Al centro del convegno “Il Patto per lo sviluppo della Toscana e il sistema delle Piccole e Medie Imprese” tutti i temi centrali per l’economia della regione: sviluppo, competenze, investimenti, infrastrutture, credito, ma anche il salario minimo legale,  il ricorso contro l’articolo 10 del decreto Crescita sull’Ecobonus e contro l’abolizione della lettera R, prevista sempre dal decreto Crescita.

Il Patto per lo sviluppo della Toscana e il sistema delle Piccole e Medie Imprese sono stati al centro del convegno che CNA Toscana ha organizzato mercoledì 17 luglio a Firenze, nell’Auditorium Sant’Apollonia gremito per l’occasione da una folla di imprenditori. Il Patto per lo sviluppo della Toscana, siglato venerdì 12 giugno dalla Regione con le associazioni di categoria e i sindacati, a cui CNA Toscana ha collaborato attivamente, presenta infatti aspetti di grande interesse per l’artigianato e le PMI toscane.

Il convegno, introdotto dal direttore generale della CNA Toscana Nicola Tosi, è stato aperto dal  presidente della CNA Toscana Andrea Di Benedetto che ha parlato del “ Patto per lo sviluppo: la visione di CNA Toscana e le strategie per la crescita delle PMI del territorio”; è seguito l’intervento del  vice presidente nazionale CNA con delega al credito Fabio Petri “Patto per lo sviluppo: gli interventi per favorire l’accesso al credito per le PMI”, mentre il direttore IRPET Stefano Casini Benvenuti ha illustrato “L’andamento dell’economia toscana e i trend di sviluppo delle imprese”.

E’ quindi iniziato un confronto fra Andrea Di Benedetto Presidente CNA Toscana, Enrico Rossi Presidente Regione Toscana, Sergio Silvestrini Segretario Generale CNA Nazionale, moderato da Romano Benini, giornalista RAI-TV e docente di Politiche del Lavoro.

“Abbiamo firmato con convinzione il Patto per lo sviluppo proposto dal Presidente della Regione Enrico Rossi – ha esordito Andrea Di Benedetto – sia per il metodo, per il forte coinvolgimento che ha consentito di elaborare collettivamente questo patto, sia per il merito: sviluppo, competenze, investimenti, infrastrutture, credito. Per quanto riguarda le infrastrutture, occorre dare una forte accelerazione per sbloccare i cantieri delle grandi opere toscane, finanziate ma non ancora cantierate, ma soprattutto lavorare a un piano di manutenzione e riqualificazione dell’esistente. E’ importante all’interno del patto l’impegno per favorire l’accesso al credito per le piccole imprese che in base ai parametri europei rischiano di avere sempre meno liquidità”.

“Per quanto concerne le risorse a favore delle imprese – ha aggiunto il presidente della CNA Toscana – pensiamo ad interventi mirati a far crescere la dotazione tecnologica, cognitiva e dimensionale delle piccole imprese: se riuscissimo a soddisfare questi bisogni, sapremmo sicuramente colmare  la forbice che ci separa in maniera considerevole rispetto alle regioni più sviluppate del Paese e d’Europa. Non ultimo l’impegno importante sulle competenze sia per migliorare le capacità imprenditoriali che per affrontare la carenza di alcune professionalità in tanti settori in crescita. In particolare sulla penetrazione del digitale nei settori tradizionali, la Toscana sta scontando un ritardo che va colmato con urgenza per recuperare competitività sui mercati”.

Fabio Petri ha detto che “La forte riduzione di credito alle imprese, in particolare alle piccole, sta mettendo in seria difficoltà tutto il sistema economico nazionale e toscano.  Manca per molte piccole imprese la liquidità necessaria per poter far fronte anche agli impegni primari. Si calcola che dal 2011 ad oggi il volume di credito al sistema produttivo si sia ridotto di quasi un quarto e il 95% è fatto di microimprese”.  “In questo contesto di vera emergenza – ha continuato Petri – CNA chiede alla Regione Toscana di rafforzare il sistema di garanzia toscano che si è dimostrato di fatto l’unico vero strumento in grado di tenere dentro il sistema credito tante piccole e medie imprese che diversamente sarebbero già fuori. Non è un caso infatti che la diminuzione di credito alle imprese in Toscana sia inferiore alla media nazionale di oltre 4 punti percentuali. Lo si faccia anche con strumenti che diminuiscano per le imprese il costo di accesso alla garanzia dei Confidi. In questo quadro chiediamo inoltre alla Regione che si rivedano i criteri di accesso ai bandi agevolativi nella direzione di allargare i paletti sia esistenti che futuri, ma soprattutto che siano accessibili anche alle piccole e piccolissime imprese”.

