Da un’indagine condotta dal Centro Studi CNA risulta che il caro-bollette impatta sul 95% delle 2.500 imprese intervistate, di cui il 25,7% proveniente dal settore dei servizi alla persona, che teme, quindi, un forte impatto sulla propria attività.

Basti dire che nel 2021 il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 222,4% rispetto al 2020. Ciò si è tradotto in bollette più che raddoppiate per le imprese.

Ma, a differenza di altri settori, il 56,4% delle imprese dei servizi alla persona afferma che manterrà invariati i propri listini, benché il timore di una diminuzione dei profitti appaia più diffuso (79,2%) che per altri settori, anche a fronte del fatto che i servizi alla persona rientrano tra quei settori che, più di altri, hanno subito le restrizioni sociali necessarie per contrastare la pandemia.

Il timore maggiore è quello di essere costretti a ridimensionare la propria attività per far fronte agli aumenti.

L’indagine evidenzia inoltre una serie di opzioni strategiche per rafforzare il sistema energetico nazionale. Oltre il 91% delle imprese intervistate indica la priorità di potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per l’84% è necessario ammodernare le infrastrutture di rete. Il 77,3% sottolinea l’esigenza di assicurare una effettiva concorrenza nel mercato dell’energia elettrica.

Gli interventi approvati dal Governo sono certamente utili. Tuttavia è necessario individuare rapidamente soluzioni efficaci e strutturali.

La stortura è data dal fatto che il costo dell’energia grava di più sulle micro e piccole imprese rispetto alle imprese di grandi dimensioni. La distribuzione degli oneri generali di sistema è fortemente iniqua: le imprese più piccole sopportano il 49% del gettito complessivo. Il risultato è che una piccola impresa paga l’energia 4 volte di più rispetto a un grande impresa e ciò, secondo l’Unione CNA Benessere e Sanità, è davvero inaccettabile.