Valorizzazione del made in Italy e eliminazione dei dazi: condizioni per la ripresa.

Lascia. Ha salito il gradino che l’ha portato ad essere Presidente provinciale di CNA e Presidente Nazionale degli Orafi per la stessa Associazione; per questo abbandona la guida degli orafi aretini  che giovedì sera eleggeranno il nuovo Presidente. “Difficile non avere rimpianti. Sono un orafo, lo sono sempre stato – afferma Valter Bondi – Ho legato a questo settore prima la mia attività professionale di imprenditore che ovviamente continua e poi quella di dirigente dell’associazione. Particolarmente significativa è stata per me anche l’esperienza della Consulta orafa, esempio di collaborazione tra le associazioni e di unità della categoria nel momento più difficile della sua storia”.

Bondi ricorda come gli ultimi anni siano stati particolarmente difficili: “sia dal punto di vista della normale attività economica che da quello della sicurezza. Il biennio 2010 – 2011 ha visto la nostra categoria sottoposta ad un attacco della criminalità senza precedenti. Dalle rapine ai rappresentanti e ai venditori si è passati agli assalti veri e propri alle imprese. Un pericoloso e inquietante “salto di qualità” al quale la categoria ha reagito nel migliore dei modi: non abbassando la testa, coalizzandosi, creando una nuova cultura della sicurezza e agendo d’intesa con le forze dell’ordine. Il livello di allarme è così fortemente sceso e abbiamo ottenuto finanziamenti regionali proprio per la sicurezza. Ovviamente non riteniamo questa partita chiusa e manteniamo vigile l’attenzione”.

Se il “fronte sicurezza” si sta raffreddando, buone notizie cominciano a giungere anche dal normale “fronte imprenditoriale”.

“Dalla fine del 2012 – commenta Bondi – registriamo segnali positivi di inversione della tendenza rispetto al lungo e devastante periodo di crisi che abbiamo vissuto. Il nostro comparto, attraverso la Consulta, è riuscito a darsi un’unica voce che diventa ovviamente più forte nel confronto con le istituzioni. Molte sono le priorità che abbiamo di fronte. La prima è la tutela del nostro marchio, cioè del made in Italy. Molti mercati internazionali riprendono a tirare ed è necessario tutelare, valorizzazione e promuovere le nostre produzioni. La nostra qualità è indiscussa a livello internazionale e insieme alla sua tutela, ci deve essere un impegno istituzionale sul fronte dei dazi. La materia prima e cioè l’oro costa in modo eguale in tutto il mondo ma le nostre produzioni, contrariamente a quelle di molti altri paesi, sono sottoposte a dazi che ne limitano fortemente la capacità concorrenziale. Abbiamo cominciato non dico a vedere ma perlomeno ad intuire un possibile e progressivo allentamento della crisi del settore orafo. Ma senza un’adeguata tutela del made in Italy e senza l’eliminazione o perlomeno l’attenuazione dei dazi, questa opportunità che si sta delineando non potrà essere pienamente colta”.