Sulla rivista online “Odontoiatria 33” è stata pubblicata mercoledì 13 novembre l’intervista al presidente CNA Sno Massimo Bacherini che riportiamo a seguito:

Come spesso capita per tutto quanto interviene sui “delicati” equilibri del settore dentale fa discutere. Così è successo con la sentenza della Corte di Cassazione con la quale sottolinea che l’odontotecnico in studio può andare a “vedere” un lavoro, ma non può fare il dentista.
Abbiamo approfittato della notizia per fare qualche domanda a Massimo Bacherini, presidente nazionale dello CNA Sno, una delle associazioni sindacali degli odontotecnici. Bacherini ci chiede di precisare che il testo dell’intervista, inviata per la verifica, è stato condiviso con gli altri presidenti delle associazioni che fanno parte del Comitato permanete delle AAOO (Antlo, Cio-Confesercenti, Confartigianato Odontotecnici e CNA/SNO)

Presidente Bacherini, la Cassazione indica che l’odontotecnico in studio può stare, magari per vedere un problema su di un dispositivo o per rilevare il colore. Una novità oppure una conferma?
La Cassazione altro non fa che richiamare quanto già previsto dal Regio Decreto n. 1334 del 28 maggio 1928, dato che nei primi due gradi di giudizio era stato mal interpretato quanto previsto da una Legge, ancorché vetusta, tuttora in vigore. Come è noto, infatti, la norma vieta all’odontotecnico di esercitare “alcuna manovra, cruenta o incruenta, nella bocca del paziente”, e null’altro, quantunque se ne dica o si voglia far credere. Anche gli odontotecnici sono cittadini di questa logora e stanca Repubblica ed hanno diritto ad un’applicazione corretta delle Leggi, tanto più che il profilo professionale vigente è già sufficientemente penalizzante.

Diventa quindi inutile chiedere nel nuovo profilo dell’odontotecnico l’indicazione che l’odontotecnico possa ottimizzare la protesi in studio alla presenza del dentista?

La storia del nostro profilo sta andando avanti da troppo tempo, come tutti sanno lo schema ha superato tutti i previsti step istituzionali ed ottenuto il via libera da parte del Consiglio Superiore di Sanità nel 2001. Se non fosse intervenuta la modifica del titolo V della Costituzione, provvedimento miope ed oggi messo in discussione dalle stesse forze politiche che all’epoca la sostennero con forza, oggi non saremo qui a parlare ancora di un riconoscimento legittimo per azioni che molti di noi sono chiamati a compiere nel quotidiano non solo nelle strutture private, forse oggi ancora più di ieri. Si fa un gran parlare di Europa, di cittadini europei, di stati Uniti di Europa, di libera circolazione di merci e persone, poi quando si tratta di uniformità dei profili professionali e soprattutto di odontotecnici, tutte le barriere si alzano. Si continua a fare dietrologia trascurando tutti i motivi per cui siamo arrivati alla situazione attuale. Questo da una parte ci fa rabbia e ci fa male, ma dall’altra ci inorgoglisce sapere che siamo temuti, e lo siamo ancora di più quando nella legalità alcuni odontotecnici aprano come imprenditori centri dentali, nel rispetto di quanto disposto in ordine alle forme di collaborazione con il medico odontoiatra ed alla responsabilità sanitaria della struttura.
Mi passi la semplificazione. Oggi con le nuove tecnologie che trasferiscono le impronte digitali dallo studio al laboratorio, la presenza in studio dell’odontotecnico è ancora una battaglia determinante?

Non sempre le nuove tecnologie risolvono i problemi e nella fattispecie si rischia di crearli, laddove gli operatori, medici e odontotecnici, non siano adeguatamente formati. In ogni caso l’invio delle impronte per via telematica possono evitare all’odontotecnico qualche spostamento, ma resta comunque tutta la fase di consegna ed ottimizzazione del lavoro, che non può essere eliminata. Certamente, l’automatizzazione delle procedure comporta una razionalizzazione dei costi, ma la realtà quotidiana è ben diversa dalla teoria rappresentata nei convegni: non basta un’impronta digitale, un click sul Cad e uno sul Cam per realizzare un dispositivo medico su misura funzionale, estetico e ben tollerato dal paziente, occorre una formazione approfondita affinché ciò che viene presentato trovi riscontro pratico nei nostri laboratori, sui nostri banchi e negli studi medici.

A frenare l’approvazione del profilo c’è il passaggio sull’ottimizzazione della protesi. Pur di ottenere l’approvazione di uno nuovo che rispecchi le competenze dell’attuale odontotecnico non sareste disposti a rinunciarvi?

Se ci si riferisce alle parole fuori dal cavo orale, oggetto della modifica apportata dal Prof. Gherlone sul profilo del 2007, non saremmo certo disposti – a conclusione di un percorso di laurea triennale – a non poter ottimizzare un dispositivo su misura da noi prodotto ed immesso in commercio, stanti le responsabilità che derivano dalla competenza esclusiva dell’odontotecnico nella fabbricazione del dispositivo stesso. Questo non significa – come qualcuno teme – legittimare l’abusivismo, anzi rappresenta l’affermazione del processo di qualità e la fornitura di dispositivi medici su misura migliori ai cittadini pazienti, a vantaggio di tutto il team di operatori della filiera.
In alcuni Paesi europei i pazienti vengono inviati presso il laboratorio, ove viene effettuata l’accoglienza, la rilevazione fotografica e la scelta del colore, in Uganda è stata istituita la laurea universitaria triennale per odontotecnici e a marzo si laureano i primi odontotecnici, la domanda è: non saremo noi il Terzo Mondo?

In questi giorni il Ministero della Salute ha attivato i tavoli per definire le problematiche riguardanti le professioni sanitarie. Sembra si parli di Aso ma non di odontotecnici. E’ così? A che punto siete con le vostre proposte sul profilo?

Ci auguriamo che gli Assistenti di Studio Odontoiatrico non debbano penare come noi per 80 anni per vedersi riconoscere una figura professionale, spendibile anche sul piano sindacale e contrattuale! Crediamo comunque che avranno meno problemi di noi, anche perché loro non hanno alle spalle la nostra storia, che nasce ancora prima dell’odontoiatria intesa come facoltà universitaria, quando le cure dentistiche erano affidate dapprima ai medici di famiglia e poi ai laureati genericamente in medicina e chirurgia. Dai tempi in cui non era raro che un ginecologo, un dermatologo, uno psichiatra esercitasse come dentista, si è passati alla specializzazione di tre anni post laurea fino ad arrivare agli attuali laureati in odontoiatria. Tornando al nostro profilo, il Ministero della Salute, già nelle due precedenti legislature con i Ministri Fazio e Balduzzi, ha attivato tavoli di concertazione con le nostre Organizzazioni, che sono anche state audite dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Siamo attualmente in attesa di riscontro da parte dei Ministri della Salute, dello Sviluppo Economico e degli Affari Regionali, sollecitati con un deciso intervento di Rete Imprese Italia (soggetto di rappresentanza unitaria delle cinque Organizzazioni CNA, Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) ad attivarsi, attraverso un confronto con la Categoria, per individuare una soluzione definitiva a questo annoso problema.