Nel corso della presentazione del rapporto IRPET/Unioncamere, che si è tenuta martedì 5 giugno presso il Palazzo dei Congressi di Firenze, il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha rilasciato le seguenti dichiarazioni “abbiamo una forza enorme nei distretti e nelle piccole imprese che continueremo a sostenere, ma le loro dimensioni sono inadeguate per ricerca, innovazione e internazionalizzazione” “l’export è positivo e dietro ci sono in Toscana 500 imprese-locomotiva … in grado di innovare e trainare una rete di piccole e medie imprese” … “non possiamo permetterci di spalmare quel poco di fondi che abbiamo ma al contrario concentrare le risorse su quel pezzo di industria che esporta”.
Queste affermazioni, frutto di una cultura fordista che è fuori moda da almeno un quarantennio, sono state tradotte in atti dalla Regione Toscana nel corso dell’attuale mandato amministrativo, che ha concentrato la gran parte delle risorse destinate all’innovazione e all’internazionalizzazione sulle poche grandi imprese presenti in Toscana con risultati che, francamente, ci appaiono assai modesti, visto e considerato che questa Regione ha risultati congiunturali peggiori rispetto alla media nazionale ed in particolare rispetto alle Regioni più sviluppate del Paese.
Le piccole imprese in Toscana rappresentano il 94,5% delle aziende attive, occupano il 78% degli addetti e sviluppano il 65% del PIL regionale, in buona sostanza le piccole imprese rappresentano la ricchezza ed il pilastro su cui si poggia il nostro territorio, partecipando in maniera determinante all’export regionale ed ai processi di innovazione tecnologica ed organizzativa.
Ricordiamo al Presidente Rossi che tante piccole imprese collaborano con le università toscane e di altre regioni e esportano in tutti i mercati del mondo, con una differenza sostanziale rispetto a quelle grandi: le piccole imprese investono in innovazione, ricerca e internazionalizzazione facendo ricorso alle proprie risorse e, magari, indebitandosi pesantemente, le grandi possono, invece, ricevere generosi contributi pubblici!
Sembra un paradosso, ma è la realtà di un Paese incapace di valorizzare le proprie risorse migliori!
Ricordiamo al Presidente che il modello toscano è cresciuto sulla qualità, su un sistema di piccole imprese diffuse e legate alle tradizioni manifatturiere e culturali di questa Regione.
Questa realtà può non piacere, ma è questa e da questa occorre partire per accrescere la competitività e la ricchezza della Toscana. Ci piace ricordare che “il futuro ha radici antiche” e che un sistema produttivo non si inventa con un decreto, ma si fa crescere e germogliare dalle radici che già ci sono.
Ci sembra, infatti, sbagliato e improduttivo investire le modeste risorse pubbliche della Regione Toscana solo su poche grandi imprese (spesso di proprietà di multinazionali con sede all’estero), considerato che i grandi gruppi non si stabiliscono in Toscana per le modeste risorse che può mettere a loro disposizione il POR della Regione, i loro consistenti investimenti non sono certo generati dai contributi pubblici regionali, quanto da scelte guidate da ben altre logiche e con ben altri budget rispetto alle modeste risorse devolute dalla Regione.
Abbiamo la netta sensazione che si scelga di sostenere soggetti che farebbero comunque i loro investimenti in Toscana, senza produrre alcun risultato aggiuntivo nella nostra Regione.
Pensiamo che sarebbe più produttivo intervenire su quelle imprese, piccole e medie, che intendono investire per crescere e per superare i tanti limiti del nostro sistema produttivo che, correttamente, sono stati individuati nel rapporto Unioncamere/Irpet.
Proponiamo di sostenere, anche in maniera rigidamente selettiva, i progetti delle piccole imprese che intendono adottare percorsi di innovazione o promuovere azioni di sviluppo commerciale sui mercati internazionali.
In estrema sintesi chiediamo di sostenere i progetti di crescita delle piccole imprese con alto potenziale, in maniera tale che possano diventare le medie imprese di domani.
Del resto gli osservatori internazionali ci dicono che uno dei principali limiti del sistema produttivo italiano è rappresentato dal fatto che le imprese leader sono sempre le stesse, che il sistema economico è ingessato, che non c’è spazio per imprenditori coraggiosi che vogliono crescere; ebbene le dichiarazioni del Presidente Rossi vanno proprio nella direzione contraria: sosteniamo i grandi, che già hanno le risorse e le strutture per competere sui mercati internazionali, gli altri si arrangino oppure aspettino le commesse dei grandi fino a quando non decideranno di delocalizzare!
Siamo convinti che il Presidente Rossi su questo argomento si sbagli e lo invitiamo ad aprire un confronto costruttivo con le organizzazioni imprenditoriali per progettare insieme un modello di politica economica per lo sviluppo della Toscana.
Saverio Paolieri Direttore CNA Toscana