Rapporto con le griffe, sostenibilità economica delle imprese della filiera della subfornitura, processo di digitalizzazione, promozione del patrimonio di competenze per la crescita di nuove maestranze, formazione professionale, sostenibilità ambientale e problemi relativi allo smaltimento dei rifiuti di produzione: su tutti questi temi è stato fatto il punto nel corso della tavola rotonda LA FILIERA TOSCANA VA DI MODA, organizzata venerdì 14 giugno al Palacongressi da CNA Federmoda Toscana. Sono intervenuti alla tavola rotonda, dopo il saluto del Direttore generale Pitti Immagine Agostino Poletto: Andrea Di Benedetto presidente CNA Toscana; Bruno Tommassini e Marco Landi, presidenti CNA Federmoda Toscana e Nazionale; Mario Pagani del Dipartimento politiche industriali CNA Nazionale; Rinaldo Rinaldi e Gaetano Aiello, docenti Università di Firenze; Riccardo Sabatini responsabile Area Ambiente CNA Toscana. Ha moderato l’incontro Romano Benini, giornalista di Rai3 e docente La Sapienza Università di Roma.

“Dietro ai grandi marchi presenti in questi giorni a Pitti, lavorano aziende lontane dai riflettori, ma determinanti per la produzione e spesso anche ideazione dei tanto ambiti capi ed accessori griffati – ha spiegato il presidente CNA Federmoda Toscana, Bruno Tommassini – Per questo motivo ancor più è stato importante questo appuntamento proprio oggi”.

E’ infatti nei laboratori degli artigiani toscani che si realizzano le eccellenze del Made in Italy, ma proprio gli artigiani e le piccole imprese sono l’anello debole della filiera produttiva della moda: sono loro, le aziende conto terziste toscane, che subiscono contratti di subfornitura sotto costo, che sono costretti ad accollarsi l’aumento delle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti di lavorazione, che si vedono sottrarre le maestranze da loro formate nel tempo, sono gli imprenditori delle aziende di piccole dimensioni che non possono accedere alle nuove misure di finanziamento come ad esempio “industria 4.0”, perché si tratta di lavorazioni prevalentemente manuali, ecc.

“Il saper fare e la cultura delle imprese artigiane è un bene prezioso – ha continuato il presidente Tommassini – da salvaguardare e far crescere. Chiediamo la defiscalizzazione per le aziende che creano prodotti nuovi, lavorano per aprirsi a nuovi mercati e creano nuovo lavoro; è necessario anche sostenerle nel processo di digitalizzazione”.

“L’artigianato è il cuore della filiera della moda e non solo una sua parte da utilizzare per esternalizzare costi e rischi delle griffe – ha aggiunto il presidente CNA Toscana, Andrea Di Benedetto – Per fare questo dobbiamo aiutare le nostre imprese ad avanzare nella gerarchia delle filiere utilizzando gli strumenti digitali e cominciare a ragionare come comparto ripartendo anche dal distretto, ribaltare la logica della sfida valorizzando l’unicità delle nostre competenze che ci consentono di creare un prodotto unico”.

Fondare la reputazione dei marchi sulla qualità e fidelizzazione della loro filiera di subfornitura in termini di adeguate condizioni contrattuali e rispetto dei tempi di pagamento; collegare la competitività delle imprese artigiane non solo al fattore prezzo, ma anche alla qualità e al valore che producono; rivedere potenziandolo l’attuale modello di governance dei distretti industriali: questi altri temi al centro del dibattito della tavola rotonda.

CNA Federmoda Toscana intende rilanciare il comparto con strategie a medio e lungo termine. Questa è anche una grande sfida politica: contrapporre la società del gusto alla società dei consumi, la qualità alla quantità, la ricerca di prodotti e stili di vita «su misura» al consumo di massa. Garantire la sostenibilità economica di questo settore significa infatti garantire la democrazia, la pluralità e la ricchezza culturale e combattere contraffazione e disinformazione.