Nel pieno della pandemia Coronavirus, brand e designer sono in rivolta contro i tempi e le dinamiche di un fashion system stritolato dalla frettaUna lettera-appello firmata (al momento) da oltre 40 tra marchi e insegne del retail chiede che il sistema abbassi i toni, che produca meno, torni alla stagionalità classica e eviti gli sprechi.

Il Presidente di CNA Federmoda Toscana, Bruno Tommassini, ha sottoscritto l’appello e ha dichiarato: “Sottoscrivo e rilancio l’appello pubblicato qualche giorno fa da un gruppo di stilisti e retailer che hanno preso posizione in merito al modello di business e creatività del futuro “Open Letter to the Fashion Industry” proponendo a coloro che lo hanno firmato di avvalersi per le proprie collezioni di una filiera costruita su rapporti di rinnovata collaborazione a garanzia dell’eticità e della sostenibilità economica del nostro modo di produrre. Non dimentichiamo che la qualità del lavoro è un fondamentale valore aggiunto che può fare la differenza e dare al “Made in Italy” il giusto valore proprio nel rispetto della dignità del lavoro e della sua qualità in tutti i processi della filiera. Made in Italy non significa solo realizzare le produzioni all’interno del confine nazionale, ma è dato anche, e soprattutto, da un saper fare unico e da valori etici quali la sostenibilità economica della filiera, la tutela dei diritti di chi lavora, il rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori, oltre che ai saperi e alle capacità di imprenditori e maestranze che in Toscana, purtroppo, stanno scomparendo schiacciati dalle logiche del fast fashion. Spesso utilizzo una metafora: quella delle api operaie, le maestranze artigiane, che producono il miele – il lusso del nostro Made in Italy – di cui fanno tesoro le grandi griffes. Senza la mano, il saper fare e l’intelligenza progettuale di queste maestranze e di cui la Toscana è ricca, difficilmente possono esistere le api regina!”.