Gare di appalto pubbliche affidate con un massimo ribasso del 40-50%. L’ultimo caso, rilevato da Cna Massa Carrara        (info su www.cna-ms.it), riguarda un appalto della Regione Toscana aggiudicato dall’impresa vincitrice con 590 mila euro. La base di gara era 1 milione di euro. “Una iattura – secondo Cna Massa Carrara – che compromette il mercato e favorisce il lavoro nero”. E’ una presa di posizione dura quella degli impiantisti Cna che evidenzia un “quadro economico mostruoso” per prendere in prestito una delle parole più utilizzate nell’ultimo incontro della Presidenza, e “una situazione economica terribile per le piccole imprese”.Ad aggravare una già precarissima quotidianità, che riguarda tutto il comparto costruzioni che più volte aveva manifestato timori, preoccupazioni e malumori, il circolo vizioso delle gare di appalto al massimo ribasso nel pubblico – si aggiudica l’appalto l’impresa che offre di meno per realizzare il progetto – che sta “uccidendo, poco alla volta la dignità delle imprese”. “Impossibile – spiega Paolo Bedini, Presidente Provinciale degli Impiantisti e Vice Presidente Regionale con delega agli appalti – che una gara sia aggiudicata con un ribasso del 50%. Non ci sono economicamente i margini per sostenere i costi e per permettere alle imprese di sopravvivere. Eppure ci sono imprese che riescono ad aggiudicarsi gare con un ribasso del 50% sulla base d’asta. I punti sono due: siamo incapaci noi, o c’è qualcosa che non torna”. E a non tornare sono gli aspetti poco chiari delle gare d’appalto: “In questo modo si incentivano,si calpestano tutti gli aspetti legati alla sicurezza e alla formazione, e si cancellanodal mercato – analizza Manuela Paladini, Responsabile Edili e ImpiantistiCna Massa Carrara – le imprese serie che tentano, con sforzi immani, di sopravvivere. Sono le piccole imprese oggi a sostenere il paese. Non ci sono altre spiegazioni, e noi non ne abbiamo altre per motivare l’aggiudicazione di un appalto in rimessa”.

L’ultimo caso di massimo ribasso, rilevato da Cna, riguarda un appalto della Regione Toscana aggiudicato dall’impresa vincitrice con 590 mila euro. La base di gara era 1 milione di euro. “E’ vero che l’ente pubblico risparmia – sostiene ancora Bedini – ma è anche vero che un lavoro eseguito con la metà del costi lascia intendere una qualità inferiore nell’utilizzo magari dei materiali. Oggi, in una situazione di crisi generale, le imprese pur di lavorare fanno sconti altissimi per aggiudicarsi i lavori. I lavori però vanno eseguiti e, se il compenso non è equo, l’azienda o si trova a non essere in grado di pagare i fornitori e i dipendenti, oppure consegna opere incompiute o fatte male a danno dell’ente appaltante e della comunità. L’impresa rischia anche di fallire, perché le aziende private se non producono utili portano i libri in tribunale”.

Per Cna le imprese  hanno bisogno di lavoro; un lavoro che deve essere giustamente remunerato, e “in un momento come questo – spiega ancora Cna – la parte pubblica, e soprattutto la Regione, dovrebbe essere ancora più sensibile alle esigenze delle imprese ed a quelle del proprio  territorio, perché l’occupazione non si incentiva solo con finanziamento pubblico, ma anche attraverso una gestione consapevole del bene collettivo, evitando così emorragie ancora più gravi di quelle causate dalla dismissione delle industrie di cui i giornali quotidianamente si occupano”.

Ma le soluzioni per gli artigiani ci sono: “A nessuno giova continuare così: con il massimo ribasso le amministrazioni pubbliche pensano di ottenere effimeri risparmi che svaniscono in contenziosi, lavori eseguiti male, danni all’economia locale; il sistema imprenditoriale sano subisce un danno, perché proprio la regolarità e la correttezza delle imprese non può essere premiata se si aggiudicano gare con oltre il 40% di ribasso”. Cna da tempo sostiene che gli enti pubblici per l’aggiudicazione dei lavori dovrebbero adottare procedure che mettono veramente in libera concorrenza le imprese e diano la possibilità di riaprire un motore di sviluppo, “permettendo la creazione di nuovi posti di lavoro – spiega ancora Paladini – Esiste un’alternativa al sistema del  massimo ribasso: l’attuale normativa offre agli enti pubblici la possibilità di optare per il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa con la quale, oltre al prezzo, sono tenuti in considerazione altri elementi di valutazione come i miglioramenti progettuali, i costi di utilizzo e manutenzione e la realizzazione di opere altamente performanti nei consumi energetici che permettono nel lungo periodo un risparmio”.

L’altro grido di allarme è collegato alla crescita esponenziale al ricorso delle vie legali. “Sono triplicati – commenta Bedini–  ad oggi, anche un’impresa in salute soffre le tensioni economiche causate da maggiori difficoltà all’incasso delle fatture.  Le imprese, in questa fase storica, stanno finanziando il paese poiché l’esposizione bancaria si è triplicata nei confronti degli istituti. Siamo finanziarie o imprese?”.