È una storia infinita quella del mancato ritiro dei pneumatici fuori uso nei piazzali dei gommisti, che per questo disservizio rischiano anche sanzioni amministrative e penali. E come le gomme consumate giacciono dai rivenditori, così l’appello delle associazioni giace nei tavoli del Ministero della Transizione Ecologica. Inascoltato.

Risale all’inizio di aprile, infatti, la richiesta congiunta da parte di Federpneus e CNA al dicastero preposto di un intervento urgente in vista del cambio gomme stagionale, ma non è ancora arrivata alcuna risposta. Cade dunque nel vuoto – almeno fino ad oggi – l’accorato appello delle due associazioni che, insieme, rappresentano quasi 2.500 rivenditori di pneumatici, esasperati dai continui e consistenti accumuli di PFU dovuti ai mancati ritiri da parte dei soggetti incaricati.

Il problema dei PFU nasce a monte, perché – come più volte segnalato dagli esperti – nel settore manca un sistema di tracciamento e controllo, che permetta di contrastare l’ingresso irregolare di pneumatici in Italia, che è stimato attorno alle 30/40 mila tonnellate all’anno. Rimane dunque fondamentale trovare delle soluzioni a questo problema per prevenire le emergenze future, ma è altrettanto fondamentale affrontare e risolvere il problema che oggi mette in difficoltà gli operatori e l’ambiente.

Le misure straordinarie di dicembre non sono state sufficienti

Questo appello non è il primo che Federpneus e CNA inviano a Roma. Nell’ottobre 2020, infatti, la segnalazione delle gravi difficoltà riscontrate dai propri associati per il mancato ritiro dei PFU aveva ottenuto un ottimo risultato, con l’emanazione della Direttiva dell’11 dicembre della Direzione generale per l’economia circolare, che disponeva un incremento del 15% degli obiettivi di raccolta per gli enti addetti alla gestione.

Questo provvedimento sembrava aver dato un forte impulso verso la soluzione del problema ed effettivamente, tra dicembre e gennaio, molte delle situazioni più critiche si sono risolte. Peccato, però, che in questi ultimi mesi – a detta di tutti gli operatori della filiera – le attività di raccolta dei PFU abbiano registrato un netto rallentamento. Da qui le numerose segnalazioni inviate dai gommisti alle loro associazioni di riferimento e la decisione di queste di tornare a bussare alle porte del dicastero, che nel frattempo da Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare si è trasformato in Ministero della transizione ecologica, sotto la guida del Ministro Roberto Cingolani, in carica dal 13 febbraio 2021.

Il settore a rischio di collasso e il Ministero resta in silenzio

L’appello è arrivato a Roma a inizio aprile, il 15 dello stesso mese si è ufficialmente aperta la stagione del cambio gomme, che rappresenta per i rivenditori un picco di lavoro molto impegnativo e che inevitabilmente produrrà ulteriori quantità di PFU, ma il neo-Ministero ancora tace e i piazzali si riempiono e continuano a riempirsi di gomme a fine vita. Federpneus e CNA sottolineano la preoccupazione in merito alla possibilità per le aziende associate di svolgere l’attività di sostituzione dei pneumatici in sicurezza.

“In assenza di interventi specifici per smaltire parte dei ritardi accumulati e per ripristinare un’attività di raccolta regolare, il prossimo cambio gomme stagionale rischia quindi di portare al collasso l’intera filiera della rivendita, con ripercussioni negative su diversi settori e comparti.” Queste sono le parole con cui le due associazioni chiedono al Ministro di intervenire nuovamente con provvedimenti, che consentano a tutte le aziende del settore di lavorare in sicurezza.