“Importante innovare e rispondere alle esigenze di modernizzazione, ma resta comunque necessario garantire rispetto delle regole ed equità fiscale”

Anche la CNA vuol esprimere il proprio punto di vista sulla sentenza del Tribunale di Milano che ha giudicato il servizio di Uber-Pop, gestore di una App innovativa di trasporto pubblico, lesivo della concorrenza. A parlare è Riccardo Bolelli, presidente CNA Fita Pistoia e Responsabile Regionale della Consulta del Trasporto Persone.

“La legge quadro – afferma Bolelli – che regola i servizi di trasporto pubblico non di linea risalente al 1992 ha contribuito ad evitare, per il momento, che potenti operatori economici come UBER riuscissero a bypassare tutte quelle norme alle quali le imprese sono sottoposte per poter esercitare l’attività di trasporto. Consentire a una multinazionale, che gestisce solamente un sistema on line, di occupare uno spazio importante nella mobilità urbana ed extraurbana, con mezzi privi di alcuna autorizzazione e utilizzando persone professionalmente non adeguate, è comprensibilmente inaccettabile da parte di tutte quelle imprese che invece hanno l’obbligo e la responsabilità di garantire, attraverso numerosi adempimenti (test su droga e alcool, sicurezza nei luoghi di lavoro, ecc..) standard di qualità e sicurezza ben diversi, che incidono anche da un punto di vista economico sui bilanci delle imprese. Senza poi tralasciare la sfera fiscale che le nuove piattaforme solitamente preferiscono gestire non certo in Italia dove la pressione fiscale (e lo sanno bene le solite imprese di prima) è arrivata a livelli inaccettabili!”.

“La nostra preoccupazione – continua il presidente – è che oramai certe pratiche si estendano a qualsiasi settore economico magari trasformando in corrieri improvvisati chi possiede semplicemente un furgone. Del resto, queste App hanno già creato un mare di ristoratori fai da te in barba alle leggi sull’igiene e a tutte le norme di sicurezza, consentendo a privati di improvvisarsi in un po’ di tutto. La sentenza del Tribunale di Milano ha senz’altro fatto chiarezza, sopperendo purtroppo al silenzio assordante del legislatore, che in questi mesi non ha avuto la forza di attualizzare in modo adeguato una norma che non contempla per ovvi motivi la regolamentazione di tutte quelle innovazioni ed evoluzioni del mercato che in più 20 anni sono evidentemente mutate”.

“In ultimo – conclude Bolelli – ma non per importanza, vogliamo sottolineare il fatto che ci rendiamo perfettamente conto della necessità che la legislazione vigente e il mondo dell’impresa si adeguino ai nuovi bisogni dell’utenza finale e dunque a una “domanda” di mobilità che legittimamente reclama un’offerta più innovativa e diversa rispetto al passato. Ogni cambiamento deve però necessariamente passare dall’emanazione di direttive precise che individuino le modalità di utilizzo delle tecnologie e le regole relative, secondo principi in grado di garantire un sistema di concorrenza leale tra operatori”.