A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente  del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2020 “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale” la CNA ha raccolto numerosi dubbi interpretativi, alcuni dei quali sono stati sottoposti alla Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico.

Riportiamo di seguito i chiarimenti elaborati sulla base della lettura provvedimento e dell’esito del confronto con gli Uffici del Ministro:

  • Art. 1 Comma 4 – Il termine entro cui le imprese, le cui attività sono sospese per effetto del decreto, devono completate le attività necessarie alla sospensione, compresa la spedizione della merce in giacenza, termina a mezzanotte di mercoledì 25 marzo.
  • Art. 1 lett. b – La disposizione che vieta a tutte le persone fisiche di spostarsi in un comune diverso rispetto a quello in cui si trovano, può essere derogata per comprovate esigenze lavorative, oltre che per ragioni di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Al riguardo, un imprenditore o dipendente che si rechi al lavoro – in una impresa la cui attività rientra tra quelle consentite – nel caso di controllo da parte delle autorità deve dimostrare l’esigenza lavorativa.
  • Il settore delle costruzioni è escluso dal provvedimento e, quindi, le attività edili sono soggette a sospensione salvo quelle di cui al codice ATECO 43.2 (Installazione di impianti elettrici, idraulici e altri lavori di costruzioni e installazioni).
  • Le attività di cui all’allegato 2 (servizi alla persona) del DPCM 11 marzo 2020  (lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia; lavanderie industriali; tintorie; servizi di pompe funebri e attività connesse), pur non richiamate nel DPCM del 22 marzo, non sono soggette alla sospensione.
  • lavoratori/titolari di imprese che devono sospendere l’attività possono, dopo il 25 marzo, recarsi in azienda per effettuare controlli o verifiche solo motivando, in caso di controlli, lo spostamento per ragioni di assoluta urgenza.
  • Se l’impresa non ha un codice ATECO, ma svolge una attività che rientra tra quelle non soggette a sospensione ai sensi del DPCM 22 marzo, può continuare l’attività, facendo un’apposita comunicazione al Prefetto specificando il carattere essenziale rispetto alle attività ammesse.

E’ possibile scaricare a seguito il facsimile da utilizzare per le comunicazioni al Prefetto previste dal DPCM

L’elenco completo dei codici ATECO considerati attività essenziali e non soggetti a sospensione è consultabile al link http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/dpcm_20200322_allegato_1.pdf