Il salario minimo legale “può mettere in difficoltà la gran parte delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole”. E’ stato drastico il giudizio di Sergio Silvestrini sull’ipotesi di definire per legge il salario minimo. Silvestrini ha indicato la strada da seguire per tutelare lavoratori e imprese. “Si faccia, al limite, nei settori non coperti dalla contrattazione una norma per il salario minimo garantito – ha affermato – altrimenti si finirà per punire tutte le imprese che applicano i contratti”.

Per il segretario generale della CNA è un errore imitare “modelli anglosassoni dove non esiste una contrattazione collettiva così diffusa e sistematica” come in Italia che offre ampie tutele ai lavoratori in riferimento a retribuzioni e sicurezza sul lavoro e con crescenti elementi di welfare. Osservando il panorama dei Paesi dell’Unione europea il salario minimo per legge non esiste in Italia, Austria, Finlandia, Danimarca, Svezia. Ma questi Stati vantano una lunga tradizione di relazioni industriali e la contrattazione collettiva copre tra l’83% e il 98% dei lavoratori. I Paesi che adottano il salario minimo legale presentano, al contrario, una bassa copertura. In Germania, ultimo partner comunitario a introdurre il salario minimo per legge, la contrattazione copre appena il 56% dei lavoratori e il salario minimo rappresenta soltanto il 48% del salario mediano. Oltre al salario minimo in discussione in Parlamento, Silvestrini è tornato a criticare l’art. 10 del Decreto crescita sull’Ecobonus. Il segretario generale della CNA apprezza l’iniziativa della Regione Toscana che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro l’art. 10 che altera la concorrenza penalizzando le piccole imprese e favorendo solo i grandi gruppi.

“Molto bene, è una sfida che dobbiamo vincere – ha osservato Silvestrini – altrimenti si rischia di mettere in ginocchio decine di migliaia di piccoli imprenditori”. Il segretario generale della CNA è entrato nel merito. “Anticipare per cinque anni consecutivi denari senza avere il credito necessario per finanziare un’operazione di questo tipo è un errore madornale. Siamo assolutamente contrari – ha ribadito – e stiamo facendo tutto ciò che è necessario e possibile per cambiare questa norma. Abbiamo posto il problema anche al governo”. La CNA ha già presentato ricorsi contro l’art. 10, ha ricordato Silvestrini, all’Antitrust e alla Commissione europea per abolire una norma che avrebbe pesanti effetti su artigiani e piccole imprese.

“Sono a portare la vicinanza della Regione alle piccole e medie imprese toscane – ha affermato Enrico Rossi – Non intendiamo arrivare a fine mandato in folle, ma con i giri del motore alti, perché pensiamo che rilanciare gli investimenti sia una priorità e siamo contenti che il programma di impegni che abbiamo preso sia condiviso da tanti soggetti”.

“Il mondo delle piccole imprese artigiane è fondamentale per la Toscana –  ha aggiunto il presidente della Regione Toscana – Non è una novità, questo concetto. Il tessuto economico toscano è rappresentato in gran parte da questo mondo. E’ perciò importante che, negli ultimi tempi, la pratica concertativa sia ripresa ed anzi si sia intensificata”.

Il collegamento della Tirrenica, il porto di Livorno, quello di Piombino, lo sviluppo di Peretola, il sottoattraversamento Tav, ha detto Rossi, “sono scommesse importanti su cui la Toscana deve puntare per il suo sviluppo” fermo restando che “Livorno e Piombino, ad esempio, hanno grande potenzialità, ma occorre che esistano dei collegamenti infrastrutturali all’altezza”.

Sollecitato dalle questioni poste dai suoi interlocutori il presidente Rossi ha ricordato che la Regione ricorrerà contro l’articolo 10 del decreto Crescita e sta valutando il da farsi sull’abolizione della lettera R, prevista dal medesimo decreto Crescita.

Di fronte ai problemi del restringimento dell’accesso al credito da parte degli artigiani, il presidente ha ricordato come, dopo la firma del Patto, sia già stato aperto un tavolo specifico e tra le misure siano stati stanziati 60 milioni di fondi regionali sia per gli investimenti che per la liquidità.

“Un’immissione di liquidità importantissima”, ha precisato Rossi, “che nell’arco di un anno potrebbe attivare 250 milioni di euro”.
Per quanto riguarda il ricorso contro l’articolo 10, la Regione ritiene che questa misura discrimini le piccole e medie imprese e limiti la libertà di scelta dei consumatori. Da qui la decisione di impugnare questa parte del decreto Crescita. Per quanto riguarda il ricorso contro l’abolizione della lettera R, invece, la Regione sta valutando quali sono le possibilità di azione. La lettera R, abolita dal decreto Crescita, prevedeva la possibilità di accedere alle garanzie dei Confidi, sia mutualistici o privati, od a garanzie pubbliche previste dalle Regioni.

“Bisogna mantenere un rapporto di passaggio con i Confidi che ha garantito un accesso maggiore al fondo nazionale”, ha concluso Rossi. “Stiamo valutando per capire cosa è possibile fare, come possiamo muoverci”.