subentrata anche brutta abitudine di non pagare: la crisi è un pretesto per rimandare e rimandare. Intanto le imprese collassano, e con loro il nostro sistema”.